Dossier

AGROINNOVA, un modo per fare ricerca e innovazione

Un progetto europeo per prevenire l’agroterrorismo

Tra i molteplici strumenti disponibili per realizzare atti di terrorismo ci sono le cosiddette armi biologiche, intendendo per esse, nel senso più comune del termine, i potenziali agenti di malattie per l’uomo. Un’attenzione particolare viene peraltro dedicata oggi dalla società civile anche all’impiego deliberato di pericolosi agenti di malattie delle colture agrarie che hanno notevole importanza economica. Le azioni che comprendono il ricorso a tale mezzo vanno sotto il nome di agroterrorismo, che consiste dunque nell’uso volontario e deliberato di agenti fitopatogeni contro le colture agrarie. La storia insegna che i prodotti agricoli sono sempre stati considerati un potenziale bersaglio per privare il nemico di risorse e riserve alimentari. D’altro lato, le carestie tristemente note, come quella all’origine della totale perdita di raccolto delle patate a causa della peronospora negli anni 1845-1846 in Irlanda, danno un’idea delle conseguenze e dei risvolti economici e sociali di un’epidemia di fitopatogeni.

Negli Stati Uniti prima ed in Europa poi, l’argomento agroterrorismo, anche se considerato ancora remoto, incomincia a ricevere una certa attenzione e già a livello comunitario esistono i primi segnali della volontà di rinforzare le reti di controllo della diffusione di alcuni patogeni. Sul filo di queste considerazioni e grazie a collaborazioni molto strette con colleghi americani, AGROINNOVA ha strutturato una Azione Coordinatavolta a mettere in rete laboratori europei ed extraeuropei sul tema dell’agroterrorismo, nell’ambito delle cosiddette azioni di Policy-oriented research, finanziate dall’Unione Europea sotto il capitolo “Biosicurezza e protezione della popolazione dai rischi derivanti da attacchi terroristici”.

Grano dorato Il progetto “Crop and food biosecurity, and provision of the means to anticipate and tackle crop bioterrorism” prende in considerazione il rischio rappresentato per le colture agrarie, le foreste e il sistema agro-alimentare in generale, dalla introduzione – volontaria o non – di nuovi parassiti vegetali o di loro nuove razze, in grado di causare la comparsa di nuove epidemie. Le colture agrarie dei paesi industrializzati costituiscono un possibile bersaglio per il terrorismo perché non sono protette e perché l’eventuale impiego di microrganismi patogeni per attaccarle richiede comunque tecnologie relativamente semplici, poco costose e di facile accesso. A ciò occorre aggiungere il fatto che il materiale vegetale è sempre più prodotto in pochissimi stabilimenti, ad esempio le aziende sementiere multinazionali, e di lì diffuso in vaste aree di coltivazione, fatto che favorisce la diffusione rapida di eventuali agenti di malattie. Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalla possibile contaminazione delle derrate con funghi produttori di micotossine.

Sulla base di queste considerazioni, si è voluto dare al progetto una duplice valenza: mentre si affronta il tema purtroppo attuale dell’agroterrorismo, si rafforza lo sviluppo di metodi diagnostici capaci di consentire una rapida diagnosi di patogeni di nuova introduzione. Il lavoro del progetto si articola così su tre finalità principali. La prima consiste nel valutare il rischio rappresentato per l’agricoltura europea dall’introduzione casuale o deliberata di nuovi patogeni e/razze/biotipi e viene attuata con una serie di interventi quali: l’istituzione di una rete di laboratori che garantiscano il possesso di tecniche diagnostiche avanzate e di notevoli conoscenze sulla biologia ed epidemiologia dei patogeni considerati più rischiosi; Foglia di grano infettata da Puccinia graminis la predisposizione di una lista di patogeni da considerare pericolosi per l’agricoltura europea e di un elenco di colture a maggior rischio di attacco in Europa; la proposta di metodi di valutazione del rischio. Con la seconda finalità il progetto intende prevenire i danni causati alle colture dalla introduzione (casuale o volontaria) di nuovi patogeni/ razze/biotipi. E’ previsto che ciò avvenga mettendo a punto nuove tipologie di controllo, migliorando la formazione del personale addetto ai controlli, aumentando l’informazione sui temi specifici. La terza finalità è volta ad eradicare i patogeni di nuova introduzione, facendo ricorso ai diversi mezzi di lotta (chimici, fisici, biologici) ed elaborando strategie di gestione delle situazioni critiche, sul modello di quanto già sviluppato nel caso di attacchi estremistici.

Il progetto vede la partecipazione di otto partner : AGROINNOVA per l’Italia, l’ Institut Nationale de Recherche Agronomique (INRA) per la Francia, l’Università di Bonn per la Germania, il National Institute of Agricoltural Botany ed il Central Science Laboratory per la Gran Bretagna, l’ Agricultural Research Center Volani per Israele, il Regional Environmental Center for Central and Eastern Europe (REC) per l’ Ungheria e la Kansas State University per gli Stati Uniti. Per ogni gruppo di lavoro le competenze sono molto ampie: partecipano infatti al progetto non solo fitopatologi ma anche esperti di micotossicosi, di etica e di terrorismo. Di particolare rilievo è la presenza nel progetto del Regional Environmental Center for Eastern and Central Europe (REC), situato in Ungheria, capace di garantire la diffusione delle informazioni derivanti dal progetto nei paesi dell’Europa orientale e centrale e di una Università Americana.

Nelle sue intenzioni pratiche il progetto europeo dovrebbe favorire la messa a punto e la disponibilità di tecniche che consentano, per eventuali fitopatogeni introdotti come armi biologiche, riconoscimento, diagnosi e metodi di difesa rapidi. Il collegamento con gli Stati Uniti d’America potrà consentire azioni comuni, mirate ad un rafforzamento dei servizi diagnostici. Un altro importante aspetto legato infine al progetto è rappresentato dalla possibilità di indicare priorità per alcune ulteriori attività di ricerca, riguardanti ad esempio il sequenziamento di alcuni patogeni che costituiscono un pericolo come potenziali armi biologiche e lo studio dell’epidemiologia di patogeni considerati a rischio di introduzione come armi terroristiche.

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