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Notizia del 19/08/2002

Primi successi nel trapianto di tessuti clonati

Nessuna reazione di rigetto nel bovino per i tessuti clonati

Robert P.Lanza Arrivano novità da oltreoceano sul fronte della clonazione: i ricercatori dell'Advanced Cell Technology hanno utilizzato tessuti ottenuti con questa tecnica per effettuare dei trapianti nei bovini.

Questa company americana aveva già calcato le scene dei rotocalchi nel dicembre 2001 con l'annuncio della clonazione del primo embrione umano.

Robert Lanza e collaboratori hanno preso delle cellule dall'epitelio dei bovini e le hanno clonate; da queste hanno poi ricavato dopo un periodo di coltura in vitro e in vivo delle cellule cardiache, muscolari e renali.

I tessuti così ottenuti sono stati trapiantati sottocute negli stessi bovini da cui erano state prelevate le cellule di partenza.

Dopo tre mesi dal trapianto i tessuti clonati si sono integrati e non hanno suscitato importanti reazioni immunitarie, al contrario di quelli derivati da un animale donatore.

Il tessuto renale è stato coltivato in vitro fino ad ottenere delle strutture che hanno permesso la costituzione in vivo di unità renali, i tubuli e glomeruli renali. Questi, non solo sono risultati funzionali, ma anche in grado di produrre importanti ormoni per il metabolismo, come l'eritropoietina. I valori di urea e creatinina, due parametri utili per stabilire la funzionalità del rene, si sono avvicinati a quelli normali, senza però raggiungerli.

Infine, hanno controllato che non ci fosse una reazione immunitaria specifica contro i prodotti del DNA mitocondriale.

La clonazione, sulla carta, ha il vantaggio di ridurre i rischi di rigetto: utilizzando delle cellule identiche a quelle del paziente per il trapianto, il rischio dovrebbe essere nullo, o quasi.

L'unica obiezione posta riguarda la presenza di DNA mitocondriale estraneo: in questa tecnica il nucleo della cellula del paziente viene introdotto in una cellula uovo enucleata.

In questa cellula sono presenti però dei mitocondri, i quali hanno un loro genoma e producono delle proteine che possono essere riconosciute dal sistema immunitario.

Per questo motivo potrebbero indurre una reazione di rigetto.

I ricercatori dell'Advanced Cell Technology hanno dimostrato che nel loro sistema, e per un periodo di tre mesi, questo DNA estraneo non ha influenze importanti sul trapianto.

Occorrerà studiare lo stesso fenomeno in altre specie prima di poter trarre delle conclusioni.

Inoltre, questa tecnica non è ancora traslabile all'uomo perché le cellule non vengono fatte differenziare in vitro ma nell'embrione, cosa moralmente inaccettabile.

Ciò non toglie che gli esperimenti di Robert Lanza rappresentino un'importante passo per la trapiantologia, che, nonostante gli importanti progressi compiuti, non può ancora soddisfare le richieste delle oltre 5000 persone in attesa di trapianto ogni anno.

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