L’incredibile fragilità delle previsioni
Avendo acquisito le conoscenze di base da circa un secolo, i meteorologi sono in grado di produrre delle previsioni del tempo più o meno precise. Infatti, conosciuti i parametri di umidità, temperatura e pressione di un gran numero di particelle d’aria contigue, si possono applicare loro le leggi della termodinamica e della meccanica dei fluidi, e calcolare il tempo che farà in un certo posto quando le particelle d’aria avranno raggiunto quel posto. E’ proprio questo che fanno quotidianamente i meteorologi ed i loro computer. Nei loro calcoli essi considerano l’atmosfera suddivisa, nelle sue tre dimensioni, in una moltitudine di “scatole”. Secondo la precisione della previsione che si vuole raggiungere, le “scatole” considerate sono più o meno grandi, con dimensioni che variano da qualche kilometro a parecchie centinaia di kilometri per i lati della base, e da qualche metro a parecchie decine di metri per l’ altezza.
Ma le cose, com’è da aspettarsi, non sono così semplici. Perché in una particella d’aria, qualunque sia il livello di analisi adottato, i parametri non sono mai del tutto uniformi. Una fonte d’errore non indifferente è dunque sempre presente, per il fatto che è materialmente impossibile analizzare in ciascun istante i parametri di ciascuna porzione atmosferica, e questo per tutto lo strato intorno alla Terra.
Questa difficoltà assume ancora maggior peso dal momento che ben si sa che l’atmosfera terrestre è caotica, nel senso matematico del termine. Ciò significa che una minima variazione delle condizioni iniziali di calcolo può produrre, alla fine, delle situazioni molto differenti. Se l’analisi di una particella d’aria non va nel modo giusto, può falsare tutta la previsione. E’ Edward Lorenz, un meteorologo americano, che ha messo in evidenza, nel 1963, il concetto di caos atmosferico esemplificandolo con la celebre espressione conosciuta come “
Per approfondimenti
Effetto farfalla http://www.nemesi.net/farf.htm