Dossier

"I tempi stanno cambiando"

Luca Mercalli: stop alle lobby

Mercalli Luca Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana, autore di oltre 90 pubblicazioni scientifiche, 8 libri e centinaia di articoli divulgativi, da alcuni anni è volto noto anche al pubblico televisivo come ospite fisso di «Che tempo che fa» su RaiTre e di «TgR Montagne» su RaiDue. A lui, lo scorso 22 febbraio, sono toccato l’onore e l’onere di introdurre la conferenza di sir David King al Museo regionale di Scienze naturali.

Dottor Mercalli, sir David ha spiegato che in passato (60 milioni di anni fa) ci sono già stati periodi contrassegnati da elevati livelli di CO2 (anidride carbonica) e alte temperature: se la causa di quelli attuali è in gran parte legata all’uomo, cosa ha determinato tali condizioni in tempi remoti?

La storia irripetibile del pianeta. In ogni caso, ritengo profondamente sbagliato dedurre che, siccome certe condizioni si sono già registrate in passato, possiamo considerarci in qualche modo sollevati dalle nostre responsabilità. Dobbiamo semmai guardare a quanto è già accaduto per capire i rischi a cui andiamo incontro: sir David ha parlato di un'epoca in cui l'atmosfera era anche più ricca di CO2 e più calda di oggi; ma quella non era la Terra dell'uomo: era l’habitat ideale dei dinosauri. Il rischio del futuro è una Terra completamente diversa da quella di oggi, dove probabilmente gli scarafaggi prospereranno, ma gli uomini potrebbero non sopravvivere. Che tali cambiamenti siano dovuti adesso anche all'attività umana ha un'importanza relativa: ciò che conta davvero è capire che stiamo destabilizzando equilibri che finora ci hanno consentito di vivere bene.

Una delle conferenze inserite nella rassegna torinese riguarderà pregi e limiti dei modelli matematici usati per prevedere il clima del futuro. Che attendibilità hanno oggi le previsioni?

Le stime basate sui modelli matematici di simulazione dell'atmosfera possono contare su un’esperienza di circa cinquant’anni, dunque piuttosto consolidata e sufficiente per compiere scelte di indirizzo. Questo non vuol dire che i modelli vanno usati come oracoli. Proprio nella mostra illustreremo quanto sia complesso e difficile mettere a punto un sistema di simulazione del clima e quali siano i suoi limiti. Ma questo vale, in generale, per qualunque previsione. Prendiamo ad esempio le assicurazioni: ogni giorno ricorrono a modelli di comprensione del futuro che consentono di prendere decisioni meno avventate in termini di probabilità. Per scegliere la direzione di marcia, insomma, è meglio basarsi su un modello imperfetto che affidarsi al caso, lanciando una moneta per aria.

Cosa pensa di chi nega il legame tra surriscaldamento terrestre e attività umana?

Sono dello stesso avviso di sir David. Le critiche al modo corrente di interpretare i processi fisici, che non vengano pubblicate sulle apposite riviste internazionali, non sono attendibili. Vi invito anch’io come sir David a cercare nella letteratura scientifica un lavoro sistematico che metta in dubbio la teoria del cambiamento climatico antropogenico: non lo troverete. Al limite vi imbatterete in obiezioni su piccoli dettagli di metodo (peraltro molto ben accette, perché fanno crescere la scienza): nessuno scettico infatti ha mai dimostrato l’esistenza di un meccanismo alternativo e, soprattutto, la sua attendibilità.

ciminiere inquinantiUno spauracchio spesso agitato contro chi chiede di intervenire sui cambiamenti climatici è la riduzione della ricchezza e del benessere globale: il caso inglese è l’esempio lampante che non è affatto così e che i provvedimenti a favore dell’ambiente possono offrire buone opportunità di crescita economica. Questo basterà a convincere i governi riluttanti?

Ritengo che gli investimenti per limitare i cambiamenti climatici abbiano un impatto economico positivo indipendentemente dai risultati finali. Supponiamo per assurdo che il surriscaldamento globale sia una bufala ma che, per farvi fronte, impareremo a usare meglio l'energia: otterremo comunque un risultato vantaggioso. In altre parole, chi riuscirà a ridurre l'uso di fonti fossili, migliorerà le condizioni complessive dell’ambiente (riducendo inquinamento e relativi danni alla salute) e si garantirà un futuro meno condizionato dalla scarsità delle energie non rinnovabili. Mi sembra dunque una scelta intelligente “a priori”.

Stando all’ultimo rapporto di «Observa-Science in Society» i cittadini italiani considerano gli scienziati come gli interlocutori più credibili su determinate questioni (in testa il surriscaldamento terrestre). L’atteggiamento della politica pare molto diverso, perché?

Dipende dai Paesi. In Italia, ad esempio, è la scienza per prima a mostrarsi ambigua. Ci sono tanti scienziati che non esitano a vendersi al miglior offerente. E questo, ovviamente, ha effetti deleteri sulla fiducia sia tra i cittadini sia tra i politici. In Italia fare lobby è uno sport molto praticato: c’è sempre qualcuno disposto a manipolare i numeri a favore di una scelta di parte. Così capita spesso di sentir dire tutto e il contrario di tutto. All'opposto ci sono personaggi come sir David King che vantano grande onestà intellettuale e limpidezza e, dunque, risultano molto attendibili. Inoltre, se è vero che la politica italiana oggi dimostra buona sensibilità sulle questioni ambientali, è pur vero che deve confrontarsi con due ostacoli tipici: la mancanza di sostegno da parte dei cittadini (e, si sa, la politica fa ciò che la gente chiede) e il condizionamento derivante da collusioni e compromessi capillari, volti a difendere privilegi esistenti. Il risultato è che, ogni volta che si tenta di introdurre una norma innovativa, ci si scontra con difficoltà insormontabili. E non mi riferisco alla difesa dell'orticello, ma dei grandi latifondi in mano a lobby potenti: ogni giorno qualcuno preme perché le cose rimangano come sono, garantendo i vantaggi acquisiti. Le buone leggi, peraltro, sono tutte pronte: ne ho viste parecchie che non sono mai state approvate.

Secondo il rapporto «Ambiente Italia 2008» gli indicatori energetici e quelli relativi alle emissioni climalteranti hanno mostrato nel nostro Paese un andamento contrario alle speranze di un’evoluzione verso un’economia più efficiente e rinnovabile. Quali suggerimenti dare al prossimo governo?

Diciamo che è già stato tutto valutato e scritto: basta mettere mano alle leggi già esistenti e male applicate (si pensi, ad esempio, alle norme sull'efficienza energetica degli edifici) e a quelle nuove che giacciono nei cassetti in attesa di approvazione. Non si tratta di inventare nulla di nuovo, ma di imitare i buoni esempi europei e seguire le direttive comunitarie, verso le quali purtroppo siamo spesso inadempienti.

Tra i provvedimenti efficaci e adottabili livello di amministrazioni locali sir David King ha citato la congestion charge. Un timido tentativo in tale direzione è stato fatto a Milano con l’ecopass. Secondo lei è un provvedimento efficace?

traffico automobili A livello locale può avere una sua efficacia, per quanto timida. In realtà oggi occorrerebbe affrontare anzitutto la mancanza di coerenza. Mi spiego. Non si può pensare di risolvere problemi gravi come il cambiamento climatico, l'inquinamento e l'uso sconsiderato dell'energia lasciando campo libero a pubblicità che insinuano nella fantasia dei cittadini valori opposti. Proprio come in passato è stata vietata la pubblicità delle sigarette, oggi dobbiamo avere il coraggio di proibire gli spot che promuovono ad esempio la vendita di automobili potenti. Senza limitare la libertà dei cittadini, anzi garantendo la funzione fondamentale delle auto e cioè trasferire un passeggero da A a B. A me pare che oggi ci comportiamo come Penelope: di giorno facciamo la tela e di notte la disfiamo; di giorno approviamo la legge sui pannelli solari e alla sera mandiamo in onda la pubblicità dei Suv, facendoli apparire belli e desiderabili.

Secondo gli esperti della Trilateral Commission è bene che i governi lascino salire il prezzo del petrolio in modo da incoraggiare la ricerca e l’uso di fonti energetiche alternative. Cosa ne pensa?

Forse è bene. Ma a patto che l'aumento del prezzo del petrolio non finisca nelle tasche di chi lo vende e venga reinvestito invece nella ricerca e nello sviluppo delle energie alternative.

Per sir David King ci sono buone speranze che la prossima amministrazione Usa cambi atteggiamento nei confronti del cambiamento climatico: crede che la lobby petrolifera getterà la spugna?

Non ho gli strumenti per rispondere. Certo molto dipende da quanto la società civile premerà sul governo sapendo che la posta in gioco è alta. Se i cittadini si muovono, il resto in qualche modo si adegua (si pensi al caso delle multinazionali del tabacco); se invece restano indifferenti, lasciano mano libera all'interesse momentaneo. Un interesse legittimo, per carità, ma particolare e limitato a chi in quel momento trae benefici dalla situazione, senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine. Il ruolo della politica, d'altronde, dovrebbe essere proprio di guardare al di là dell'esigenza quotidiana.

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