Dossier

LISiN, tra ricerca e prevenzione nel mondo dei muscoli

Intervista al Dr. Riva

Viene da chiedersi come mai, alla luce delle controversie che da anni riguardano gli interventi di episiotomia, si investa ancora così poco per questo tipo di ricerca. Il Dr.Diego Riva, ginecologo presso il Pelvic Floor Center della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano (Mi), già Presidente dellaAssociazione Italiana di Uroginecologia ( AIUG), ci ha fornito alcune spiegazioni.

Dr. Riva, l’intervento di episiotomia pare essere al centro di un dibattito acceso. Secondo lei, dal momento che esiste la tecnologia per risolvere alcuni degli interrogativi nodali, come mai si investe così poco in Italia per la ricerca su questo fronte?

PartoPenso che il problema maggiore, da questo punto di vista, consista nella distanza temporale molto ampia  che intercorre tra il possibile evento lesivo (l’episiotomia) ed il manifestarsi dell’incontinenza fecale: ne consegue una grande difficoltà, da parte dei medici, di risalire ad eventi di molti anni addietro, quasi sempre senza avere a disposizione una documentazione clinica precisa. Secondariamente queste acquisizioni sulla denervazione sfinterica conseguente ad episiotomia sono molto recenti e non sono ancora entrate a far parte delle conoscenze “assodate” dei clinici. Ho il grande privilegio di poter lavorare con il gruppo del Prof. Merletti in un campo così interessante ed innovativo, e questo è molto stimolante per ampliare i miei orizzonti di ricerca sperimentale e clinica.

Il sito internet del LISiN, diretto dal Prof. Merletti, evidenzia l’importanza della formazione, della condivisione delle conoscenze e della coordinazione tra gruppi di ricercatori clinici e ricercatori in bioingegneria. Tuttavia, pare che il messaggio per ora sia stato recepito soprattutto all’estero. Perché?

In Italia si fa molto fatica a scambiare nozioni tra compartimenti diversi: i medici, ad esempio, che sanno moltissimo sui meccanismi del parto, comunemente hanno scarsissime nozioni di bio-ingegneria della muscolatura pelvica. Gli ingegneri, a loro volta, fanno fatica a trovare ascolto presso i clinici per applicazioni cliniche fruibili dai medici. Ci sono indubbiamente molte “gelosie” e chiusure: all’estero le cose sembrano andare un po’ meglio.

Come vede il futuro della prevenzione per le patologie da parto?

È una questione molto aperta e molto studiata in tutto il mondo. La soluzione non risiede certo nell’estensione a tappeto del taglio cesareo, ma nel promuovere ricerche (e fortunatamente ce ne sono in atto anche in Italia) che siano in grado di indicare quali sono le donne che possono partorire quel particolare neonato (con il suo peso, la sue dimensioni, ecc) in modo naturale (e fortunatamente sono la maggioranza) e quelle che invece presentano fattori di rischio tali da consigliare un parto cesareo.

Insomma, le patologie da parto sono ancora oggi un tema importante e da non sottovalutare. Enormi progressi sono stati fatti negli ultimi decenni, ma molto lavoro rimane ancora da fare. Come hanno sottolineato gli esperti, inoltre, in Italia c’è un ritardo programmatico nella ricerca di settore, qualcosa che per la verità affligge il mondo della ricerca scientifica tout court ormai da molto tempo; tuttavia il potenziale rimane ricco e promettente. Non ci resta che augurarci un futuro ricco di sorprese positive da parte delle politiche di investimento. Se così dovesse essere, consigliamo vivamente di tenere le luci puntate sul LISiN, un centro di eccellenza dove le idee non mancano e i risultati si vedono ogni giorno.

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