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Radioterapia, l'arma in più

All’Istituto per la Ricerca sul Cancro di Candiolo un'importante scoperta per potenziare gli effetti della radioterapia nella lotta contro i tumori.

 

La radioterapia produce ottimi risultati nella cura e possiede il vantaggio di concentrare gli effetti distruttivi delle radiazioni sul tumore lasciando intatti i tessuti sani. Tuttavia alcune cellule tumorali sviluppano meccanismi di difesa contro le radiazioni. Meccanismi di “radioresistenza” sono stati osservati in particolare nelle “cellule staminali del cancro”, le cellule responsabili dell’insorgenza del tumore e della creazione di metastasi.

La professoressa Carla Boccaccio, "group leader" della divisione di oncologia molecolare all'IRCC di Candiolo, il dottor Pietro Gabriele, e il gruppo del professor Paolo Comoglio, nel quadro di una ricerca finanziata dal programma AIRC «5 per mille» sull'oncologia molecolare, hanno individuato un oncogene alla base della risposta difensiva alla radioterapia. Hanno quindi tentato di inibirne l’attività, rendendo le cellule tumorali più vulnerabili alle radiazioni.Radioterapia

Lo studio, pubblicato sul «Journal of the National Cancer Institute», ha dimostrato che le cellule tumorali si difendono dalle radiazioni attraverso l’oncogene MET, che favorisce la sopravvivenza e attiva processi capaci di riparare i danni causati dalle radiazioni, inoltre, può indurre alla fuga dalla massa tumorale colpita dalla radioterapia, causando disseminazione metastatica.

Una risposta simile è stata osservata nei pazienti resistenti alla terapia antiangiogenetica, che mira al “soffocamento” delle cellule attraverso la distruzione dei vasi sanguigni che portano nutrimento e ossigeno. Anche in questo caso è l’oncogene MET che si attiva registrando la carenza di ossigeno e favorendo la sopravvivenza e la disseminazione delle cellule.

I ricercatori hanno generato alcuni modelli sperimentali di tumori spesso trattati con la radioterapia e sottoposto le cellule tumorali che ne derivavano al normale trattamento radioterapico, unito però a un farmaco in grado di bloccare l'oncogene MET. Questo trattamento combinato ha reso le cellule tumorali più vulnerabili, compromettendone la capacità di difesa dalle radiazioni e distruggendole in modo più efficace rispetto al trattamento tradizionale.

Il farmaco, ancora in fase sperimentale, aumenta e migliora gli effetti della radioterapia. Il prossimo obiettivo dei ricercatori sarà quello di capire se il farmaco inibitore dell’oncogene MET potrà anche rendere più duraturi gli effetti della radioterapia.

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La radioterapia produce ottimi risultati nella cura e possiede il vantaggio di concentrare gli effetti distruttivi delle radiazioni sul tumore lasciando intatti i tessuti sani. Tuttavia alcune cellule tumorali sviluppano meccanismi di difesa contro le radiazioni. Meccanismi di “radioresistenza” sono stati osservati in particolare nelle “cellule staminali del cancro”, le cellule responsabili dell’insorgenza del tumore e della creazione di metastasi.

La professoressa Carla Boccaccio, "group leader" della divisione di oncologia molecolare all'IRCC di Candiolo, il dottor Pietro Gabriele, e il gruppo del professor Paolo Comoglio, nel quadro di una ricerca finanziata dal programma AIRC «5 per mille» sull'oncologia molecolare, hanno individuato un oncogene alla base della risposta difensiva alla radioterapia. Hanno quindi tentato di inibirne l’attività, rendendo le cellule tumorali più vulnerabili alle radiazioni.Radioterapia

Lo studio, pubblicato sul «Journal of the National Cancer Institute», ha dimostrato che le cellule tumorali si difendono dalle radiazioni attraverso l’oncogene MET, che favorisce la sopravvivenza e attiva processi capaci di riparare i danni causati dalle radiazioni, inoltre, può indurre alla fuga dalla massa tumorale colpita dalla radioterapia, causando disseminazione metastatica.

Una risposta simile è stata osservata nei pazienti resistenti alla terapia antiangiogenetica, che mira al “soffocamento” delle cellule attraverso la distruzione dei vasi sanguigni che portano nutrimento e ossigeno. Anche in questo caso è l’oncogene MET che si attiva registrando la carenza di ossigeno e favorendo la sopravvivenza e la disseminazione delle cellule.

I ricercatori hanno generato alcuni modelli sperimentali di tumori spesso trattati con la radioterapia e sottoposto le cellule tumorali che ne derivavano al normale trattamento radioterapico, unito però a un farmaco in grado di bloccare l'oncogene MET. Questo trattamento combinato ha reso le cellule tumorali più vulnerabili, compromettendone la capacità di difesa dalle radiazioni e distruggendole in modo più efficace rispetto al trattamento tradizionale.

Il farmaco, ancora in fase sperimentale, aumenta e migliora gli effetti della radioterapia. Il prossimo obiettivo dei ricercatori sarà quello di capire se il farmaco inibitore dell’oncogene MET potrà anche rendere più duraturi gli effetti della radioterapia.

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