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Tragedia della Costa Concordia: come contenere i danni ambientali

Tragedia della Costa Concordia: come contenere i danni ambientali

Due esperti del Consiglio nazionale delle ricerche ci raccontano, sulla base della loro conoscienza, quali rischi per l'ambiente possono derivare dal naufragio della nave e come si può intervenire per cercare di mitigarli.

Dopo il momento dello sgomento e del lutto per le vittime del tragico naufragio della nave da crociera Costa Concordia di fronte all'isola del Giglio, cresce di giorno in giorno la preoccupazione per i rilevanti danni ambientali che possono derivare a una pregiata area marina italiana.

I pericoli sono molteplici, primo fra tutti l'inabissamento della nave che ne renderebbe impossibile la sua rimozione,  ma soprattutto il reupero delle 2.300 tonnellate di combustibile contenute nei suoi serbatoi.

Costa ConcordiaIntanto dalla nave hanno già iniziato a fuoriuscire liquidi oleosi, provenienti dalle cucine, sostanze detergenti e rifiuti solidi di ogni genere, costituiti per lo più dagli arredi presenti a bordo.  Bisogna pensare che si tratta di una vera e propria città galleggiante, lunga 300 metri e alta 52, come un palazzo di 15 piani, con 4.200 "abitanti", e che quindi i materiali e le sostanze a vario titolo usate per le necessità quotidiane della nave erano in quantitativi rilevanti.

Grazie alle interviste a due esperti del Consiglio Nazionale delle RicercheEmilio Campana direttore dell’Istituto nazionale per studi ed esperienze di Architettura navale (Insean) e Francesca Garaventa  dell'Istituto di Scienze marine (Ismar), cerchiamo di avere un quadro degli scenari possibili e degli interventi che è possibile mettere in campo per mitigare il più possibile le conseguenze per l'ambiente marino, per gli abitanti dell'isola e per il turismo.

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