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Notizia del 07/02/2002

Nove maialini "umanizzati": una speranza per i trapianti?

Le nuove frontiere della medicina per ovviare alla carenza di organi per il trapianto

Il trapianto di organi rappresenta uno dei settori in cui la medicina moderna ha fatto passi da gigante negli ultimi 20 anni.

La percentuale dei pazienti che sopravvive ad un trapianto di organi dopo 1,5 e 10 anni è approssimativamente dell'85%, 65% e 50%.

Purtroppo l'accessibilità a questa cura è un fattore fortemente limitante, infatti mentre in soli tre anni il numero di pazienti in lista di attesta è triplicato, meno di un quarto di questi hanno potuto ricevere il trapianto.

La tecnologia moderna ha portato ad un aumento di disponibilità di organi, prelevandoli da donatori viventi o appena defunti. Sfortunatamente in questo ultimo caso le probabilità di successo sono molto basse.

Le campagne di informazione per la donazione degli organi, specialmente nei Paesi in cui è stato istituito il consenso presunto, hanno portato ad un incremente degli organi disponibili, ma ancora non sufficiente.

I donatori viventi possono offrire solo alcuni organi, come il rene, il fegato, il polmone, il pancreas e piccolo intestino, anche se in questi casi la percentuale di successi è elevatissima.

Nonostante la generosità dei molti donatori viventi negli Stati Uniti nel 2000 sono morti oltre 6100 pazienti per mancanza di organi: si calcola che mentre ogni giorno 60 pazienti ricevono il trapianto, 17 muoiono per non poterlo ottenere.

Proprio per questi motivi i ricercatori stanno cercando fonti alternative di organi, quali le cellule staminali o gli animali umanizzati, per effettuare i cosiddetti xenotrapianti.

Il termine xenotrapianto si riferisce al trapianto di un organo che deriva da una specie diversa.

Infatti il termine "xeno" deriva dal greco "estraneo" o "straniero".

La storia degli xenotrapianti ha origine all'inizio del diciasettesimo secolo, quando la trasfusione di sangue da animali a uomo veniva praticata in Inghilterra e Francia.

Già nel diciannovesimo secolo vennero effettuati i primi tentativi di trapianto di cute da animali.

I primi pallidi successi arrivarono nel 1964, nel laboratorio dove lavorava Reemtsma, quando reni di scimpanzé vennero trapiantati in pazienti.

I loro pazienti sopravvissero per periodi tra 11 giorni e due mesi, tranne un caso che arrivò addirittura a nove mesi, e che morì per cause indipendenti dal trapianto.

Il primo trapianto di cuore nell'uomo è stato effettuato con l'organo prelevato da uno scimpanzé, sempre nel 1964 nel laboratorio di Hardy, sfortunatamente questo non era in grado di supportare la circolazione sanguigna umana perchè troppo piccolo.

Molti altri tentativi sono stati effettuati, senza grandi successi a causa dell'intolleranza del nostro organismo verso organi animali, che si manifesta con la reazione di rigetto, nonostante l'utilizzo di sostanze che deprimo il sistema immunitario responsabile del danno.

Attualmente si è giunti alla conclusione che l'ideale per gli xenotrapianti sono i non primati, per il ridotto rischio di trasmettere malattie all'uomo.

Sfortunatamente i candidati a questo tipo di trapianto hanno spesso organi troppo piccoli, oppure costituiscono specie in via di estinzione.

I candidati ideali, dal punto di vista della fisiologia e della dimensione, sembrano essere i maiali, anche perchè ne esistono linee mantenute in cattività e sterilità già da diversi anni.

Infatti i punti da considerare sono quattro:

- la barriera di natura immunitaria dovuta alla differenza di specie

- la compatibilità di funzione e dimensione degli organi

- il rischio di infezioni

- l'accettabilità di questa pratica da parte della società e dei potenziali pazienti.

In particolare la reazione immunitaria che si verifica verso gli xenotrapianti differisce da quella degli allotrapianti (da uomo a uomo), per una componente in più.

Infatti durante le prime settimane di vita, in seguito all'assunzione di cibo, i bambini sviluppano degli anticorpi verso strutture presenti su batteri, virus e parassiti chiamate galattosio-1-3-galattosio o epitopo gal.

Queste strutture, che sono dal punto di vista degli zuccheri, e sono simili a quelle che costituiscono il gruppo B del sangue, sono presenti anche sulla superficie delle cellule del maiale.

Le biotecnologie hanno permesso di creare dei maiali che non presentano queste molecole, modificando il loro genoma, e nove di questi maialini sono nati recentemente in Virginia, al Ppl Therapeutics di Blacksburgh.

Questi rappresentano una speranza nel futuro dei trapianti, ma non sono che un primo passo.

Infatti gli organi derivati da animali privi dell'epitopo Gal e inseriti in babbuini vengono comunque rigettati, a causa di altre componenti, anche se la reazione è meno violenta.

Quindi gli studi stanno procedendo per abbattere anche questa barriera, e poter poi concentrarsi sugli studi di compatibilità fisiologica e anatomica, e alla creazione di linee animali prive di patogeni e allavate in ambienti sterili.

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