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Il termovalorizzatore che verrà

Il termovalorizzatore che verrà

A Torino, in zona Gerbido, fervono i lavori del cantiere che sta costruendo il primo impianto cittadino di termovalorizzazione dei rifiuti.

Mentre qualcuno parla già di un secondo impianto, a Torino fervono i lavori per il completamento del primo termovalorizzatore cittadino. Da un anno e mezzo centinaia di operai si alternano nel cantiere di zona Gerbido per trasferire a tre dimensioni e su scala reale i disegni preparati dagli ingegneri della Trm (Trattamento rifiuti metropolitani), società a totale capitale pubblico - il Comune di Torino detiene oltre il 95 per cento della proprietà -nata nel 2002 appunto per progettare, realizzare e gestire l'impianto.

Termovalorizzatore TRM - cantiereLa struttura del termovalorizzatore si staglia ormai in modo riconoscibile anche agli occhi meno esperti: per quanto riguarda il corpo principale dell’impianto, dopo la posa della caldaia della prima linea (in tutto ce ne saranno tre, gemelle e indipendenti, con in comune solo le sezioni relative allo stoccaggio/alimentazione ed alla conversione energetica), è in fase avanzata di allestimento il relativo sistema di depurazione e raffreddamento fumi. Inoltre, sono in via di realizzazione le fondazioni della palazzina amministrativa, della stazione di decompressione del gas metano e dell’avanfossa.

Il segno più eloquente dell'avanzamento dei lavori è il camino in cemento armato da cui usciranno i fumi dell'impianto a una temperatura di circa 120°C: ben visibile dalla tangenziale Sud di Torino, è alto 120 metri e ha forma ellittica (asse maggiore 15 m, asse minore 9 m); sulla sua sommità sorgerà una terrazza panoramica servita da un ascensore trasparente, che permetterà ai visitatori di ammirare da una "posizione inedita" lo skyline urbano e il Monviso. Il complesso sarà dotato anche di un centro multifunzionale che ospiterà mostre, iniziative e manifestazioni, su modello di quanto accade nel termovalorizzatore in funzione da anni nel centro di Vienna.

I vari elementi dell'impianto di Gerbido sono stati realizzati da aziende specializzate in Italia e in Europa; a ulteriore garanzia di qualità, gli ingegneri progettisti di Trm hanno fatto diversi sopralluoghi negli stabilimenti dei fornitori per verificare modalità produttive e materiali.

Termovalorizzatore TRM - rendering«Il cantiere procede nel rispetto dei tempi previsti», spiega l'ingegner Giusi Di Bartolo, responsabile unico del Procedimento e responsabile dei Lavori di Trm. «Confidiamo che entro il 31 dicembre di quest'anno si arrivi al completamento del 60 per cento della costruzione. Al termine dei lavori, a gennaio 2013, l'impianto sarà utilizzato in esercizio provvisorio per un anno». Una volta a regime, prosegue l'esperta, «il termovalorizzatore del Gerbido smaltirà ogni anno 421 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani (rsu) "a valle della raccolta differenziata", quelli cioè che vengono gettati nei cassonetti grigi e non si possono più riciclare; tratterà anche i rifiuti assimilabili ai solidi urbani (rsa), cioè gli scarti della raccolta differenziata [i rifiuti derivati dalle attività di riciclo delle frazioni differenziabili, ndr]; esclusi tassativamente fanghi e rifiuti ospedalieri, per i quali non siamo autorizzati».

Si parla di «termovalorizzatore» e non di inceneritore perché, precisa Di Bartolo, «l'impianto, oltre a ridurre fortemente il volume della spazzatura, consentirà anche di produrre energia termica ed elettrica, con conseguente risparmio di risorse naturali. Il Gerbido fornirà riscaldamento a circa 17 mila case e luce a circa 150 mila famiglie». Si stima che in un anno arriverà a evitare la produzione di un milione di tonnellate di CO2.

Ma c'era proprio bisogno di un termovalorizzatore a Torino? «Lo sviluppo economico e sociale che da circa mezzo secolo interessa i Paesi più avanzati», risponde l'ingegnere, «ha fatto esplodere i problemi del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti, della tutela dell'ambiente e del contenimento dei costi del servizio. Non possiamo più continuare a interrare milioni di tonnellate di immondizia nelle discariche, perché questo rappresenta una pesante ipoteca per l'ambiente di oggi e, soprattutto, per quello di domani». Solo nella discarica di Basse di Stura, chiusa il 31 dicembre 2009 dopo 26 anni di attività, sono state depositate 21 milioni di tonnellate di spazzatura.

Termovalorizzatore TRM - stazione elettricaD'altronde la politica della Provincia di Torino è in linea con la normativa europea (direttiva Ue n° 98 del 19/11/2008) finalizzata a minimizzare gli impatti ambientali, sanitari, sociali ed economici attraverso una gerarchia di azioni volta a ridurre i rifiuti alla fonte (es. imballaggi delle merci meno voluminosi), recuperare i materiali ancora impiegabili nei processi produttivi (es. plastica, vetro, carta, alluminio...), recuperare energia dalla frazione di rifiuti che rimane (attraverso termovalorizzatori), smaltire in discarica controllata i residui non più ulteriormente valorizzabili.

L'impianto del Gerbido è dunque parte di un sistema integrato di gestione dei rifiuti su scala provinciale che prevede, attraverso lo sviluppo della raccolta differenziata, il recupero e il riciclaggio dei materiali per una quota minima del 50 per cento (obiettivo superato fin dal 2009).

Progettazione, costruzione ed esercizio provvisorio del termovalorizzatore richiederanno un impegno finanziario complessivo da parte di Trm stimato in 503 milioni di euro. Secondo i responsabili dell'azienda la validità dell'intero progetto è testimoniata dal fatto, unico in Italia, che è stato finanziato per oltre l'80 per cento (413 milioni di euro) in project finance, con fondi stanziati da Banca europea degli investimenti (Bei), Bnp Paribas, Unicredit e Sace. Il resto (90 milioni) è stato messo a disposizione dai soci (Comune di Torino e la quarantina di altri Comuni dell'hinterland che beneficeranno dell'impianto). In questo modo, il termovalorizzatore non grava eccessivamente sui bilanci dei soci.

La Trm potrà generare utili per restituire il prestito grazie alla vendita dell’energia prodotta, alla tariffa di conferimento e alla vendita dei "certificati verdi" attribuiti per la quota di rifiuti biodegradabili.

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