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"Carpet", la campagna oceanografica che ci dà la previsioni del tempo

Dopo un inverno particolarmente mite e piovoso, si attende un'estate calda e secca.

E' terminata da qualche giorno la campagna oceanografica internazionale “Carpet, Characterizingurania Adriatic Region Preconditioing EvenTs”, svoltasi nell'Adriatico settentrionale a bordo della nave oceanografica Urania del Cnr. I ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) di Venezia hanno focalizzato il loro interesse sulle cosiddette “acque dense” che durante l'inverno si sono formate nel Nord Adriatico e verso primavera si sposteranno influenzando il clima dell’intero bacino. Dai risultati emerge che dopo un inverno caratterizzato da temperature miti e da una piovosità eccezionale, soprattutto nel Nord-Est del Paese, ci aspetta un'estate calda e secca.

Durante l'inverno nel mare Adriatico, in particolare nel Golfo di Venezia, si formano le «acque dense», cioè dei flussi d’acqua che, essendo più pesanti a causa del freddo e dell’alto livello di salinità, sprofondano verso il basso, favorendo il rinnovamento dei fondali grazie all’apporto di ossigeno. In seguito a questo processo si crea una corrente profonda che fa scendere verso sud le acque fredde lungo la costa italiana e risalire dallo Ionio verso nord quelle calde, lungo il litorale orientale. Quest’anno, però, qualcosa è andato storto: il clima mite e piovoso di gennaio ha rallentato di molto il rinnovamento delle acque generando enormi masse di acqua poco densa, che non potranno raggiungere i fondali del sud Adriatico e dello Ionio.

Le conseguenze non sono ancora certe, ma probabilmente questi cambiamenti porteranno ad un aumento delle temperature medie estive e a un’ulteriore diminuzione delle precipitazioni.

Inoltre, verranno probabilmente intaccati anche gli ecosistemi marini. Infatti, da un lato il mancato mescolamento delle acque porterà meno ossigeno verso il fondo, dall’altro l’elevato apporto di nutrienti arrivati dai fiumi in piena favorirà la proliferazione di alghe microscopiche che, una volta decomposte, abbasseranno ulteriormente i valori di ossigeno, causando possibili morie di pesci e molluschi.

Per questo studio sono state utilizzate metodologie di avanguardia tra cui, per la prima volta a livellosiluro remus nazionale, un sofisticato ‘siluro’, il Remus 100, messo a disposizione gratuitamente da un’azienda statunitense, la Hydroid-Kongsberg, che cattura importanti informazioni sulle caratteristiche fisiche della colonna d'acqua.

Stime più concrete riguardo a ciò che ci attende nei prossimi mesi arriveranno dal convegno della European Geosciences Union che si svolgerà a Vienna dal 27 aprile al 2 maggio, ma è indubbio che siamo di fronte ad un cambiamento climatico in continua evoluzione dettato dal moltiplicarsi di eventi meteo e situazioni estreme.