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Candiolo in evidenza nella lotta al cancro del colon

All'Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro scoperto il gene che contrasta le cure del tumore all'intestino

E' la mutazione del gene KRAS la causa dell'insorgere della resistenza al trattamento farmacologico in pazienti affetti da tumore al colon retto.  Questa l'importante scoperta, meritevole della pubblicazione su Nature, una delle più autorevoli riviste scientifiche del mondo, effettuata all'Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo da  Alberto Bardelli, biologo dell’Istituto e professore dell’Università di Torino, insieme alla collega Sandra Misale, a Salvatore Siena, oncologo medico dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda, e ad altri ricercatori del Memorial Sloan Kettering di New York.

Colon rettoL'aspetto più significativo evidenziato dalla ricerca è che la resistenza ai farmaci intelligenti, quelli che colpiscono bersagli molecolari mirati,   causata dalla mutazione del gene KRAS,  può essere individuata mesi prima che si manifesti clinicamente.

Il tumore del colon-retto è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste questo organo e, con circa 40.000 nuovi casi all'anno, in Italia rappresenta il terzo tumore maligno per incidenza e mortalità,  dopo quello della mammella nella donna e quello del polmone nell'uomo.   La malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il picco massimo verso gli 80 anni e colpisce in egual misura uomini e donne.

Nella maggior parte dei pazienti con tumori del colon retto si rileva l’alterazione di una molecola presente sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale: EGFR. Lunghi anni di studio hanno permesso di mettere a punto due farmaci che riducono l’attività aberrante di questa molecola alterata: gli anticorpi monoclonali cetuximab e panitumumab. L’utilizzo in clinica di questi anticorpi anti-EGFR ha dimostrato una buona efficacia nel ridurre l’aggressività della malattia, ma solo in un numero limitato di pazienti.

Gene KRASBardelli e il suo gruppo sono riusciti a identificare nei frammenti di DNA rilasciato dal tumore nel sangue del paziente, una spia genetica (il gene KRAS mutato) che si ‘accende’ con mesi di anticipo rispetto a quando l’esame radiografico indica che il tumore ricomincia a crescere.   Ma la scoperta non si limita a scoprire in anticipo la causa della ricaduta.

I risultati pubblicati su Nature suggeriscono che, qualora le cellule tumorali diano segni di resistenza, sarà possibile affiancare ai primi due farmaci un terzo, che blocca un enzima chiamato MEK e che rallenta, o talvolta blocca completamente, le cellule resistenti.

Tali scoperte sono state rese possibili dall’utilizzo di macchinari diagnostici chiamati ‘BEAMing’: tecnologie sofisticate  in grado di velocizzare enormemente  l’esame dei campioni di sangue e nello stesso tempo di potenziare  la capacità di cogliere le mutazioni più piccole. Macchinari disponibili presso l’Istituto di Candiolo grazie alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, che ha finanziando il loro acquisto e lo sviluppo delle tecnologie relative.

Il programma di ricerca è stato finanziato dall'AIRC grazie ai fondi del 5 per mille, si chiama “Terapie Mirate sul Cancro Metastatico”  ed è coordinato  da Paolo Comoglio, direttore dell’ Istituto  di Candiolo.

Gli straordinari risultati raggiungi hanno permesso di avviare nel giro di soli 2 anni una sperimentazione clinica di fase 2 ben prima della conclusione del programma di ricerca finanziato da AIRC, che terminerà fra tre anni.

Ancora una volta l'oncologia molecolare, ovvero lo studio dei meccanismi genetici dei tumori e del funzionamento dei farmaci, si traduce rapidamente in terapie personalizzate.

 

 

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