Dossier

Le piante e l'acqua

L’intervento dell’uomo

L'acqua è indispensabile per la vita della pianta: se il suo bilancio idrico si mantiene positivo, cresce e si sviluppa nel migliore dei modi, arrivando a fiorire, a maturare dei frutti e a produrre dei semi, che riprodurranno esemplari della spessa specie. L'uomo, sin dai tempi antichi, ha capito che somministrando acqua alle piante quando ci sono condizioni di siccità può ottenere raccolti abbondanti.

C'era una volta: lavoro umano per irrigare

L'irrigazione consiste proprio nel distribuire delle quantità di acqua idonee per mantenere in positivo il bilancio idrico delle piante. Si tratta di un intervento che ha delle basi fisiologiche precise e che diventa indispensabile nella pratica agricola quando l'acqua presente nel terreno e l'umidità atmosferica non sono sufficienti a coprire il fabbisogno idrico delle piante coltivate durante il loro ciclo biologico.

L' esigenza idrica delle piante, vista dal punto di vista della produzione, corrisponde in pratica alla quantità di acqua necessaria per produrre la sostanza organica. Viene di regola calcolata in volumi di acqua per produrre tonnellate di sostanza secca. Si tratta di un dato molto variabile, perché le piante hanno fabbisogni molto diversi, che può perciò passare da 800-1.000 metri cubi a circa 5.000 metri cubi per tonnellata di sostanza secca prodotta.

La somministrazione dell'acqua non comporta problemi quando la superficie da bagnare è piccola, come quella di un piccolo giardino o di un orto. In questi casi le quantità si dosano facilmente in base ai bisogni delle singole piante.

canale d'irrigazione per risaie a terrazze

Più complessa è la distribuzione sulle grandi superfici coltivate. Esistono diversi sistemi d'irrigazione che si adattano alle numerose situazioni aziendali. La possibilità di adottarne uno piuttosto che un altro dipende da una serie di considerazioni preliminari.

Da un punto di vista tecnico occorre conoscere i fabbisogni delle colture, la natura del terreno, l'andamento climatico, la distribuzione delle precipitazioni, le condizioni della falda sottostante.

Da un punto di vista economico occorre valutare la disponibilità ed il costo di risorse come l'acqua o l'energia, i costi d'impianto e di manutenzione degli impianti irrigui, la redditività della coltura.

I quattro principali sistemi usati attualmente per irrigare i campi sono: per sommersione, per infiltrazione laterale, per aspersione o a goccia.

Il sistema per sommersione è adatto quando l'acqua è abbondante, i campi sono in piano e le piante coltivate crescono molto vicine le une alle altre. L'acqua sommerge i campi per un certo periodo di tempo e poi la parte residua, che non si è infiltrata, viene fatta defluire. Il riso è il classico esempio di coltura irrigata con questo sistema.

Un tipo particolare di sommersione è quella cosiddetta a conche, utilizzata nei frutteti. Intorno ai tronchi degli alberi si scavano delle conche che vengono poi riempite d'acqua.

Nelle colture seminate a file sufficientemente distanti, come il mais o le piante orticole, si usa il sistema per infiltrazione laterale. Il terreno tra una fila e l'altra è scavato con un solco, dove viene immessa l'acqua, che da qui raggiunge le vicine radici.

Per questi due sistemi occorre mettere in conto delle elevate perdite d'acqua durante la distribuzione e la necessità di sistemare i terreni con lavori appropriati.

L'irrigazione per aspersione o a pioggia utilizza poca acqua e ne permette un controllo migliore. L'acqua viene distribuita da irroratori, che possono essere statici o rotativi, che ruotano cioè intorno a un asse verticale e irrorano uno spazio circolare o un settore di cerchio. Si usano per colture di pieno campo.

L'irrigazione a goccia eroga piccole ma frequenti quantità d'acqua nella zona intorno alle radici di ogni pianta, tramite tubicini di plastica. Questo metodo assicura una minima perdita di acqua per evaporazione o infiltrazione nel terreno.

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