Dossier

Il packaging degli alimenti

Evoluzioni funzionali recenti degli imballaggi

In tempi recenti, la sempre maggiore richiesta di freschezza dei prodotti e di informazione sulle condizioni dell’alimento hanno stimolato lo sviluppo del cosiddetto imballaggio funzionale, la forma più innovativa di confezionamento alimentare, nata negli anni ’90 in Giappone. Si tratta di nuovi tipi di imballo, comunemente suddivisi in attivi e in intelligenti, costituiti da materiali o contenitori di nuova concezione, in grado di esercitare funzioni supplementari rispetto a quelle tradizionali.

Linea di confezionamento per film in polietilene Con il concetto moderno di imballo, decade l’idea di confezione semplicemente intesa come mezzo per contenere un alimento. Sono infatti numerose le altre esigenze che è chiamata a soddisfare.

Deve fornire al prodotto una praticità d’uso, di cui beneficia il consumatore dal momento dell’acquisto fino al momento del consumo, compresa quindi la conservazione domestica. Deve proteggerlo dalla contaminazione chimica, biologica e microbiologica che deriva dall’ambiente durante il periodo di tempo in cui è adatto al consumo, a cominciare dal magazzino del produttore, a quello del distributore, fino all’armadio o al frigorifero casalingo. Deve ridurre la velocità con la quale avviene il peggioramento qualitativo dell’alimento, dovuto ai naturali fenomeni di deterioramento della sostanza organica, o semplicemente la normale perdita di acqua delle cellule animali e vegetali.

La confezione assume perciò il duplice ruolo di sbarramento agli agenti esterni e di mezzo per mantenere le caratteristiche del prodotto. In una simile ottica, assumono una notevole importanza determinate caratteristiche, come ad esempio la permeabilità più o meno accentuata del materiale di cui è fatta la confezione, che diventano fattori chiave della conservabilità dell’alimento.

Rivelatore di freschezza Con il packaging funzionale, viene introdotta la possibilità di un controllo “attivo” nella conservazione dell’alimento, perché si può agire direttamente sul complesso di fenomeni chimici, microbiologici, enzimatici, chimico-fisici e meccanici che si verificano durante la conservazione stessa. Riuscire a bloccare o rallentare tali meccanismi significa allungare la vita di un alimento. La conseguenza più evidente è che il prodotto beneficia di una maggiore qualità intesa come insieme dei requisiti igienici, sensoriali e d’uso.

Resta comunque inteso che l’alimento sottoposto al confezionamento funzionale deve comunque già in partenza possedere caratteristiche qualitative elevate, soprattutto per quanto riguarda l’igiene: anche le tecnologie più sofisticate costituiscono infatti un supporto ad altri interventi (di risanamento, di corrette prassi igieniche di produzione, di refrigerazione) che permettono di preservare e mantenere più a lungo la qualità degli alimenti.

Con l’evolversi degli stili di consumo, è infine da ricordare che i contenitori degli alimenti, pur mantenendo la loro funzione primaria di contenimento, conservazione e protezione del contenuto, hanno parallelamente assunto una funzione di marketing: non solo semplice involucro, ma strumento strategico in mano all’azienda di produzione per stimolare l’acquisto da parte del consumatore. La scelta al supermercato

E visto che il consumatore, e quindi il mercato, diventa sempre più esigente in termini di sicurezza alimentare e di sostenibilità ambientale, la ricerca è al lavoro per trovare soluzioni innovative sui due fronti. Ne è un esempio lo studio “Nuovi materiali e film polimerici nanostrutturati a ridotto impatto ambientale, con proprieta' di risposta verso agenti chimici e fisici, per il packaging flessibile NANOPACK” che il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa sta svolgendo in collaborazione con numerose Unità di Ricerca tra cui l’ Istituto Superiore Mario Boella di Torino (ISMB). A livello europeo è invece in fase di attuazione Sustainpack, un progetto finanziato dalla Comunità Europea per lo sviluppo del packaging lignocellulosico, che impegna 35 partner tra centri di ricerca, università ed aziende.

Per approfondimenti

http://www.distam.unimi.it/~packlab/index.htm

Tecnologia Nanopack http://www.dcci.unipi.it/~bea/firb2003.html

Imballaggio sostenibile

http://www.sustainpack.com/index.php

Suggerimenti