Dossier

Cinema e scienza in Italia: alcune tappe

Il dopoguerra e la ricostruzione

Ma la seconda guerra mondiale è alle porte, mentre il regime spinge solo un cinema che lo racconti e lo esalti la sperimentazione su altri temi barcolla. Bisogna aspettare il secondo dopoguerra, la ricostruzione, per vedere un nuovo fiorire di prodotti che parlino di scienza, tecnologia e dei rapporti con la società. Si torna a un realismo crudo, seme di quel neorealismo che fece grande il cinema italiano di quel periodo.

Blasetti propone due produzioni: Quelli che soffrono per noi, nel 1951, sull'utilizzo delle cavie di laboratorio prodotto da Farmitalia; e Miracolo a Ferrara, nel 1953, girato negli stabilimenti del petrolchimico di Ferrara per raccontare la produzione delle materie plastiche. Come lui possiamo citare un Luigi Veronesi che produce nel 1946 un documentario di 20 minuti dal titolo Un giorno alla Olivetti (visitando la fabbrica di Ivrea).

A questi nomi si aggiungono molte produzioni interne alle industrie di cui non si è a conoscenza dell'autore e una serie di giovani registi, tra cui Ermanno Olmi e Michelangelo Antonioni. Olmi ha realizzato documentari per la EdisonVolta mentre Antonioni ne ha dedicato uno agli impianti della Snia Viscosa di Venezia e Trieste.

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