Dossier

Lune in cielo

Le lune di Nettuno: una girandola nel cielo

Il pianeta Nettuno, distante 30,06 UA dal Sole, è l'ottavo pianeta del Sistema Solare, probabilmente composto di ghiaccio e di roccia.

L'atmosfera è assai turbolenta ed i gas principali presenti sono elio ed idrogeno, con tracce di metano, che assorbe luce rossa ed emette il colore blu, caratteristico del pianeta. La superficie è sferzata da venti, che hanno una velocità più alta del Sistema Solare (raggiunge i 2000 km/h). I meccanismi che producono un clima così violento sono ancora un mistero, visto che il Sole brilla su Nettuno con un'intensità novecento volte minore che sulla Terra: probabilmente Nettuno possiede una sorgente di calore interna che irraggia un'energia doppia rispetto a quella che riceve dal Sole.

Nettuno ha, oltre ai due satelliti maggiori Tritone e Nereide, 6 corpi brulli e irregolari, tutti orbitanti all'incirca sul piano equatoriale del pianeta che, ad eccezione del solo Proteo, hanno un periodo di rivoluzione minore del periodo di rotazione del pianeta, che è di circa 16 ore. Un osservatore che si trova immobile alla sommità delle nubi di Nettuno vede, quindi, questi 5 satelliti sorgere ad ovest e tramontare ad est, nel verso contrario a quello di Nereide.

Tritone è il più bizzarro dei satelliti di Nettuno.

Nella mitologia greca è il dio del mare, figlio di Poseidone (Nettuno), solitamente raffigurato con testa e tronco umano e con coda di pesce. La sua distanza dal Sole è circa 30 volte quella della Terra.

L'orbita retrograda, vale a dire percorsa in verso opposto a quello di rotazione del pianeta, e la sua densità, una delle più alte tra i satelliti del Sistema Solare, 2,07 g / cm 3, lascia pensare che Tritone non abbia avuto la stessa origine degli altri satelliti di Nettuno.

La sonda Voyager 2 ha consentito un esame ravvicinato della superficie e di verificare l'esistenza di una tenue atmosfera d'origine endogena, composta prevalentemente da azoto con tracce di metano, che si estende per 5-10 km.

La temperatura alla superficie misura -235° C, come su Plutone: in questa condizione il metano, l'azoto e l'anidride carbonica si trovano allo stato solido.

La superficie di Tritone è una complessa serie di valli e rilievi, dovuta probabilmente ai cicli di scioglimento e risolidificazione del ghiaccio.

La struttura più interessante è rappresentata dai vulcani di ghiaccio. Il materiale eruttato è costituito forse da azoto liquido, da elementi volatili, e da composti di metano provenienti dall'interno del satellite. In una delle immagini riprese dal Voyager si può osservare uno spettacolare pennacchio alto 8 km che si estende per 140 chilometri, uno dei tanti geyser che alimentano il debole involucro atmosferico.

Si suppone la struttura interna costituita da una massa di roccia solida circondata da uno strato di magma fluido spesso 150 km, sovrastato a sua volta da una coltre di ghiaccio d'acqua e d'azoto spessa 175 km. A causa del suo moto retrogrado, le forze di marea, che interagiscono con Nettuno, tolgono energia al satellite abbassando la sua orbita: in un lontano futuro Tritone potrebbe frantumarsi, formando forse un anello oppure cadendo sulla superficie di Nettuno. Poichè l'asse di rotazione di Tritone è insolitamente inclinato, ha radicali cambiamenti di stagione.

Rispetto ai dati della missione Voyager del 1989, attualmente Tritone sembra essersi riscaldato significativamente. Gli scienziati fondano l'ipotesi del riscaldamento della superficie di Tritone sulla rilevazione, da parte del Telescopio Spaziale Hubble, di un aumento della pressione atmosferica del satellite che è perlomeno raddoppiata dal tempo dell'avvicinamento del Voyager: ad ogni aumento di temperatura del ghiaccio d'azoto, e conseguente vaporizzazione, corrisponde un aumento della pressione atmosferica, che causa un aumento globale di due gradi (da -236°C a -234°C) in nove anni. La tendenza all'aumento di temperatura su Tritone può anche derivare dai cambiamenti stagionali delle sue calotte polari. Tritone, infatti, si sta avvicinando al culmine della sua estate australe, un evento che si ripete con un periodo di qualche centinaio d'anni. Durante questa fase l'emisfero sud del satellite riceve una maggior quantità di radiazione solare diretta che riscalda la calotta polare, influenzando l'equilibrio climatico.

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