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Da transgenico a cisgenico: nuove frontiere per le biotecnologie verdi

La biologia molecolare oggi permette di abbreviare i tempi nell’opera di miglioramento genetico delle piante utili all’uomo. La cisgenesi è lo strumento più innovativo per realizzarla.

I prodotti transgenici, sin dalla loro nascita, sono oggetto di persistenti dubbi di tipo etico e salutistico. Perciò le nuove frontiere della ricerca in ambito di biotecnologie verdi guardano con speranza all’adozione di tecniche in grado di dare i migliori risultati, per produttori, consumatori e ambiente, senza l’apporto di materiale genetico estraneo. Meleto in fiore Se ne è parlato nel corso della 16° edizione degli Incontri Fitoiatrici 2009, organizzati da Agroinnova a Torino nel mese di marzo 2009.Come ha spiegato il Prof. Angelo Garibaldi, Presidente di Agroinnova, “A differenza della transgenesi, che con la tecnica del DNA ricombinante introduce nelle piante geni provenienti da specie diverse, la cisgenesi, facendo uso della medesima tecnica, permette di ottenere piante geneticamente modificate che sono del tutto simili a quelle ottenute per via riproduttiva sessuale. Questo perché il gene o i geni sono “familiari” alla pianta da trasformare, in quanto derivano da una pianta donatrice dello stesso genere o specie; dunque, biologicamente compatibile. Pertanto dovrebbero venire meno le obiezioni di natura etico-ideologica, perché il gene introdotto è un cisgene omologo (ovvero con un'origine evolutiva comune) al DNA del ricevente e perché nel “costrutto genico” scompaiono totalmente geni selettivi estranei”.

E’ grazie a questa nuova tecnica che il Professor Cesare Gessler, illustre fitopatologo del Politecnico di Zurigo ospite agli Incontri Fitoiatrici torinesi, ha condotto la sua sperimentazione sul melo, una tra le più importanti colture delle zone a clima temperato europee ed anche una delle prime piante ad essere sottoposta ad analisi molecolare. L’idea è partita proprio dalla considerazione che l’incorporazione di geni da donatori come batteri, funghi o insetti, che non sono non compatibili con il genoma del ricevente (tecnica della transgenesi) provoca questioni altamente controverse. Per ovviarvi, il Professore, in collaborazione con ricercatori italiani, ha optato per l’impiego di geni di resistenza già presenti nel genere Malus e nelle numerosissime specie che da esso hanno avuto origine in modo naturale. Mela colpita da ticchiolatura I geni di resistenza utilizzati nella sperimentazione sono presenti nel melo selvatico (appartenente al genere Malus come nei meli allevati per frutticoltura ) e lo preservano dagli attacchi di due tra le più importanti malattie che possono colpire le pomacee: la “ticchiolatura”, causata dal fungo Venturia inaequalis, e il “colpo di fuoco batterico”, il cui agente, un batterio, per la sua pericolosità è inserito nella lista europea dei patogeni da quarantena ed in Italia è soggetto alle misure di lotta obbligatorie. Allo stato attuale delle cose, le due malattie costringono i frutticoltori ad eseguire trattamenti con agrofarmaci per arrivare alla raccolta dei frutti: in Piemonte, il numero di trattamenti ammonta a 10-12 per ciclo colturale, con le indubbie conseguenze sulla salute degli operatori , dei consumatori, sempre più propensi a preferire prodotti non contaminati da prodotti chimici, e dell’ambiente.

Con l’inserimento di geni “amici” è possibile ottenere, per via vegetativa, piantecisgeniche, che risultano essere piante con caratteri genetici del tutto uguali a quelli della specie di partenza. La nuova tecnica di biologia molecolare permette cioè di arrivare più in fretta a inserire in tutte le piante coltivate, tra cui il melo è pioniere, i caratteri più utili all’uomo, come la resistenza alle malattie, abbreviando quello che l’uomo ha fatto nei secoli con il miglioramento genetico.

La metodologia, ovviamente, presenta ancora dei lati migliorabili e passibili di ulteriori ricerche, come ad esempio il fatto che l’inserimento del cisgene nel genoma avviene in modo casuale, per cui nell’espressione genica potrebbero sorgere imprevisti. Altre problematiche riguardano poi la legislazione di riferimento, che dovrebbe distinguere questa nuova tipologia di prodotti da quelli transgenici propriamente detti. E, per finire, ci sono i problemi legati ai costi per la preparazione di un appropriato dossier per la realizzazione dei prodotti cisgenici, stimati in alcuni milioni di euro. Costi di cui dovrebbe farsi carico, ne sono convinti i ricercatori interessati, l’ente pubblico e non l’organismo privato, come è successo con i prodotti transgenici. Ad esso infatti si richiede di essere accorto nell’esame degli effettivi problemi di tipo ambientale legati alle pratiche agricole correnti e, pensando al domani, attento e responsabile nel valutare, confrontandoli, i possibili rischi per il benessere dei cittadini e dell’ambiente derivanti dal mantenere, in agricoltura, tecniche consolidate o adottarne di nuove.

Per approfondimenti:

La terza via dell’ingegneria genetica http://www.ilpungolo.com/ilpungolo-pdf.asp?NWS=NWS5663

Il miglioramento genetico di piante da frutto http://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/il-miglioramento-genetico-di-piante-da-frutto-07078.cfm

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