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Le due culture

Molte volte dopo la giornata lavorativa trascorsa tra gli scienziati, la sera "evadevo" , per cosi' dire, con qualche collega letterato. Avevo la costante sensazione di muovermi tra due gruppi che ormai non comunicavano quasi più tra loro e che, quanto ad atmosfera intellettuale, morale e psicologica, avevano poco in comune.

Diderot e D’Alambert, fondatori e curatori dell'Enciclopedia - dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei mestieri, “monumento culturale dell'Illuminismo” secondo la definizione, senz’altro sottoscrivibile, di Piergiorgio Odifreddi, erano rispettivamente un letterato e un matematico: al lume della ragione, scienza e umanesimo – o meglio: scienziati e umanisti, perché le guerre e gli scontri sono sempre fra uomini e non fra idee – non appaiono certo contrapposte. Al contrario, dalla collaborazione di due spiriti diversi nasce una delle opere più alte della storia della civiltà occidentale – l’Enciclopedia, appunto.

Ma allora quando e in quali termini si è originata la dicotomia, il dualismo, tra scienziati e umanisti? E quali sono le conseguenze, oggi, di questa tragica scissione tra le due culture, come Snow definisce scienza e arte?

Charles P. SnowLe due culture, di C. P. Snow, edito da Marsilio, è la ristampa di due interventi ormai divenuti classici, che nel 1959 e nel 1963 scossero le coscienze sonnacchiose degli accademici inglesi, per poi diffondersi su scala planetaria, di traduzione in traduzione. Il volume è completato da una serie di brevi interventi di Giulio Giorello, Giuseppe O. Longo, Piergiorgio Odifreddi, che attualizzano il dibattito ancor di più di quanto non emerga dalla semplice lettura del testo.

Nel primo intervento, trascrizione di una conferenza tenuta un paio di mesi prima nel Senato dell’Università di Cambridge, l’analisi di Snow è semplice e tagliente, non lascia scampo: “Molte volte dopo la giornata lavorativa trascorsa tra gli scienziati, la sera "evadevo" , per così dire, con qualche collega letterato. Ho avuto naturalmente, amici intimi tra gli scienziati come tra gli scrittori. Vivendo tra questi gruppi, e ancor più, penso, spostandomi regolarmente dall'uno all’altro e viceversa, mi trovai nella condizione di dovermi occupar del problema di quelle che, ancor molto prima di scriverne, battezzai fra me "due culture". Avevo infatti la costante sensazione di muovermi tra due gruppi - di pari intelligenza, di identica razza, di estrazione sociale non molto differente, di reddito pressoché uguale - che ormai non comunicano quasi più tra loro e che, quanto ad atmosfera intellettuale, morale e psicologica, avevano così poco in comune che si sarebbe creduto non di essere andati da Burlington Houise o South Kensigton a Chelsea ma di avere attraversato un oceano.”

Umanisti e scienziati vivono dunque in mondi separati, disconoscendosi e disprezzandosi gli uni con gli altri. Ma con questo atteggiamento, che si forma in pieno romanticismo e che viene mantenuto anche nel cuore del ‘900, non fanno che denunciare la propria ignoranza. E anche la propria irresponsabilità perché, secondo Snow, è proprio a causa di questo spirito di separazione che il fossato di separazione tra nord e sud del mondo, tra ricchi e poveri, si va progressivamente allargando.

Gli umanisti, secondo Snow, non hanno compreso l’enorme portata culturale e pratica della Rivoluzione Industriale. Come specifica meglio nel secondo intervento “la rivoluzione scientifica è il solo metodo in virtù del quale la maggior parte degli uomini può raggiungere cose di primaria importanza (anni di vita, libertà dalla fame, sopravvivenza dei fanciulli), quelle cose di primaria importanza che noi consideriamo ovvie e naturali, ma che in realtà abbiamo conquistato attraverso la nostra rivoluzione scientifica da tempo non poi così immemorabile”. Questo comporta, prosegue Snow, che i politici non riescono a valutare in modo corretto l’immensità del progresso che i paesi ricchi potrebbero, con il loro impegno, portare in aiuto dei paesi più poveri.

Ma Snow non divide gli umanisti-cattivi dagli scienziati-buoni. La tesi principale è che sia “pericoloso avere due culture che non possono o non sanno comunicare. In un tempo in cui la scienza determina gran parte del nostro destino, cioè se dobbiamo vivere o morire, è pericoloso nel senso più pratico. Gli scienziati possono dare cattivi consigli, e coloro cui spetta prendere decisioni non possono sapere se sono buoni o cattivi.”

Ciò che colpisce degli interventi è soprattutto l’estrema lucidità con cui l’autore mette in relazione l’assenza di dialogo tra le due culture e il disagio sociale diffuso nel mondo. Disagio pratico e tangibile, misurabile in morti per fame e miseria. Dolore reale, dunque, che può essere combattuto solo attraverso la realizzazione di una vera e propria catena umana, che sappia fondere l’intervento tecnologico con la saggezza politica.

Leggendo le brevi, limpide pagine di Snow, sembra evidente che in 50 anni non siamo stati in grado di fare un solo passo in avanti.

In copertina


Charles P. Snow
Marsilio editore
2005
137
8831786156

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