Dossier

Non solo vita su Marte: la storia delle illusioni aliene

Il dibattito sulla pluralità dei mondi

Un fantasma si aggira nella storia delle idee, da più di venti secoli.

Odissea 2001 scoperta del monolite Un fantasma ingombrante e dalla incredibile capacità di rigenerarsi e riproporsi in forme nuove. Sottile, subdolo, sfuggente, con mille ramificazioni nella Scienza, nella Filosofia, nella Religione, nell'Arte.

E' l'eterna domanda sulla solitudine dell'uomo nell'universo: esistono altri mondi? Sono abitati? Qual è la natura di queste eventuali intelligenze extraterrestri? E quali le conseguenze logiche, esistenziali e tecnologiche di una tale presenza?

Dalle avventure ironiche di Luciano alle infinità dei mondi di Lucrezio, dalle speculazioni della Scolastica sul principio di pienezza divina e sulla possibilità di una Salvazione extraterrestre alle pluraliste eresie ermetiche di Giordano Bruno, dallo scetticismo cosmico di William Whewell al nuovo panorama esoplanetario dell'era dei telescopi spaziali, le stesse questioni affascinanti si snodano come un fil rouge nel corso della storia, e la capacità di trovare risposte si tinge sempre più di scienza e tecnologia avanzate, in un vertiginoso processo di affinamento di domande, metodi di ricerca ed estrapolazioni interdisciplinari.

Dopo una interminabile serie di false partenze, il Novecento sembrerebbe aver completamente digerito la legittimità scientifica di questa avventura speculativa, o almeno averla inserita nel solco di Articolo di Cocconi e Morrison su Nature, con Fermi un dibattito accademico e rigoroso. Il celebre articolo di Giuseppe Cocconi e Philip Morrison su Nature, la coraggiosa analisi che ha aperto la strada al progetto SETI, sembrerebbe aver portato fuori dal ghetto della pseudoscienza la ricerca delle intelligenze aliene, proprio nel momento in cui il celebre Paradosso di Fermi (se esistono, perché non sono qui tra noi?) dilagava come un irresistibile Rasoio di Occam nella comunità scientifica.

Sembrerebbe, appunto. Ma come sempre, lo scenario non è così netto come lo si immagina. La "fringe science", la pseudoscienza, domina ancora incontrastata nel campo, in termini di pubblicazioni disponibili. E proprio quel Paradosso di Fermi che doveva seppellire per sempre gli sforzi e le speranze di successo dei "contattisti", è divenuto la forza motrice delle speculazioni più selvagge e incuranti dell'evidenza dei fatti. La risposta a Fermi, a giudicare dal persistere del fenomeno UFO e dall'apertura del fronte "archeologia aliena sulla Terra" inaugurato da Von Daniken, oggi più florido che mai, è nel sentire comune un chiaro: "infatti gli alieni sono tra noi, o almeno ci sono stati".

Non c'è da meravigliarsi troppo: il confine tra scienza e pseudoscienza è sempre storicamente molto ricco di allucinazioni collettive, di impatti fortissimi su cultura e società, così come di interessanti flussi mediatici che condizionano non solo l'uomo della strada ma anche gli stessi scienziati, in un bizzarro feedback di ritorno.

Inutile cercare nei manuali di Storia della Scienza (almeno in quelli di vecchia generazione): interi capitoli di storia delle idee vengono spesso cancellati con un tratto di penna come ingenuità, "errori" o "vicoli ciechi" non degni di menzione.

Ci occuperemo qui di uno di questi "vicoli ciechi", cercando di dimostrare quanto in realtà sia longevo e fecondo di implicazioni, un'idea virulenta che periodicamente riemerge da lunghi periodi di letargo a dispetto della scarsità di prove e a testimonianza di un fascino profondo ed influente.

Ci occuperemo, in breve, della misconosciuta storia della Xenoarcheologia Spaziale, la fantomatica disciplina che cerca l'evidenza di artefatti alieni sugli altri corpi del Sistema Solare.

Suggerimenti