Dossier

Ecologia quotidiana

Intervista ad Agostino Re Rebaudengo, presidente di Asja.biz

Accordo Ue del 9 marzo 2007 Il 9 marzo 2007 i ventisette Paesi membri dell’Unione europea hanno sottoscritto un accordo in base al quale si impegnano a raggiungere entro il 2020 «l’obiettivo vincolante del 20% del totale dei consumi di energia da fonti rinnovabili». Per conseguire tale risultato terranno conto della media di quanto fatto da tutti gli Stati, con quote differenziate a livello nazionale, ma soprattutto ratificheranno una legge (i lavori preparatori inizieranno nell’autunno 2007) che consentirà alla Commissione Ue di fare ricorso alla Corte di giustizia europea contro gli eventuali Paesi inadempienti. Per quanto riguarda l’Italia, ha commentato il primo ministro Romano Prodi, occorrerà «veramente cambiare la struttura produttiva del settore energetico», precisando che «si tratta di un impegno di grandissimo respiro: non è una cosa da poco». A due anni dall’entrata in vigore del protocollo di kyoto, infatti, non solo non siamo riusciti a ridurre o quanto meno stabilizzare le nostre emissioni di gas serra (il Protocollo ci imponeva di abbatterle, entro il 2008-2012, almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990), ma le abbiamo addirittura aumentate del 12%.

Agostino re Rebaudengo Ecco cosa ne pensa Agostino Re Rebaudengo, presidente e amministratore delegato di Asja.biz, uno dei principali gruppi italiani impegnati nella produzione di energia da fonti rinnovabili, che opera a livello internazionale dal 1995.

Dottor Re Rebaudengo, anzitutto un breve panorama sugli impianti di Asja.biz: quanti ne avete e su quali energie alternative si basano?

impianto a biogas Jesolo In 12 anni di attività abbiamo progettato e costruito 25 impianti di captazione e valorizzazione energetica del «biogas», la miscela di metano, biossido di carbonio e altri gas ottenuta per mezzo della fermentazione anaerobica di rifiuti organici. Ventidue impianti sono in Italia (ne gestiamo direttamente diciotto), mentre altri tre (uno in Libano e due in Argentina) sono frutto dei cosiddetti meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, in base ai quali i Paesi industrializzati possono compensare le proprie quote di gas serra con progetti di trasferimento delle tecnologie “verdi” nei Paesi in via di sviluppo (Clean development mechanism). Sempre nel settore biogas stiamo costruendo sei impianti in Cina. impianto eolico di Baglio Nasco Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica dal vento contiamo su un impianto in Romania e cinque in Italia, per un totale di 56 MW (altri 300 MW sono in fase di sviluppo avanzato). Nel 2006 abbiamo poi ampliato la nostra attività nel campo della produzione di energia da oli vegetali, con un piano di sviluppo pluriennale che prevede la messa in esercizio dei primi impianti nel 2008. impianto fotovoltaico Rivoli Infine progettiamo, costruiamo e gestiamo impianti fotovoltaici: ad oggi abbiamo all’attivo tre impianti per la conversione della radiazione solare in energia elettrica. Uno di questi, costruito sul tetto delle nostra sede di Rivoli, fornisce energia verde agli uffici.

Da questo quadro pare chiaro che puntate soprattutto sul biogas: perché?

Anzitutto per ragioni “storiche”: Asja opera nel campo della valorizzazione energetica del biogas a partire dal 1995, anno della sua costituzione. Le altre attività si sono sviluppate più recentemente: l’eolico nel 2002, il fotovoltaico nel 2005 e gli oli nel 2006. Presto anche questi settori acquisiranno la stessa forza del biogas. Riteniamo, comunque, che la produzione di energia da biogas di discarica sia doppiamente virtuosa, in quanto da un lato evita l’uso di fonti fossili per la produzione energetica e dall’altro evita l’immissione in atmosfera di metano, gas ad alto potenziale climalterante.

Oggi lo sfruttamento delle fonti energetiche “alternative” è efficiente?

fonti rinnovabili 2 Le fonti energetiche rinnovabili stanno vivendo una stagione di grande sviluppo a livello mondiale, con un peso sempre più rilevante nella bilancia energetica. La potenza e l’efficienza degli impianti di produzione da fonte rinnovabile è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni grazie anche agli investimenti nella ricerca, nella sperimentazione e nell’innovazione tecnologica.

Quanto investite in ricerca per il miglioramento dei vostri impianti?

Per noi è un settore di fondamentale importanza: l’attività di circa il 15% del nostro staff tecnico è dedicata alla ricerca. Collaboriamo d’altronde con primarie istituzioni scientifiche, tra cui il Politecnico di Torino e quello di Palermo, su progetti innovativi nell’ambito dell’efficienza energetica e della tecnologia relativa agli impianti di produzione di energia verde. Accogliamo anche numerosi stagisti provenienti dal Master Ridef (corso all’avanguardia sulle rinnovabili organizzato dal Kyoto Club) offrendo loro la possibilità di un’esperienza formativa concreta.

Asja.biz è stata la prima azienda italiana a realizzare all’estero progetti di riduzione dei gas serra. In base alla vostra esperienza, è più facile costruire impianti “verdi” in Italia o all’estero? Perché?

Non è possibile fare un discorso generale: in Italia l’iter burocratico e organizzativo è strutturato e sufficientemente noto, ma i costi di costruzione sono elevati; all’estero gli investimenti possono essere inferiori a parità di taglia impiantistica installata, ma spesso ci si trova a operare da “pionieri” e pertanto è necessaria un’approfondita conoscenza del territorio, della normativa e dei mercati locali per poter completare gli iter autorizzativi e ottenere i permessi alla costruzione e gestione degli impianti. In tal senso spesso si accumulano ritardi che rallentano lo sviluppo dei progetti.

Ma in Italia, in concreto, a che punto siamo?

tralicci energia elettrica Puntare sulle fonti energetiche rinnovabili è un’occasione importante per creare nuova occupazione e ridurre la dipendenza dalle importazioni di greggio, ma in Italia lo sfruttamento delle alternative non ha ancora raggiunto livelli ottimali. La Germania (che assieme alla Spagna è il Paese Ue in cui le fonti rinnovabili sono più diffuse) ha creato ad esempio un tessuto di imprese competitive che generano lavoro e sviluppo: l’export tedesco del settore è aumentato del 30% nel 2006, raggiungendo i sei miliardi di euro; secondo alcune stime, inoltre, il settore delle rinnovabili darà presto lavoro a 500 mila persone ed esporterà 80 miliardi di euro. Sono convinto che anche l’Italia possa intraprendere questa strada. Secondo il Rapporto di Legambiente del 13 febbraio 2007 abbiamo impianti eolici per una potenza installata pari a 2.175 MW, impianti idroelettrici per oltre 17.000 MW e impianti a biomasse con un potenza elettrica di circa 1.200 MW: sono dati confortanti, ma c’è ancora molto da fare. Il settore eolico, per esempio, presenta buone opportunità, perché l’Italia ha sufficiente disponibilità di vento (soprattutto al sud), ma si scontra con problemi burocratici e autorizzativi che ne rallentano lo sviluppo.

Secondo «Il Sole 24 ore» il 2006 sarà ricordato come «l’anno del boom della microgenerazione da fonti rinnovabili» (+30%). Cosa ne pensa?

microgenerazione Siamo solo all’inizio: ritengo che la microgenerazione (vale a dire la generazione da fonti rinnovabili distribuita in piccoli impianti di produzione realizzati in prossimità dei punti di utilizzo) abbia ancora molti margini di miglioramento. L’Italia sta facendo comunque passi avanti: a marzo 2007, ad esempio, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale un nuovo decreto per l’incentivazione della produzione di energia elettrica dal sole. Il provvedimento (noto come «conto energia») offre a famiglie, condomini, soggetti pubblici, imprese grandi e piccole la possibilità di diventare produttori di energia elettrica pulita e rinnovabile, sia per l’autoconsumo, sia per la cessione al sistema elettrico.

Se non sbaglio gli incentivi al fotovoltaico fanno parte del più ampio «pacchetto efficienza» presentato a febbraio 2007 dal governo italiano per incentivare le rinnovabili. È un buon piano?

Il «pacchetto efficienza» è un importante segnale di attenzione del governo nei confronti dello sviluppo sostenibile. Con i decreti attuativi della Finanziaria in materia di efficienza energetica, finalmente si sta cercando di far avvicinare il nostro Paese alle migliori esperienze europee promuovendo, attraverso incentivi economici e fiscali, un consumo energetico razionale ed eco-sostenibile. Il nuovo «conto energia» per il settore fotovoltaico, ad esempio, non solo incentiva la produzione energetica da questa fonte rinnovabile, ma anche lo sviluppo di sistemi integrati nell’edilizia.

Dal 1° luglio 2007 entra in vigore il nuovo decreto di liberalizzazione che consentirà a ogni cittadino di cambiare il proprio fornitore di energia, come già accade per le aziende e i proprietari di partita Iva. Sarà una «rivoluzione» come sostiene qualcuno?

energia eolica Il 1° luglio 2007 rappresenta un importante traguardo nel cammino della liberalizzazione del mercato energetico. La sfida per il settore delle rinnovabili sarà di raggiungere le coscienze dei cittadini sensibilizzandoli alle tematiche ambientali e all’emergenza energetica. Considerando i maggiori costi di generazione, infatti, una fornitura da fonte rinnovabile risulta leggermente più cara rispetto a una da fonte tradizionale ed è questo lo scoglio da superare. Il governo, comunque, si è già mosso in tal senso prevedendo agevolazioni sull’Iva per forniture di energia “verde”.

Come è nata l’idea di «Clean planet» e cioè della compravendita di emissioni di CO2 su piccola scala (a singoli cittadini e imprese)?

Visti i mutamenti climatici e le devastanti conseguenze dell’effetto serra, la sensibilità ambientale delle persone è in aumento. Con il sistema Clean planet abbiamo voluto creare uno strumento che permettesse a ciascuno di agire concretamente contro il surriscaldamento del pianeta, contribuendo alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia verde e a progetti di riduzione di CO2.

Che riscontri avete?

mole antonelliana La risposta sia da parte dei singoli che delle aziende è positiva, soprattutto in considerazione delle oggettive difficoltà che un progetto innovativo riscontra nella prima fase di diffusione. Comunque le garanzie di serietà e di stabilità derivanti dall’attività pluridecennale di Asja, unitamente alla trasparenza e alla verificabilità del sistema Clean planet, l’hanno già reso strumento di miglioramento ambientale adottato da prestigiose istituzioni culturali di Torino, quali il Museo nazionale del cinema, il Museo «A come ambiente» e il Cinemambiente film festival, che ne testimoniano anche la funzione comunicativa ed educativa. Al momento altre importanti aziende e istituzioni si stanno interessando all’iniziativa. Ma siamo altrettanto fieri della scelta operata da coloro che vi hanno aderito come privati cittadini: anche se non ancora numerosi, il loro gesto conforta e motiva ulteriormente la nostra volontà di intervenire in difesa del pianeta.

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