Dossier

Sogno o son desto? Approccio scientifico alla macchina dei sogni

La misura dell'attività elettrica cerebrale permette di prevedere il ricordo dei sogni al risveglio

Un ulteriore sviluppo della nostra linea di ricerca prevedeva lo spostamento dell’attenzione dalle strutture sottocorticali del cervello all’attività elettrica corticale. In uno studio che abbiamo appena terminato e ancora in corso di pubblicazione[1], il problema era quello di definire una relazione tra specifiche oscillazioni dell’elettroencefalogramma (EEG) e la presenza o assenza di un ricordo dei sogni al risveglio finale al mattino.

In altri termini, abbiamo valutato se l’attività elettrica delle diverse regioni della corteccia cerebrale negli ultimi minuti di sonno che precedono il risveglio consente o meno di predire se successivamente ricorderemo un sogno.

Topografia corticale mediante registrazione elettroencefalograficaAnche in questo caso, l’idea forte di fondo era quella che le modalità di funzionamento che regolano il rapporto tra attività cerebrale e attività mentale (in questo caso, il “sogno”) siano sostanzialmente simili durante il sonno e la veglia. Pertanto, poichè le neuroscienze cognitive indicano che esiste una stabile relazione tra alcune aree cerebrali (principalmente, frontali e temporali) e alcuni ritmi EEG (in particolare il ritmo theta a 5-7 Hz), che permette in un individuo sveglio di stabilire in anticipo il successo o il fallimento in compiti di accesso a quel genere di memoria che può essere richiamata consciamente (dichiarativa), l’ipotesi era quella che una relazione simile mediasse anche il ricordo della peculiare attività mentale del sonno, cioè il sogno. 

I risultati hanno confermato questa ipotesi. Tenendo conto che esistono quadri diversi e specifici di attività EEG per le fasi di sonno REM e NREM, abbiamo individuato dei predittori specifici del ricordo dei sogni al risveglio finale da ciascuna di queste due fasi di sonno. Infatti, dei 65 giovani tra i 20 e 25 anni di età che hanno partecipato allo studio, 35 sono stati studiati al risveglio dal sonno NREM e 30 dal sonno REM.

Il quadro dei risultati, per complesso che sia, può essere facilmente sintetizzato:

A)    al risveglio da sonno REM, la presenza di maggiori oscillazioni EEG di frequenza theta sulle aree frontali (in corrispondenza della locazione corticale Fz) permette con chiarezza di predire che al successivo risveglio ci sia un ricordo di sogno;

B)     con la stessa logica, al risveglio da sonno NREM, maggiori oscillazioni alpha (con frequenza di 8-12 Hz) sull’area temporale destra (in corrispondenza della locazione corticale T4) sono associate (predicono) l’assenza del ricordo dei sogni dopo il successivo risveglio.

Si potrebbe, pertanto, affermare che esista un quasi completo parallelismo psicofisiologico, indipendente dallo stato di coscienza (veglia o sonno), che lega attività mentale a identificate attività oscillatorie di specifiche aree della corteccia cerebrale.

 

                                        Prof. Luigi De Gennaro - Dipartimento di Psicologia - Università La Sapienza di Roma

[1] In attesa della definitiva pubblicazione su rivista internazionale, lo studio in questione è stato presentato al 20th Meeting of the European Sleep Research Society, Lisbona,14- 18 Settembre 2010, e il suo abstract pubblicato su Journal of Sleep Research 19 (suppl. 1) P922, 2010. 

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