Nota conclusiva
La lettura geometrica che abbiamo voluto proporre con Tiguf supmet per La freccia del tempo è una lettura che poggia sugli elementi che abbiamo disseminato in Agli abitanti dello spazio in generale, Almanaccando sulla quarta dimensione, Tutta questa storia per un po' di anacronismi, Le dimensioni della caverna.
In particolare, Tiguf supmet non riprende nulla della quadridimensionalità che caratterizza gli altri quattro saggi. In Tiguf supmet si parla solo della sofferenza, del disagio, dell'angoscia che si provano a immaginare situazioni nelle quali la tridimensionalità dell'ambiente in cui viviamo viene violata, o in basso (scendendo in un mondo schiacciato su due dimensioni) o peggio in alto (quando davanti a noi si spalanca l'abisso di una quarta dimensione).
Avere la possibilità di muoversi lungo una direzione in più ci dà sì grande libertà, ma ci grava anche di un fardello pesantissimo: non tutte le leggi alle quali siamo abituati valgono ancora; anche le nostre sensazioni possono fallire. A questo proposito si veda Le dimensioni della caverna.
Ma è soprattutto angosciante sapere che abbiamo nuove possibilità. Il Quadrato di Flatlandia aveva scoperto che muovendosi nella terza dimensione poteva passare attraverso le pareti e, orrore, toccare a un suo simile l'interno dello stomaco, del cuore.
In La freccia del tempo questo ciclo di angosciose nuove potenzialità si completa di una tappa essenziale: la violazione dell'orientamento naturale è rappresentata da Amis in modo tale che ognuno di noi ne viva il dramma e sente che gli è stato inflitto un trauma.