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Il mercato dell'anidride carbonica

Un apposito mercato regola lo scambio mondiale e nazionale di “quote” collegate alle emissioni di anidride carbonica

Risale all’ottobre 2003 la Direttiva 2003/87/CE che istituisce un sistema per lo scambio di "quote" di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità (EU-ETS). In pratica, i gestori degli impianti che producono emissioni dannose devono restituire ogni anno all’Autorità nazionale Competente quote di emissione CO2 in numero pari alle emissioni di CO2 effettivamente rilasciate in atmosfera. L'effetto serra e i suoi negativi effetti sul clima del pianeta hanno infatti indotto la Comunità internazionale a dotarsi di un quadro normativo che ha avuto le sue basi nella Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) e nel Protocollo di Kyoto. Il protocollo di Kyoto ha da un lato fissato degli impegni per i Paesi industrializzati, per ridurre le immissioni in atmosfera di gas ad effetto serra, e, dall’altro, fornito indicazioni per la realizzazione di progetti rivolti ad evitare tale fenomeno nei Paesi in via di sviluppo. Il protocollo stesso permette lo scambio internazionale di quote di emissioni, per consentire ai Paesi con vincoli sulle emissioni di negoziare le proprie quote (Emissions Trading). Inquinamento atmosferico

L’EU-ETS è un cosiddetto sistema di “Cap and Trade” sulle emissioni dirette. Il “cap” è il tetto che viene fissato alle emissioni totali di tutti i partecipanti, ottenuto attraverso la ripartizione e l’assegnazione di quote di emissione per un determinato ammontare in un determinato periodo di tempo. Ciascuna quota consiste nel diritto ad emettere 1 tonnellata di CO2. Se un partecipante, in pratica un’azienda che genera gas serra, supera con le proprie emissioni l’ammontare delle quote a lui assegnate, potrà o ridurre le emissioni o acquistare sul mercato le quote mancanti. Se, al contrario, un altro partecipante avrà prodotto emissioni in quantità inferiore alle quote assegnate, potrà venderle. Il prezzo delle quote, come in qualunque mercato, segue le regole basate sulla domanda e sull’offerta: ciascun partecipante dovrà valutare se gli convenga ridurre le emissioni o comprare quote.

Dal 2 aprile scorso è partita anche in Italia la “Borsa delle emissioni”, per l’acquisto e la vendita dei diritti o quote di emissione. Come per la Borsa finanziaria, le sessioni di mercato sono giornaliere e gli scambi sono in contrattazione continua. In Italia il numero degli impianti è stimato tra 1.000 e 2.000 e rappresenta circa il 12% del totale degli impianti industriali europei appartenenti ai settori di attività che sono soggette ai limiti di emissione: attività energetiche (termoelettrico, impianti di combustione con potenza superiore ai 20 MW, raffinerie), industrie di produzione e trasformazione di metalli ferrosi, industrie del cemento, della calce, del vetro, della ceramica e della carta.

L’attività delle Borse delle emissioni fa dunque da corollario agli obiettivi dell’Unione Europea, che si è impegnata, per il periodo 2008-2012, a ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra dell’ 8% rispetto a quelle del 1990. La percentuale europea di riduzione viene suddivisa fra tutti gli Stati membri, facendo riferimento al cosiddetto Burden Sharing Agreement: all’Italia è stato assegnato un obiettivo del 6,5%. Attualmente, rispetto all'obiettivo nazionale di riduzione pari a 487,1 Mt CO2 eq. esiste ancora un divario di circa 41 Mt CO2 eq. che renderà perciò necessaria l'individuazione di strategie più efficaci.