Phobos e Deimos, paura e terrore intorno a Marte.
La prima citazione dei due satelliti di Marte, Phobos e Deimos, non si trova nella letteratura scientifica, ma ne "I viaggi di Gulliver" di Jonathan Swift, nella descrizione delle conquiste scientifiche degli astronomi dell'isola volante di Laputa.
"Hanno pure scoperto due stelle minori, o satelliti, che girano intorno a Marte, dei quali il più vicino dista dal centro del pianeta principale esattamente tre volte il suo diametro, e il più lontano cinque. Il primo compie il suo giro in 10 ore, il secondo i 21 e mezzo, cosi che i quadrati dei loro tempi periodici sono quasi nella stessa proporzione con i cubi delle loro distanze dal centro di Marte, cosa che mostra chiaramente come siano governati da quella stessa legge di gravitazione che agisce sugli altri corpi celesti" Parte III, Cap. III, Viaggio a Laputa.
La notizia fu alquanto prematura, poiché i due satelliti di Marte furono scoperti solo un secolo e mezzo dopo. La scoperta di Phobos e Deimos fu compiuta nel 1877, mentre la pubblicazione de "I Viaggi di Gulliver" avvenne nel 1726.
Prima dell'esplorazione spaziale i due satelliti furono oggetto d'ipotesi fantastiche: si credeva che Phobos e Deimos fossero satelliti artificiali costruiti da abitanti di Marte.
Tuttavia sono corpi celesti avvolti nel mistero: nel 1989, l'Unione Sovietica inviò due sonde gemelle, Phobos 1 e Phobos 2, dedicate quasi esclusivamente allo studio di Phobos.
Arrivate in prossimità di Marte, le due sonde avrebbero dovuto inserirsi in un'orbita circolare equatoriale e avrebbero dovuto effettuare un volo radente da Phobos, nel corso del quale avrebbero dovuto analizzarne il suolo in un centinaio di punti diversi. In circostanze misteriose, quando le sonde arrivarono in prossimità di Marte, si persero i contatti prima con l'una e poi con l'altra.
Le misteriose lune marziane suscitano un certo interesse scientifico. Phobos, il satellite interno di Marte, è soggetto ad una forza che lo porta ad avvicinarsi sempre più alla superficie del pianeta. Il fatto curioso è che non sembra esistere legge della fisica in grado di spiegare quest'ipotetica forza. L'atmosfera di Marte, per quanto rarefatta, potrebbe esercitare su di esso una resistenza aerodinamica, influenzando il suo moto di caduta, solo se la sua densità fosse molto bassa. A giustificazione di ciò fu avanzata cosi l'idea che Phobos fosse cavo.
Fu solo con le immagini del Mariner 4 e del Mariner 9, che gli ultimi sostenitori di una progredita civiltà marziana si rassegnarono a considerare Phobos e Deimos come due grossi massi inermi spigolosi di forma irregolare, con la superficie cosparsa di crateri di diverse dimensioni. Entrambe sono molto scuri, coperti di materiale che potrebbe essere simile a quello delle conditi carbonacee dello spessore d'alcuni millimetri. I satelliti sono in questo modo poco luminosi.
Sulla superficie di Phobos spiccano tre enormi crateri da impatto: Stickney, Hall e Roche. Roche è il nome dell'astronomo che ha definito il limite minimo del raggio dell'orbita di un qualsiasi satellite, sotto al quale esso non potrebbe resistere alle azioni contrapposte e disgreganti della gravità del pianeta e della forza centrifuga. Deimos ha la superficie più liscia e presenta crateri di grandi dimensioni. I più rilevanti sono Swift e Voltaire. Entrambe sono due corpi antichissimi, forse della stessa età del Sistema Solare.
Si ritiene che i satelliti abbiano la stessa origine: o sono due grandi pezzi di un unico asteroide che si è frantumato passando vicino Marte, o sono frammenti di un satellite più grosso andato in pezzi in seguito ad una catastrofica collisione avvenuta in tempi remoti con una cometa o con un asteroide.
Phobos e Deimos ruotano attorno a Marte su due orbite, giacenti quasi sul piano equatoriale del pianeta, di forma pressappoco circolare. L'orbita di Phobos, il più grande dei due, ha un raggio di 9370 chilometri, mentre quella di Deimos ha un raggio di 23.300 chilometri. Phobos descrivere un'orbita completa in 7 ore e 39 minuti, ha in altre parole un periodo orbitale minore di quello del pianeta. Ciò comporta che per un osservatore sulla superficie di Marte, esso sorge ad ovest e dopo 5 ore e mezzo tramonta ad est: in un giorno marziano sorge e tramonta pertanto per ben due volte. Deimos ha invece un periodo orbitale di 30 ore e 21 minuti, un valore vicino a quello di rotazione di Marte, e quindi, per un osservatore sulla superficie del pianeta, si muove con estrema lentezza, restando per 64 ore sopra l'orizzonte.