Dossier

Il miglioramento genetico nelle piante coltivate

Prospettive

Il primo prodotto derivante da pianta transgenica è stato il pomodoro: il tipo Flavr Savr era caratterizzato da prolungata compattezza anche a maturazione avanzata. In questo caso il risultato derivava da una coppia di geni legati in coppia: uno inibiva l’attività di un enzima responsabile del rammollimento, l’altro conferiva resistenza ad un antibiotico. Il prodotto non ebbe successo perché poco produttivo e sensibile a malattie.

Di qui in avanti si sono succeduti e sono in atto studi e sperimentazioni che hanno come obiettivo principale le modificazioni delle proprietà agronomiche (piante transgeniche di prima generazione): tolleranza agli erbicidi, resistenza agli insetti dannosi, resistenza alle malattie virali, ai funghi, agli stress ambientali , modificazione della morfologia, aumento della produttività ecc. L'ingegneria genetica lavora sul DNA dei vegetali L’indirizzo odierno dell’ ingegneria genetica è anche rivolto alle cosiddette piante transgeniche di seconda e terza generazione, nelle quali interviene una modificazione a carico dei costituenti della pianta o con cui si mira alla produzione di composti di origine non-vegetale. Nel primo caso si tratta di ottenere piante in grado di fornire prodotti ad alto valore aggiunto, come ad esempio frutta ed ortaggi ad elevato contenuto di molecole proteiche, fibre o grassi salubri, ricorrendo a ricerche focalizzate sullo studio delle vie metaboliche (sintesi ed accumulo dell’amido, contenuto in aminoacidi delle proteine, qualità degli acidi grassi). Nel secondo caso le piante sono utilizzate come “bioreattori” per la produzione di composti quali peptidi bioattivi, vaccini, anticorpi ed enzimi per l’industria farmaceutica e specifici composti (ad esempio: poliidrossibutirrato) di interesse per la produzione di plastiche biodegradabili.

E’ inoltre prevedibile che le biotecnologie vegetali si indirizzino verso lo studio di nuovi strumenti per identificare tratti genetici nel genoma di singole specie non coltivate, con l’obiettivo di trasferirli facilmente in varietà coltivate della stessa specie o di specie affini attraverso metodi convenzionali. Da ciò potranno scaturire nuovi modi di utilizzo delle biotecnologie, per sviluppare e migliorare i prodotti agro-alimentari in termini di qualità, resa e impatto ambientale. Campo di colza

Ad oggi le piante transgeniche autorizzate alla coltivazione in Canada, negli Stati Uniti ed in Giappone sono colza, tabacco, soia, riso, cotone, patata, mais, zucca, pomodoro. La Comunità Europea ha autorizzato dal 1996 l’immissione in commercio e la coltivazione di 14 varietà transgeniche all’interno del suo territorio che riguardano il mais, la soia,la colza, la cicoria, il tabacco ed il garofano. In Italia è consentita la sola commercializzazione di queste specie. Dopo il grande exploit iniziale, a partire dalla metà degli anni '90, si riscontra andamento in controtendenza, che vede un notevole calo delle sperimentazioni di modifica della qualità di piante per ottenere i cosiddetti organismi geneticamente modificati.

Per approfondimenti: http://www.ministerosalute.it/promozione/biotecnologie/link.jsp

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