Dossier

Il rinnovamento delle Scienze Mediche nell’Università di Torino dalla metà del Settecento ai primi decenni del Novecento

I Collegi di Medicina e di Chirurgia a Torino nel Settecento

Nel secolo XVIII la lungimiranza di Vittorio Amedeo II portò a un completo riordino dell’Università. Le Costituzioni per l’Università di Torino, emanate dal Re(in italiano e francese) nel 1729, furono la base di un rinnovamento non solo strutturale. Vennero istituiti due collegi separati, quello di Medicina e quello di Chirurgia.

L’insegnamento della Medicina avveniva quindi attraverso due corpi docenti e due lauree diverse. Vennero stabilite per ciascuna le discipline da insegnare e fissati gli stipendi dei professori (1000 ducati all’anno per quelli delle materie più importanti e 800 ducati per quelli delle discipline considerate minori). Si nominarono anche nuovi professori: per la Chirurgia il parigino Pierre Simon Rouhault, per la Medicina il torinese Luigi Fantoni, che si distinse, tra l’altro, per le sue ricerche sulla febbre miliare. Rouhault rimase a Torino solo fino al 1732, lasciando il posto a personaggi di media levatura, come il Lotteri e il Reineri.

Bertrandi Ambrogio - opere A questi succedette Ambrogio Bertrandi, che può essere considerato come il grande innovatore della Chirurgia torinese. Bertrandi era nato a Torino il 18 ottobre 1723 ed assunse la cattedra nel 1749, a soli 26 anni. Si era formato alla scuola del Glingher, che gli aveva consigliato di passare all’estero, a Parigi e a Londra, alcuni anni, fruendo di una borsa di studio concessa dal Re. Bertrandi passò in queste sedi tre anni e apprese tecniche nuove. Può essere considerato il padre della Chirurgia torinese, le sue opere furono raccolte e pubblicata dagli allievi Giovanni Battista Penchienati e Giovanni Brugnone; questo libro, in sette volumi, rappresentò per molti anni il vademecum dei chirurghi torinesi. Disgraziatamente il Bertrandi morì ancora giovane, nel 1765, a soli 42 anni.

Il funzionamento dell’Università, nel frattempo, non doveva essere dei migliori, se Carlo Emanuele III ritenne di emanare, nel 1772, un nuovo testo delle Costituzioni. Per quanto riguarda l’insegnamento della Medicina, la durata del corso di Chirurgia venne portata a cinque anni, come quella del corso di Medicina.

Nel campo medico, a parte Carlo Allioni, professore di Botanica, ma medico illustre, e Gian Francesco Cigna, che fu, con Saluzzo e Lagrange, il fondatore dell’Accademia delle Scienze di Torino, non ci furono a Torino nomi di grande rilievo.

Sul piano dottrinale e pratico, gli insegnamenti medici si basavano soprattutto sui principi di Ippocrate, tramandati attraverso Celso e Galeno, e poi attraverso gli arabi Avicenna e Mosé Maimonide (ebreo, ma di cultura araba). A parte la dottrina ippocratica degli umori, l’insegnamento più rilevante era quello che puntava, nella terapia, sulla “vis medicatrix naturae”. Il medico doveva assecondare la natura, giungendo alla diagnosi sulla base dei sintomi, aiutandola con pratiche igieniche e con medicamenti provenienti dalle erbe. Fu questo il motivo per cui la Botanica veniva considerata uno degli insegnamenti fondamentali in Medicina.

Microscopio di van Leeuvenhoek L’Illuminismo portò però al tentativo di superare le vecchie concezioni ippocratiche. L’opera fondamentale di Giovanni Battista Morgagni De causis et sedibus morborum per anatomen investigatis fu parte non indifferente del progresso scientifico. Altra grande causa di progresso fu la scoperta del microscopio ad opera di van Leeuwenhoek, olandese, che per primo osservò i batteri e gli spermatozoi.

Maturavano intanto nuovi gravi eventi politici. La Rivoluzione francese turbò gli animi in tutti i settori. A Torino, per di più, ci fu dapprima la guerra terminata con la pace di Cherasco, e subito dopo l’occupazione francese e l’annessione del Piemonte alla Francia. Idee nuove, maturate all’estero, giunsero così all’attenzione del mondo medico torinese. In Germania, una nuova concezione della Medicina era stata proposta da G. Stahl, secondo il quale dalle modulazioni di un inafferrabile flusso vitale [vitalismo] sarebbero dipesi i vari avvenimenti propri della vita, ed anche le malattie, interpretate in rapporto con una esagerazione ed un affievolimento del flusso stesso. L’opera di Stahl passò relativamente poco osservata, finché la sua dottrina venne riproposta, con poche varianti, dallo scozzese J. Brown. In Italia, il vitalismo divenne istituzione soprattutto al tempo di Napoleone, grazie al medico parmense Giovanni Rasori.

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