Peculiarità dell'approccio scientifico allo studio dei sogni
L’errore concettuale e metodologico nella ricerca sui processi onirici, descritto nell'introduzione, non è spiegabile solo con l’adesione a una visione per la quale "sonno REM=sogni" e "sonno NREM=assenza di sogni".
In parte questo pensiero rifletteva anche difficoltà intrinseche dell’oggetto di studio, tutt'ora persistenti, ovvero il sogno stesso. Problema che non è limitato alla ricerca sui sogni, ma che è nato già molto tempo prima, nello studio della fisica delle particelle elementari.
Semplificando quanto espresso con il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, relativo allo studio delle interazioni tra particelle elementari, possiamo affermare che l’atto di osservare un fenomeno contribuisce a modificare l’oggetto stesso di studio. Nel caso del sogno, un approccio empirico allo studio del sogno implica necessariamente un’interruzione (o un’alterazione) del sogno stesso, al fine di ottenere i resoconti dei sogni al risveglio.
Lo stato delle conoscenze sulle basi neurobiologiche del sogno ha risentito di questi problemi, lasciando gli studiosi dei processi onirici nell’incapacità di fornire soddisfacenti risposte al perchè alcuni individui non ricordano praticamente mai i sogni, mentre altri li ricordano ogni notte. Perchè uno stesso individuo in certe occasioni ricorda con elevata frequenza e in certe altre non ricorda affatto.
Se queste sono solo alcune delle basilari domande sulle caratteristiche quantitative dei sogni, forse ancora più senza risposta rimangono le questioni relative ai meccanismi neurobiologici alla base delle differenze qualitative dei sogni (emozioni, vividezza visiva, bizzarrie, etc.).
In questo scenario, il nostro gruppo ha avviato una serie di ricerche che superassero alcuni intrinseci problemi dell’indagine sul sogno, avvalendosi di recenti tecniche di neuroimaging.
Prof. Luigi De Gennaro - Dipartimento di Psicologia - Università La Sapienza di Roma