Dossier

Alla ricerca di vita extraterrestre: il Programma SETI

Fino a che distanza l’ attuale tecnologia permette di indagare e che segnale si cerca?

Chiaramente la tecnologia attuale non permette una ricerca estesa a tutta la Via Lattea (100.000 anni luce di diametro) e tanto meno a tutto l’Universo. Enormi problemi e limitazioni tecnologiche rendono al momento possibile un’indagine in uno spazio molto limitato. Un’ipotetica civiltà extraterrestre ad appena 100 anni luce che decidesse di inviare un segnale radio in tutte le direzioni per fare notare la propria presenza, dovrebbe impiegareRadiotelescopio di Arecibo (Puerto Rico) trasmettitori con potenze di circa 66.000.000.000 watt (66 GW) per rendere possibile la ricezione sul nostro pianeta con una antenna di 300 mt di diametro (tipo radiotelescopio di Arecibo) collegata ad un sensibilissimo ricevitore / analizzatore di spettro. Se la stessa civiltà fosse a conoscenza della nostra presenza, cosa estremamente improbabile, basterebbe puntare un'antenna parabolica di 300 m di diametro verso la Terra ed inviare un segnale di appena 3.300 watt per essere rivelato nelle stesse condizioni del caso precedente. A livello internazionale si parla già di radiotelescopi della prossima generazione, equipaggiati con superfici collettrici di circa 1 km quadrato, denominati SKA (Square Kilometer Array), per cui i limiti sopra riportati potrebbero essere completamente stravolti entro i prossimi dieci anni.

A questo punto viene spontanea una domanda: ma che tipo di segnale o di informazione si intende cercare? Dopo varie considerazioni, legate prevalentemente ad aspetti tecnologici, si è deciso di cercare un segnale di tipo monocromatico in un primo tempo e pulsato successivamente. Un segnale monocromatico presenta una concentrazione di energia su una sola frequenza, mentre quello ad impulsi presenta una concentrazione di energia nel tempo. Programma SETI: segnale omnidirezionale Momentaneamente il SETI (ed in particolare il SETI-Italia) ricerca un segnale radio monocromatico cioè quella che in gergo si chiama "portante radio". È molto efficiente per chi lo trasmette (tutta la potenza disponibile si concentra sulla sola portante radio) ed è facilmente riconoscibile da parte di chi lo riceve. Non esistendo segnali monocromatici in natura, è semplice da distinguere dai segnali a larga banda di origine naturale che quotidianamente vengono ricevuti ed elaborati dai radiotelescopi. Un eventuale segnale alieno modulato (portante + informazione) tipo quelli che siamo abituati a ricevere dai trasmettitori “terrestri”, non sarebbe di grande utilità per l’estrema complessità del processo di estrazione dell’informazione contenuta. Si pensi ad esempio alle difficoltà a cui andremmo incontro nel tentare di estrarre informazioni da una trasmissione di “radio Pechino” non conoscendo il cinese. Immaginiamoci quali potrebbero essere i problemi che dovremmo affrontare nel processo di decodifica di un messaggio alieno di cui non si conosce nè il tipo di modulazione nè tanto meno il relativo codice informativo! Allo stato attuale il SETI si propone di ricercare una portante radio affetta da shift doppler introdotto dalla componente radiale del movimento relativo dei pianeti (terra / pianeta X). Questa particolarità ci farebbe capire che il segnale monocromatico ricevuto arriva dallo spazio, inviato, intenzionalmente o no, da un’ eventuale civiltà extraterrestre in possesso di una opportuna tecnologia “radio”.

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