Una storia da niente
La questione dello spazio vuoto fu oggetto di congetture già da parte dei filosofi greci.
Democrito, nel V secolo a.C., fu il primo a ritenere che la materia fosse costituita da atomi, elementi indivisibili che si muovono nel vuoto. Centocinquant’anni dopo Epicuro sosteneva che, senza il vuoto, “i corpi non avrebbero dove stare e muoversi, eppure vediamo che si muovono”, mentre Aristotele era di parere opposto: “natura abhorret a vacuo” (la natura ha orrore del vuoto). Secondo lui l’assenza di materia non avrebbe invece permesso il movimento, per cui la natura avrebbe impedito che questa condizione si realizzasse. La teoria aristotelica del
Il primo a mostrare che il vuoto si poteva creare fu Evangelista Torricelli, nel 1644. Egli riempì di mercurio un tubo chiuso ad una estremità e lo rivoltò con l’estremità aperta in una vaschetta piena dello stesso metallo. La colonna di mercurio si abbassò rimanendo però più in alto del livello del metallo nel contenitore. Misurando l’altezza della colonna, Torricelli inventò il barometro, ossia un modo per misurare la pressione atmosferica, mentre lo spazio che era rimasto alla cima del tubo, privo di materia visibile, fu da lui interpretato come una regione di vuoto.
Negli anni successivi gli esperimenti in questo senso furono numerosi, a partire dalle conferme alle ipotesi di Torricelli da parte di Blaise Pascal ai celebri “emisferi di Magdeburgo” di Otto von Guericke. In quest’ultima spettacolare esperienza realizzata nel 1657, il borgomastro di Magdeburgo, studioso di scienza, aspirò l’aria da due semisfere con una pompa di sua invenzione. I due emisferi rimasero incollati l’uno all’altro con una forza tale che neanche quattro coppie di cavalli che tiravano da ogni parte riuscirono a staccarli. La forza che li teneva uniti in realtà non stava nel risucchio del vuoto come pensavano gli aristotelici, ma nella pressione dell’aria che spingeva solo sulla superficie esterna della sfera e non anche su quella interna. Altri esperimenti dell’epoca furono meno spettacolari ma forse più ricchi di nuove informazioni. Ad esempio, portarono alla scoperta che nel vuoto si trasmette la luce ma non il suono.
Le applicazioni pratiche di questi vari esperimenti si svilupparono solo nel XX secolo, mentre la scienza mostrava che il vuoto era più pieno di quel che sembrava.