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Dall'Istituto di Ricerca di Candiolo una nuova cura per il tumore al colon

Contro una delle malattie più difficili da combattere l'IRCC propone un mix di farmaci che è pronto per la sperimentazione

Il cancro al colon è una delle neoplasie più diffuse dell'apparato gastrointestinale e una delle principali causecandiolo di morte per cancro. Solo in Italia si osservano circa 40 nuovi casi ogni 100.000 abitanti.

Una possibile soluzione arriva recentemente dal Laboratorio di genetica molecolare dell’Istituto di Candiolo, dove dei ricercatori diretti dal professor Alberto Bardelli sono riusciti a bloccare in vitro la crescita delle metastasi di un cancro al color retto. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Science Translational Medicine”.

Quello che accade generalmente è che dopo un determinato periodo, che dura dai 6 ai 12 mesi, le cellule tumorali smettono di rispondere al farmaco a bersaglio molecolare Cetuximab e ricompaiono le metastasi al fegato.

La novità apportata dai ricercatori nella cura al cancro sta nel fatto di utilizzare una nuova combinazione di farmaci che si è dimostrata in grado di bloccare la proliferazione del tumore divenuto resistente. Inoltre, grazie a un nuovo esame, la biopsia liquida che scova il DNA del tumore nel sangue, è possibile valutare in anticipo quando il paziente avrebbe sviluppato la resistenza alla terapia.

E' da circa tre anni che il professor Bardelli, che ha lavorato in stretto contatto con la Divisione di Oncologiatumore colon Medica dell’ospedale Niguarda di Milano diretta dal dottor Salvatore Siena, cerca di trovare una cura ai tumori del colon retto che presentano l’alterazione di una molecola (EGFR) presente sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale.

I risultati sono arrivati e ora partirà la sperimentazione sui pazienti che durerà un paio di anni. Verranno loro somministrati due tipi di farmaci antitumorali: al già noto Cetuximab sarà affiancato un altro farmaco, il Mek Inibitore.

Lo studio sui malati è stato significativamente chiamato con “Ares”, che richiama il nome del mitologico dio della guerra, perché questa è una vera e propria battaglia della scienza contro una delle malattie più difficili da combattere.  

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