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Lo smaltimento dei rifiuti: un problema interdisciplinare

Smaltimento e raccolta differenziata, a confronto. La situazione in Torino e provincia.

In collaborazione con l'Accademia delle Scienze e l'Accademia di Agricoltura di Torino il professor Alberto Biglino (direttore di Infettivologia dell'ospedale di Asti), il professor Cesare Boffa (ordinario di Fisica Tecnica alla Ia Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino) ed il professor Romualdo Conti (ordinario di Impianti Chimici alla Ia Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino) hanno discusso presso la sede dell'Accademia di Medicina di via Po, di un argomento quanto mai di attualità: "I rifiuti urbani. Un problema multidisciplinare".

Il professor Romualdo Conti ha trattato del tema della gestione dei rifiuti in provincia di Torino. L'andamento della raccolta differenziata in provincia di Torino è stata negli ultimi anni in continua, crescita ed ha superato nel 2006 il 40% dei rifiuti complessivamente prodotti (491.981 tonnellate su 1.199.143). Malgrado la produzione di rifiuti sia stata anch'essa in contenuta crescita, la quantità di rifiuti smaltita in discarica è progressivamente diminuita garantendo un utile allungamento dei tempi di utilizzo degli impianti esistenti. L'efficace azione dell'ATO-R (Associazione d'Ambito Torinese per il Governo dei Rifiuti) nell'individuare possibilità di ampliamenti e sopraelevazioni di impianti esistenti ha assicurato che il volume disponibile sarà sufficiente a raggiungere l'entrata in funzione dell'impianto di termovalorizzazione del Gerbido, prevista per il 2011. Questo impianto, a 3 linee indipendenti di combustione e dotato di moderni ed affidabili sistemi di recupero del calore e di trattamento dei fumi, avrà una potenzialità di 421.000 tonnellate all'anno, quindi inferiore alla portata di rifiuto indifferenziato attualmente smaltito direttamente in discarica.

Il completamento del sistema di gestione potrà avvenire tramite la realizzazione del secondo impianto di incenerimento la cui potenzialità prevista è di 274.000 t/a. E negli anni a venire è prevista una flessione della quantità di rifiuti prodotti che, associata ad una ulteriore crescita della raccolta differenziata, sarà in grado di fare scendere la quantità annua di rifiuto indifferenziato a poco più di 500.000 tonnellate/anno. La crescita della raccolta differenziata è stata in parte dovuta a quella della frazione organica destinata al compostaggio L'attuale dotazione di impianti provinciale è insufficiente ed è in fase di adeguamento. Occorrerà verificare l'opportunità di destinare una parte più consistente di questa frazione alla produzione di energia. camion rifiuti in discarica

Il professor Cesare Boffa ha parlato invece di "Recupero energetico dai rifiuti solidi urbani: tecnologie disponibili e criteri di scelta". Le nuove tecnologie rendono possibile, anche in Italia come già si verifica in molti altri Paesi, il recupero energetico dei rifiuti solidi urbani con costi, anche ambientali, assolutamente sostenibili. Le tecniche di pretrattamento dei rifiuti, di combustione e di trattamento degli effluenti consentono un controllo rigoroso delle emissioni ed una gestione degli impianti sicura ed affidabile con un bilancio che chiude positivamente sia in termini ambientali sia in termini economici. La relazione ha illustrato sinteticamente i metodi di smaltimento, le tecniche di combustione dei rifiuti, i metodi di valutazione della tecnologia migliore ed indica le scelte possibili in tema di pretrattamento dei rifiuti, di combustione e di ciclo termodinamico, nonché di trattamento degli effluenti.Balle di rifiuti di plastica

Al professor Alberto Biglino è toccato approfondire l'aspetto del "rischio infettivo dei rifiuti urbani". Il rischio infettivo riconducibile al contatto diretto con rifiuti solidi urbani è oggi dimostrabile con certezza soltanto in Paesi in via di sviluppo ed appare correlato tanto alle attività di raccolta e trattamento, quanto (e soprattutto) ad utilizzo illecito immediato, quale concimazione di campi o recupero manuale di materiali riutilizzabili. Il rischio potenziale riguarda soprattutto malattie trasmissibili direttamente, per via digestiva qualora siano presenti feci umane (epatite A, salmonellosi e altre infezioni enteriche, parassitosi intestinali), o per inoculo accidentale in presenza di aghi, siringhe o materiali di medicazione di uso domestico contaminati da sangue (epatite B; raramente HIV). Per contro, nel mondo occidentale nessun dato certo è emerso sino ad oggi per quanto concerne un rapporto diretto tra rifiuti solidi urbani e le predette infezioni.

Va invece ricordato il rischio concretamente prevedibile connesso a rifiuti solidi urbani abbandonati o non correttamente smaltiti, nei confronti di malattie trasmissibili all'uomo da ospiti intermedi (canidi, roditori, uccelli). Impianto per compostaggio rifiuti Questi animali, che prosperano ove lo smaltimento di tali rifiuti sia deficitario (discariche abusive a cielo aperto, cumuli di rifiuti abbandonati), fungono da serbatoio di infezioni, trasmesse poi all'uomo sia direttamente dall'animale infetto o sue secrezioni (leptospirosi, rabbia), sia indirettamente tramite insetti vettori. Le zanzare possono trasmettere molti virus in grado di provocare malattie nell'uomo, da semplici episodi febbrili a forme di encefalite o manifestazioni emorragiche. Ciò che più preoccupa è la capacità di vettori quali zanzare e zecche di adattarsi facilmente ad ecosistemi ove non erano presenti in passato. Vedasi ad esempio il proliferare della zanzara tigre in Italia, responsabil della comparsa nel 2007 in Romagna di un focolaio epidemico di febbre, dovuta ad un virus di origine africana.

Altri esempi tipici di malattie virali trasmesse da vettori sono la febbre trasmessa dalla volgare zanzara. Zanzara tigre specie invasiva Questi virus hanno un serbatoio naturale in vertebrati selvatici (scimmie, roditori, uccelli) ma si adattano bene ad un "ciclo urbano" di trasmissione ove il serbatoio è l'uomo, mentre la zanzara si riproduce nei rifiuti (poca acqua stagnante in vaschette per cibi, scatolette, vecchi pneumatici). Relativamente recente è l'estensione ad ampie aree della pianura padana (Piemonte compreso) e addirittura in Canton Ticino del Phlebotomus, un moscerino che trasmette all'uomo un protozoo (Leishmania infantum) responsabile della leishmaniosi viscerale, malattia sempre mortale se non diagnosticata prontamente e curata con farmaci adatti. Cane in spiaggia Il serbatoio di Leishmania è in Europa il cane infetto (specie se randagio o, se domestico, che dorme all'aperto). Ricordiamo che la trasmissione della leishmaniosi viscerale, da sempre endemica in tutte le regioni del sud-Europa che si affacciano sul Mediterraneo, attualmente viene trasmessa anche in Piemonte dove l'insetto vettore un tempo non esisteva.

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