I nuovi studi sul cambiamento climatico prevedono non solo l’acquisizione e la valutazione di dati scientifici sullo stato fisico del clima mondiale ma anche la previsione di scenari possibili in base all’impatto che il cambiamento esercita su uomo e natura. Le evoluzioni future infatti possono dipendere largamente dalla capacità di reagire al cambiamento del clima: è fondamentale quindi studiare i metodi e le tecniche di mitigazione, ovvero tutte le risoluzioni possibili in campo politico, sociale ed economico per eliminare o quanto meno ridurre le emissioni di gas serra, responsabili dell’aumento della temperatura sulla Terra. Questo sarà l'obiettivo di CIRCE (Climate Change and Impact Research: the Mediterranean Environment), il progetto europeo, finanziato con 10 milioni di euro nell’ambito del VI programma quadro della Unione Europea, che è stato lanciato all'inizio di maggio 2007 a Bologna presso la sede del CNR.
Dal Portogallo alla Siria, dalla Gran Bretagna a Israele, il progetto, che è il più grande ad occuparsi di ricerca sul clima dell'area del Mediterraneo, unisce 62 centri di ricerca europei, mediorientali e nordafricani che sarranno impegnati a studiare gli impatti climatici non solo dal punto scientifico, ma anche da quelli economico e sociale. Infatti una delle novità introdotte dal progetto di ricerca europeo CIRCE è proprio l’integrazione di diverse conoscenze per fornire una valutazione scientifica dei cambiamenti climatici globali in atto, dei suoi impatti e degli eventuali sistemi di mitigazione che possano essere adottati, in linea con la strategia di studio adottata dal più grande organo mondiale: l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change - Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici). In particolare dovranno essere analizzati i costi, quindi gli investimenti necessari, e i benefici che potranno derivare dalla messa in atto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici
“CIRCE produrrà ricerca e conoscenza sul clima del Mediterraneo e sui suoi impatti” ha dichiarato Antonio Navarra (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), “i risultati, frutto della collaborazione tra matematici, fisici, climatologi, agronomi, economisti e informatici, saranno messi a disposizione sia della comunità scientifica che dei decisori politici. Con questo progetto, la ricerca diventa strumento per supportare, con i dati scientifici e la previsione di scenari futuri, le azioni di risposta, ovvero le strategie di mitigazione, ai mutamenti indotti dai cambiamenti climatici.”
Le "aree di impatto" oggetto delle valutazioni di CIRCE saranno: risorse idriche, sicurezza agricola ed alimentare, ecosistemi terrestri, zone costiere ed ecosistemi marini, insediamenti umani, energia e industria, assicurazioni ed altri servizi finanziari e salute. Gli studi dovranno inoltre essere supportati da una attività di divulgazione scientifica dei risultati prodotti in campo accademico nazionale e internazionale.
Per l'Italia partecipano, oltre all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che ha il ruolo di coordinatore del progetto, il CMCC (Centro Euro-Mediterraneo dei Cambiamenti Climatici), la Fondazione ENI Enrico Mattei, l’ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), l’ASL di Roma (Dipartimento di Epidemiologia), le Università degli Studi della Tuscia, di L’Aquila, di Bologna e del Salento e l’OGS (Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) di Trieste.
Il lancio di CIRCE è avvenuto in concomitanza con la pubblicazione della terza parte del IV rapporto dell’IPCC. A Bangkok, il 4 maggio, sono state infatti presentate le tecniche e le risoluzioni per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, descritti nei precedenti capitoli di lavoro dell’IPCC, pubblicati in febbraio e aprile di quest’anno. Dopo la sezione di Bangkok, in novembre (il 16, a Valencia) il lavoro verrà completeto con il report definitivo di sintesi.