Dolore cronico: ancora troppi pazienti senza una cura adeguata.

I risultati della campagna Link Up condotta dall'Associazione Vivere senza dolore alla quale ha preso parte l'Ospedale San Luigi di Orbassano.

L’Azienda Ospedaliero-Universitaria San Luigi di Orbassano è uno dei 15 centri che ha aderito all’indagine condotta durante la campagna itinerante LINK UP, promossa dall’Associazione pazienti “Vivere senza dolore” con il patrocinio del Ministero della Salute.vivere senza dolore

L’indagine, che ha coivolto 15 centri specializzati nella cura del dolore e 65 medici di famiglia appartenenti alla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), aveva come obiettivo quello di sondare i percorsi assistenziali compiuti effettivamente dai pazienti con dolore, che accedono agli ambulatori di medicina generale e ai centri ospedalieri per la terapia antalgica.

I risultati, ottenuti grazie alla compilazione da parte dei clinici, sia ospedalieri sia di famiglia, di appositi questionari, fanno emergere come ancora non esista una vera rete Ospedale-Territorio in Italia, dal momento che i pazienti, nel 46% dei casi, accedono autonomamante - in alcuni casi senza neppure una terapia in corso - ai centri di terapia del dolore, senza neppure uno screening preventivo eseguito dal medico di famiglia, come invece prevede la Legge 38 del 2010 sulle "Cure palliative e terapia del dolore". Questo porta alla presa in carico da parte del centro ospedaliero di pazienti che potrebbero essere curati in altri ambiti, evitando così l’allungamento delle liste d’attesa per quei pazienti che necessitano realmente di cure più specifiche.

Le percentuali di malati senza una terapia o con terapie non idonee sono ancora alte, basta pensare che i FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) sono ancora oggi i farmaci più utilizzati anche per trattamenti cronici oltre i 4 mesi.

La comunicazione tra il medico di famiglia e il centro specialistico è scarsa: in oltre l’80% dei casi, il paziente rimane in carico al centro.

mediciPer quello che riguarda i dati raccolti presso gli ambulatori dei medici di famiglia, si evidenzia come l’impiego dei farmaci oppioidi per la cura del dolore non sia ancora preso molto in considerazione. Questo potrebbe spiegare l’alta percentuale, pari al 75%, di pazienti con dolore non controllato, in carico al medico di famiglia.

La campagna Link Up ha evidenziato come sia indispensabile costruire un network tra malato, medico di famiglia e specialista del dolore sia per facilitare il percorso di cura dell’assistito, sia per ottimizzare le risorse a disposizione. Gli obiettivi principali sono a questo punto educare il paziente sul corretto iter da seguire e continuare nel processo di formazione del medico di famiglia, figura cardine all’interno della rete territoriale.

Una volta migliorata la conoscenza della Legge 38, a tutti i livelli, sarà dunque possibile attuare quanto prima quel modello di continuità assistenziale Territorio-Ospedale che consentirà di ridurre gli accessi impropri ai centri specialistici, abbattendo le liste di attesa e fornendo a chi ne ha bisogno prestazioni qualificate, in tempi brevi.

Per approfondimenti: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_4.jsp?lingua=italiano&area=curePalliativeTerapiaDolore