Dossier

Cinque tappe nella quarta dimensione: le dimensioni della caverna

E se, diss'io, uno lo trascinasse via a forza...

-E se, diss'io, uno lo trascinasse via a forza di lì, per l'aspra e ripida salita, e non lo lasciasse prima d'averlo tratto alla luce del sole, non credi che egli soffrirebbe e rilutterebbe a esser trascinato, e una volta giunto alla luce, con gli occhi pieni di bagliore non sarebbe in grado di veder nulla delle cose che ora diciamo vere?

-Non potrebbe no, almeno tutto d'un tratto.

-Avrebbe invece, credo, bisogno di abituarvisi, per poter vedere gli oggetti alla superficie; e anzitutto discernerebbe più facilmente le ombre, poi le immagini umane e degli altri oggetti riflesse nell'acqua, infine gli oggetti stessi; quindi egli vedrebbe più facilmente i corpi celesti e il cielo stesso di notte, guardando la luce delle stelle e della luna, anziché di giorno il sole e la luce solare.

Come si diceva più sopra, Platone ha in sé un qualche ottimismo. Infatti, è convinto che sia ben possibile che un pareticolo, guidato al di fuori del suo mondo, possa pian piano abituarsi alla nuova situazione e apprezzarne i nuovi punti di vista.

Però, anche in questo, il suo sguardo sarebbe sempre uno sguardo bidimensionale. Degli oggetti (tridimensionali) vedrebbe e distinguerebbe le ombre. Si entusiasmerebbe nell'ammirare il cielo notturno, che ai suoi occhi sarebbe sempre e solo la volta celeste, senza percepire la solidità dei pianeti, delle stelle, dello stesso sole.

Viene da dire che Platone sia convinto che un pareticolo, strappato alla sua parete, possa conoscere il mondo vedendone le proiezioni. I suoi occhi, abituati da sempre a percepire il mondo oscuro e piatto della parete, non possono non guidarlo ad acquisire una visione d'insieme tridimensionale se non per mezzo di una collezione di visioni bidimensionali.

E quant'è moderno, anche in questo, il grande filosofo greco! Questa sua aspettativa richiama alla memoria il procedimento (che si ritrova anche in Rucker) col quale visualizzare un cubo quadridimensionale per mezzo di cubi tridimensionali.

Così, di proiezione in proiezione, un pareticolo può essere in grado di far sua una nuova natura ed estendere il proprio modo di essere a una dimensione in più. Ci chiediamo, allora, se non siamo autorizzati anche noi a sperare che qualcuno venga a guidarci fuori dalla nostra piatta tridimensionalità, donandoci l'appagamento che sicuramente si deve provare osservando un mondo con quattro dimensioni.

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