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Notizia del 06/12/2005

Presentazione del volume: L’EUROPA DEGLI AMERICANI Dai Padri fondatori a Roosvelt

Martedì 6 dicembre 2005 alle ore 17 nella Sala di Mappamondi dell’Accademia delle Scienze (con ingresso da Via Accademia delle Scienze 6) si terrà la presentazione del volume di Massimo L. Salvadori L’EUROPA DEGLI AMERICANI Dai Padri fondatori a Roosvelt, pubblicato dagli editori Laterza. Alla presentazione, che fa parte della serie di incontri che l’Accademia delle Scienze di Torino dedica a volumi scritti o curati da Soci, intervengono i Professori Tiziano Bonazzi, Claudio Gorlier, Raimondo Luraghi. Sarà presente l’autore. Presiederà l’incontro il Professor Carlo Augusto Viano

Copertina libro Salvadori Tra fine Settecento e metà Novecento gli Stati Uniti conobbero una costante ascesa, mentre l’Europa iniziò un viaggio culminato in una crisi distruttiva. Si è trattato di uno dei grandi cicli della Weltgeschichte, di una parabola quanto mai densa e simbolicamente eloquente, la quale ha visto, su un versante, l’Europa partire dall’incontrastata supremazia culturale, economica e militare delle sue maggiori potenze e pervenire ad una rovina senza precedenti in seguito al più devastante dei conflitti; sull’altro, l’America seguire un percorso di ininterrotta ascesa, che l’ha portata a diventare alla fine dell’Ottocento la maggiore potenza economica e a metà del Novecento la più forte delle due superpotenze.

Questo libro ha come oggetto la ricostruzione dell’immagine dell’Europa nella tradizione politica americana, quale è andata formandosi ed evolvendosi dall’età dei Padri fondatori a quella di Franklin Delano Roosevelt.

Nel ciclo storico iniziato con la nascita degli Stati Uniti, il tramonto in Europa degli antichi regimi e la rivoluzione francese, l’avvio della grande modernizzazione economica e sociale segnata dalla prima fase della rivoluzione industriale, e chiusosi con il trionfo dell’America e l’eclissi dell’Europa, la coscienza degli americani fu caratterizzata da due direzioni di sviluppo, che non trovarono e in effetti non potevano trovare la loro saldatura o sintesi. L’una aveva la sua espressione nel senso della comune appartenenza del Vecchio e del Nuovo Mondo alla ‘civiltà occidentale’; l’altra, invece, nella predominante persuasione che questi mondi non solo fossero diversi, ma si contrapponessero in materia di etica, politica e organizzazione sociale, nell’idea che l’America rappresentasse una nuova Terra Promessa per tutti coloro che avevano voltato le spalle all’Europa, vista alla stregua di un Egitto da quanti ne erano fuggiti. Il suo nucleo forte fu la convinzione di una superiorità etica, politica e civile del Nuovo Mondo su quello Vecchio, tale da voler indurre ad erigere una barriera, che per molti riguardi si desiderava invalicabile, volta a impedire la diffusione negli Stati Uniti di quelli che nel linguaggio corrente della grande maggioranza degli scrittori politici e dei leader americani erano definiti i ‘mali’, i ‘vizi’, i ‘veleni’ di un’Europa profondamente corrotta e fornitrice di deprecabili esempi.