Articoli

Qualità dell'acqua e salute pubblica

L'acqua è un bene prezioso sia per la qualità di vita degli individui che per le coltivazioni. Se ne è discusso presso l'Accademia di Medicina di Torino.

Si prevede che nel futuro prossimo l’acqua sarà un bene sempre più prezioso, addirittura più delle materie prime più ricercate. Presso l' Accademia di Medicina di Torino si è recentemente discusso del problematico rapporto tra la qualità dell'acqua e la salute pubblica.

Il professor Carlo Grignani (dipartimento di agronomia, selvicoltura e gestione del territorio dell'Università di Torino) ha tenuto una relazione dal titolo: “Sistemi colturali e qualità delle acque”. Il relatore ha spiegato come l'opinione pubblica in Europa, ma soprattutto in Italia, abbia profondamente modificato la propria percezione del ruolo dell'agricoltura. Ancora negli anni '80 si immaginava che l'agricoltura fosse un'attività ecologica e la si contrapponeva all'industria, causa invece di diffusi problemi di inquinamento.

Oggi, invece, l'agricoltura è spesso vista in modo negativo anche sul piano ambientale. E' prevalente l'opinione che l'uso eccessivo di fertilizzanti e "pesticidi" crei notevoli danni ambientali e che non ci si possa più fidare della salubrità dei prodotti offerti. Si pensa che si stia, con l'introduzione di piante e animali geneticamente modificati, sovvertendo la naturalità dei nostri tradizionali prodotti alimentari. Campi di cavolini di Bruxelles

Esistono giustificazioni scientifiche di questa nuova opinione così negativa dell'agricoltura? Il professor Grignani ha cercato di fare un po’ di chiarezza analizzando alcuni aspetti di questo problema con riferimento alla qualità delle acque che fluiscono verso i campi coltivati, che sono in parte utilizzate dalle colture agrarie e che poi abbandonano l'ambiente di coltivazione muovendosi in superficie verso i fiumi o in profondità verso la falda. Il quadro normativo di riferimento è complesso, perché il tema della qualità delle acque è importante ad ogni livello amministrativo. Il D.Lgs 152/2006 riassume molti degli obiettivi che la Comunità Europea si è posta e sancisce ambiziosamente che entro il 2016 tutte le acque (superficiali e profonde) devono almeno raggiungere il grado di qualità "buono". L'agricoltura può influire negativamente sulla qualità delle acque profonde se i campi coltivati perdono azoto sotto forma di nitrati e raggiungono le falde. Questo può nuocere direttamente alla salute umana modificando la qualità dell'acqua potabile estraibile dal sottosuolo. Le modalità messe in atto per prevenire la perdita di nitrati sono diventate il paradigma per il controllo degli impatti dell'agricoltura sulla qualità delle acque. Sono state individuate le "zone vulnerabili ai nitrati", è stato avviato un esteso monitoraggio della qualità delle falde e sono stati stabiliti i "programmi di azione" obbligatori per introdurre correzioni alle pratiche agricole che possono aumentare il rischio di perdite.Campo di soia

Un importante effetto dell'adozione di tali iniziative è l'avere contribuito ad una più precisa conoscenza del territorio agricolo e avere notevolmente aumentato l'attenzione tecnica degli agricoltori sugli effetti ambientali delle loro pratiche. Il problema dell'eccessivo uso dei reflui zootecnici e di concimi azotati è oggi notevolmente ridimensionato.

Nelle acque di falda possono essere rinvenuti anche residui di fitofarmaci. Il veloce miglioramento delle tecniche di analisi rende sempre più evidente che alcuni principi attivi possono essere trascinati in profondità e rimanere attivi per periodi molto lunghi. Mai come ora è nota la qualità delle acque profonde in rapporto ai potenziali problemi di qualità.

I fitofarmaci impiegati in agricoltura che risultano dare problemi sono pochi. I più diffusi sono alcuni diserbanti e, in particolare, quelli utilizzati in pre-semina. Tali principi attivi, infatti, sono distribuiti sul suolo subito dopo la semina della coltura e basano la loro azione sulla loro capacità di creare un sottile strato di suolo dove muoiono le infestanti in germinazione. Altre tipologie di diserbanti, sono distribuiti molto più tardi quando le piante infestanti sono già in vegetazione. Essi interagiscono molto meno con il suolo e si degradano più rapidamente. Le moderne tecniche di coltivazione favoriscono l'impiego di quest'ultimo gruppo di prodotti rispetto al primo e, in ogni caso, consentono di ridurre notevolmente la quantità di principi attivi impiegati. Se non si impiegassero diserbanti le produzioni agrarie sarebbero seriamente danneggiate, con riduzione delle rese anche del 50%. Solo in alcuni casi sarebbe possibile attenuare la competizione delle infestanti ricorrendo a ripetute lavorazioni del suolo, come si fa in agricoltura biologica, con costi energetici elevatissimi.

La qualità delle acque superficiali è minacciata anche da quei composti che non sono solubili, ma vengono trascinati fisicamente dall'acqua che scorre sui campi coltivati (acqua di ruscellamento) e sono nelle particelle di suolo che l'acqua di ruscellamento distacca e trasporta verso i fossi e poi i fiumi (erosione). Le acque di superficie possono essere eccessivamente ricche in fosforo. Il fosforo, importante elemento nutritivo essenziale per la vita delle piante, non è nocivo come tale per la salute dell'uomo, ma scatena preoccupanti fenomeni di eutrofizzazione delle acque fluviali e marine. L'agricoltura concorre a determinare l'eccessivo contenuto di fosforo disponibile per la vita delle alghe nelle acque del Po e del mare Adriatico. I suoli della Pianura Padana sono stati troppo fertilizzati con questo elemento nutritivo e sono oggi particolarmente soggetti a perdite di fosforo. Per il controllo di questo possibile impatto non è sufficiente ridurre le fertilizzazioni fosfatiche, ma si richiede spesso la riprogettazione agronomica dell'intero sistema colturale, modificando le colture seminate, le modalità di lavorazione del suolo e di gestione delle sponde di fossi e fiumi. L'adozione di queste nuove agrotecniche non limita solo le perdite di fosforo, ma concorre ad aumentare il contenuto di sostanza organica del suolo, sottraendo CO2 dall'atmosfera, migliora la fertilità del suolo agrario ed incrementa la biodiversità dell'agroecosistema. Campo di colza

Il rapporto tra gestione dei sistemi colturali agricoli e qualità delle acque è vitale. In Italia, infatti, è coltivato circa il 50% del territorio. Qualsiasi scelta tecnica operata, quindi, può avere ripercussioni negative o positive sull'ambiente più di ogni altra attività economica. L'agricoltura, rimane una delle pochissime attività economiche che può consentire di migliorare la qualità delle acque, ad esempio riciclando residui organici e acque di scarto di altri comparti economici.

Il professor Giorgio Gilli (dipartimento di Sanità Pubblica e Microbiologia dell'Università di Torino e presidente SMAT), ha invece tenuto la relazione: “Acqua e salute pubblica: un rapporto problematico”. Fornire un servizio idrico oggi, in un Paese sviluppato, significa garantire non solo la qualità delle acque, ma anche rispondere a requisiti quali quantità e continuità del servizio. Tutto ciò non è facilmente ottenibile, tanto è che, anche in aree del nostro Paese, quantità e continuità sovente lasciano a desiderare. Tuttavia il servizio idrico integrato, come oggi si chiama, ha obiettivi assai più rilevanti volendo garantire non solo quanto sopra citato ma, cosa ormai meno nota, farsi carico di raccogliere e depurare le acque utilizzate dalle attività umane. Più il ciclo idrico integrato riuscirà a recuperare l’acqua “usata”, tanto meno ne “consumeremo”.scarichi in un corso d'acqua Il 70% dell'acqua potabile è consumata dall'agricoltura. Conseguentemente un piccolo risparmio in questo settore produrrebbe un'ulteriore e consistente disponibilità a uso umano. Tecnologie per il trattamento di potabilizzazione, tecniche di ingegneria idraulica meno impattanti e più efficienti, tecniche di depurazione sempre più efficaci servono complessivamente a garantire il reperimento idrico e al contempo impediscono che acque "usate" vengano disperse senza idonei trattamenti di depurazione determinando così inquinamenti diffusi. La quantità, circa 200 litri/procapite/giorno, cioè un enorme massa prodotta in continuità ogni giorno in Italia, viene veicolata in reti acquedottistiche sempre più articolate (migliaia di chilometri), ma deve comunque arrivare alle utenze con tutti i requisiti della potabilità.

L’igiene moderna dimostra come l’aver garantito il rifornimento di acque potabili (accanto ad altre azioni di prevenzione primaria) sia stato tra i capisaldi di una rivoluzione sanitaria che ha consentito, nei primi 50 anni del secolo passato, di ridurre la frequenza e la conseguente mortalità dovuta alle maggiori malattie diffuse attraverso l'acqua. L’impianto di acqua sorgiva della SMAT a Sangano (Regione Moresco 3 - Villarbasse).

Sfortunatamente sono documentabili, anche in tempi recenti, inquietanti epidemie anche in Paesi ad alte tecnologie quali gli USA.

A tutt’oggi la qualità del servizio, la qualità del "prodotto acqua" ed i costi irrisori all’utenza rappresentano un ottimo risultato igienico sanitario combinato ad un ottimo risultato economico. Il servizio idrico in Italia costa da 3 a 6 volte meno rispetto ai Paesi europei a noi vicini. Inoltre la qualità percepita dal consumatore, si evince nella relazione, è sostanzialmente diversa da ciò che si crede quando si confrontano acque minerali e di rubinetto bevute nelle stesse condizioni: quella del rubinetto è quasi sempre indistinguibile e sovente risulta migliore delle minerali.

Suggerimenti