A 150 anni dall’Unità d’Italia, Angelo Guerraggio, dell'Università Bocconi, e Pietro Nastasi, dell'Università di Palermo, propongono un viaggio lungo il percorso di unificazione sottolineando il ruolo della scienza nella creazione di una moderna identità nazionale.
La ricerca storica ha spesso sottovalutato il contributo della cultura scientifica allo sviluppo delle vicende nazionali; nel libro “L’Italia degli scienziati. 150 anni di storia nazionale” i due autori raccontano, attraverso le vite di diciotto personaggi, i contributi apportati dagli scienziati italiani, non solo alle rispettive discipline, ma anche e soprattutto alla vita culturale e politica del paese.
Lo stretto legame tra scienza, società e politica viene evidenziato partendo dalla partecipazione degli scienziati alla definizione delle linee di sviluppo culturale ed economico del nuovo Stato Unitario, attraverso personaggi come Quintino Sella, politico e ingegnere e mineralologo, che propose un modello di sviluppo basato sull’innovazione; Antonio Meucci, celebre per aver inventato il primo apparecchio telefonico e che appoggiò fortemente l’unificazione d’Italia, Antonio Pacinotti, inventore della dinamo e senatore del Regno d’Italia, Galileo Ferraris, anch’egli senatore e ideatore del motore elettrico a corrente alternata, Alessandro Cruto, inventore della lampadina elettrica.
Viene considerato il periodo del fascismo, con particolare attenzione ai pochi scienziati che nel 1931 rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, come il chimico Giorgio Errera e il matematico Vito Volterra. Il periodo del dopoguerra e il successivo impoverimento di quel sistema che aveva reso l’Italia un paese all’avanguardia in diversi settori dell’innovazione scientifica.
Guerraggio e Nastasi riflettono infine sui fenomeni attuali e sul ruolo che la scienza riveste nello sviluppo della società italiana odierna.
