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Gli italiani e la scienza. Da Observa il primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia

Quali sono le fonti di informazione scientifica per i cittadini italiani? Qual'è il loro atteggiamento nei confronti dei risultati della ricerca e quali i temi di maggior interesse?

L’Annuario Scienza e Società 2008, realizzato da Observa – Science in Society, grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, è stato presentato in anteprima il 18 febbraio a Torino, presso il Circolo dei Lettori, alla presenza di Gabriele Beccaria (TuttoScienze e Tecnologia - La Stampa), Aldo Fasolo (Università di Torino, vicedirettore L’Indice), Enrico Predazzi (Presidente Associazione TopESOF) e Piero Gastaldo (Segretario Generale Compagnia di San Paolo).

Grazie a una sezione speciale di approfondimento: "Gli italiani e la scienza. Primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia", questa quarta edizione dell’Annuario propone per la prima volta una fotografia inedita dei rapporti tra i cittadini italiani e il mondo scientifico.

Annuario Observa Scienza e Società 2008 Intervistando un campione di 1000 italiani sopra i 15 anni si scopre che l'alfabetizzazione scientifica della nostra popolazione rientra nella media europea, anche se, nel gruppo dei laureati, ben il 23% è convinto che il Sole sia un pianeta e che gli antibiotici possano combattere anche le infezioni virali. La porta d'accesso all'informazione scientifica è rappresentata per lo più dalle trasmissioni televisive, oltre il 50% degli intervistati dichiara di guardare una trasmissione che parli di scienza o tecnologia almeno una volta al mese, salvo poi non ricordarne spesso il nome. Seguono a ruota i quotidiani, mentre le riviste specializzate in divulgazione scientifica raccolgono, sempre su base minima mensile, un onorevole 30% di lettori. La fruizione della scienza attraverso internet è, come facilmente immaginabile, molto alta nella fascia sino ai 30 anni di età: il 50% dei ragazzi consulterebbe un sito web specialistico almeno una volta al mese.

Ma i canali mediatici non sono gli unici a offrire l'accesso alla conoscenza scientifica: molto gettonati sono Musei, Science Centers, festival e manifestazioni pubbliche che offrono opportunità di contatto diretto con gli esperimenti e con gli stessi ricercatori. Più di un italiano su quattro ne ha visitato almeno uno nel corso dell'anno perchè ha sentito la necessità di informarsi e imparare qualcosa di nuovo.

Alcuni dati sorprendenti, fonte di qualche perplessità, emergono dall'autopercezione che i cittadini italiani rivelano del loro grado di informazione rispetto ad alcuni grandi temi, e in particolare dal raffronto che si è voluto fare tra argomenti scientifici e non. Infatti mentre circa il 60% degli intervistati si ritiene molto o abbastanza informato sui mutamenti del clima, sulle cellule staminali o sugli OGM, solo il 36% si ritiene altrettanto informato sulla manovra finanziaria o sulla riforma elettorale.

Si ritorna nell'ambito della normalità quando si accerta che la metà degli italiani, la parte del campione più giovane e quella più istruita, sente il desiderio di essere maggiormente informata di scienza, mentre l'altra metà, i più anziani e chi ha titoli di studio più bassi, non sente affatto la necessità di accedere alla divulgazione. Può sembrare banale, ma è un dato che deve far pensare nel momento in cui si organizza una qualche manifestazione rivolta al grande pubblico, per non correre il rischio di predicare sempre ai soliti adepti.

Una sezione dell'indagine veramente interessante è quella dedicata agli atteggiamenti e alla fiducianei confronti della scienza: i dati che emergono in parte fanno luce in un campo preda di facili stereotipi. Ritroviamo atteggiamenti a volte contrastanti: se da un lato una grande maggioranza (73%) riconosce che la scienza e la tecnologia rendono la vita più sana e sicura e che i benefici della scienza sono maggiori dei possibili effetti negativi (60%), dall'altro, forse un po' a sorpresa, scopriamo che il 53% degli intervistati pensa che la scienza e la tecnologia sono responsabili della maggior parte dei problemi ambientali, e addirittura un 40% ritiene che i propri valori della vita possano essere messi in discussione dalla ricerca scientifica. Tutti d'accordo invece nel sostenere che i cittadini dovrebbero essere maggiormente coinvolti nelle scelte in campo scientifico(80%). Merita una riflessione particolare anche il fatto che sul mondo scientifico si riflettano alcuni atteggiamenti ormai radicati nei confronti della politica: la maggioranza pensa infatti che i ricercatori dovrebbero impegnarsi di piu' e che anche il mondo della ricerca sia troppo legato a logiche di interesse economico e ad avanzamenti di carriera di stampo clientelare; quasi tutti d'accordo poi (82%) nel sostenere che la ricerca sia eccessivamente condizionata dalla politica. Ci si fida molto dell'informazione che proviene dagli scienziati e dagli ambientalisti, pochissimo di quella che arriva da fonti politiche.

Sulla base degli atteggiamenti emersi Observa delinea quattro tipologie all'interno di una delle quali dovrebbero riconoscersi gli italiani: lo Scientista Informato, enfatizza i benefici, si informa e vuole essere coinvolto nelle scelte; il Critico Ottimista, moderatamente preparato, esprime dubbi sulle logiche organizzative, ma in fondo il suo atteggiamento non è del tutto negativo; il Pragmatico Informato, fruisce della divulgazione scientifica, è fiducioso nei benefici, ma preferisce lasciare la scienza fuori dalla sfera di partecipazione dei cittadini; l'Antiscientista Disinformato, esprime giudizi molto critici, non partecipa e non si informa, non desidera essere coinvolto.

Nessun dubbio circa i settori di ricerca nei quali l'Italia dovrebbe investire: le energie rinnovabili sono largamente al primo posto (46%), seguite dalle ricerche sui mutamenti climatici (17%), che, soprattutto in questi ultimi due anni, sono balzate all'attenzione di un pubblico più ampio, soppiantando il tema delle biotecnologie. La sensibilità maggiore è dunque orientata in generale all'ambiente e alle problematiche ad esso collegate; forse un po' a sorpresa emerge anche che la quota dei favorevoli al nucleare bilancia esattamente quella degli sfavorevoli.

Esaurita questa parte di indagine del tutto nuova, l'Annuario prosegue presentando i dati più usuali che riguardano l'analisi delle politiche di ricerca, della destinazione delle risorse, degli avvenimenti e delle novità nel corso dell'anno passato. In mezzo a tantissimi dati troviamo due buone notizie: tra le venti regioni europee con la più alta percentuale di occupati in settori hi-tech la Lombardia è al 2o posto e il Lazio all'8o, tra i Paesi europei che producono il maggior numero di pubblicazioni scientifiche, rispetto al totale delle pubblicazioni mondiali, l'Italia e al 4o posto e i nostri ricercatori sono ben al secondo posto in Europa per produttività di pubblicazioni. Ma per tutto il resto: investimenti in Ricerca e Sviluppo, sia pubblici che privati, ottenimento di finanziamenti europei, livello delle Università e degli studenti, esportazione di hi-tech, innovatività tecnologica, l'Italia non brilla ed è spesso ben al di sotto della media europea, per non parlare del numero di personal computer ogni cento abitanti: con 37, tra tutti i paesi del mondo, ci collochiamo tra la Slovenia e le Isole Reunion, prima la Svizzera con 86!

Per chi vuole approfondire: http://www.observa.it/newsscienzasocieta.aspx?page=418&lan=ITA#418

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