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Bioetanolo di seconda generazione a Crescentino

Nel comune del Vercellese nasce il primo impianto industriale che produce combustibile dagli scarti dei campi.

Era il 2006 quando il gruppo Mossi & Ghisolfi, già leader italiano da molti anni nei settori delle plastiche e del poliestere, decise di puntare sul futuro e sulle nuove tecnologie green.

Gruppo Mossi GhisolfiOggi, dopo 7 anni di ricerche, 18 mesi di cantiere, il lavoro di 200 ricercatori e 300 milioni di euro investiti nell’innovazione, prende il via il frutto della scommessa degli imprenditori.

I numeri sono notevoli, ma il risultato lo è ancora di più: si tratta infatti del primo impianto industriale che produce combustibile dagli scarti dei campi. Il primo nel mondo, e si trova in Piemonte, in un comune del Vercellese, a Crescentino.

L’utilizzo del bio-carburante ha innumerevoli ripercussioni positive sull’ambiente. All’interno di un motore a scoppio, rispetto a benzina o gasolio, comporta assenza di metalli pesanti e polveri sottili e bilancio “neutro” per quanto riguarda la CO2. Le emissioni di anidride carbonica sono ridotte infatti del 90%.

La struttura di Crescentino è all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.

Dopo una prima fase di lavoro sul bio-etanolo di prima generazione, è stata messa a punto Bioraffineria Crescentinouna tecnologia produttiva di seconda generazione, la PROESATM, per l'utilizzo di biomasse no food. Mentre i combustibili da mais o canna da zucchero sfruttano il frutto della pianta, la benzina di questo impianto deriva da giunchi, foglie, rami. Questo porta ad innumerevoli vantaggi, in quanto non si va ad intaccare la produzione di cibo.

Si potrebbe obiettare che in un territorio specifico come quello piemontese, non ci sia abbastanza disponibilità di un’unica biomassa, e che questo potrebbe portare ad un elevato aumento dei costi, a cui si dovrebbero aggiungere il prezzo di trasporti e logistica nel procurarsi la materia da altre zone.

Per superare il problema è stata messa a punto la “biomass agnostic”, una tecnologia che funziona indipendentemente dalla biomassa con cui viene alimentata, agendo stagionalmente con le diverse tipologie di materia prima disponibile. In questo modo, a seconda che sia estate o inverno, si potranno utilizzare quegli elementi che abbondano nel periodo.Canna Arundo Donax

In particolare si è trovato nella canna arundo donax una biomassa ideale: è disponibile infatti in grande quantità nel nostro territorio, cresce ai margini dei fiumi e quindi non va ad intaccare le colture e cresce anche spontaneamente.

Da essa si estrae la cellulosa chiusa nella lignina che, per opera di enzimi specifici, è tagliata in molecole più piccole adatta alla fermentazione e ciò permette la produzione d’alcool, in questo caso di bioetanolo.

Per ottenere la materia prima i ricercatori hanno stimato che basterebbe utilizzare il 3% dei terreni abbandonati in Italia, senza intaccare le attuali coltivazioni destinate all’agricoltura tradizionale. Nel nostro Paese ci sono circa 18 milioni di tonnellate di residui agricoli utilizzabili che gli agricoltori lasciano sul terreno e solo nelle zone vicine a Crescentino ci sono 1000 ettari di terreni marginali che vengono coltivati a canna. Occorrerà quindi informare e sensibilizzare gli agricoltori in merito.

Questa nuova tecnologia tutta italiana ha attirato l'attenzione di molti altri Paesi nel mondo, verrà infatti presto esportata anche in Danimarca e Brasile.

Ma la ricerca non si è ancora conclusa, gli studiosi sono all'opera per migliorare i risultati ottenuti. Per il futuro è prevista l’introduzione del carburante di terza generazione.

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