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Prepariamoci

Luca Mercalli lancia il suo appello a raccogliere la sfida ecologica globale e realizzare un progetto coraggioso per salvare il futuro del nostro Pianeta

Angoscia e stupore. Questi i due sentimenti che ti invadono leggendo «Prepariamoci» , l’ultimo libro di Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana e volto noto della trasmissione «Che tempo che fa» su Rai3.

Angoscia perché gli scenari delineati dal meteorologo sui cambiamenti climatici, in parte già in atto e in parte a venire, hanno conseguenze che toccano prima o poi ciascuno di noi: crisi economica e finanziaria locale e globale, conflittualità tra gli Stati per l’accaparramento di nuove risorse energetiche e naturali, aumento del prezzo dell’energia, ridotta disponibilità alimentare, instabilità sociale e migrazioni, abbattimento della qualità di vita media, aumento delle disparità sociali, rischio di derive autoritarie… Le cronache quotidiane sono piene di notizie “in linea” con questi scenari. Ormai, scrive Mercalli, «più che salvare il Pianeta, dobbiamo salvare noi stessi. L’unica cosa intelligente da fare è preparare, in fretta, il proprio piano B. Il piano A è la vostra vita di tutti i giorni».

Lo stupore della lettura subentra nel constatare l’assoluta coerenza dello scienziato e dell’uomo. Il meteorologo suggerisce una serie di provvedimenti da adottare per passare al piano B, come: «usare meno energia e ottenerla il più possibile da fonti rinnovabili», «riciclare tutto il riciclabile», «viaggiare solo quando indispensabile», «produrre e mangiare cibo locale», «incoraggiare la ricerca», «non farsi imporre un modello sociale basato sull’apparenza»… E l’uomo Mercalli agisce: installa i pannelli solari in casa e la coibenta, coltiva l’orto, risparmia l’acqua, differenzia l’immondizia, alimenta il pc con energia autoprodotta, viaggia solo se indispensabile e quando possibile con i mezzi pubblici, si veste con abiti comodi e adatti all’ambiente climatico senza farsi tiranneggiare dalla moda, si impegna a diffondere informazioni (oltre mille conferenze in vent’anni) e devolve alla ricerca il ricavato della propria attività divulgativa.

Tra il dire e il fare, insomma, c’è assoluta specularità e qui sta anche la novità del volume: «Troppo spesso», spiega Mercalli, «leggo libri che teorizzano scenari astratti o impraticabili, buoni finché restano sulla carta, e mi chiedo se l’autore fa anche solo un decimo di quanto propone»; il meteorologo è solito rivolgere analoghi interrogativi ai relatori dei convegni, che «hanno sempre qualche alibi» per giustificare la loro mancata adesione ai principi “aurei” declamati dal palco. «L’esperienza che descrivo in queste pagine», prosegue, «è fatta di azioni piuttosto semplici che cerco di realizzare in prima persona, con un impegno quotidiano costante, ma facendo una vita piena e senza privarmi di nulla. Non sono ricette né risolutive né ottimali, ma che ognuno di noi può realizzare subito, senza delegare l’iniziativa ai politici e agli industriali», che comunque hanno le loro responsabilità.

«Io sto realizzando da anni il mio “progetto locale” in poche centinaia di metri quadrati abbarbicati sulle pendici alpine della bassa valle di Susa», rivela. «Il vero comfort consiste nel poter contare il più possibile su se stessi, anche di fronte a un futuro incerto». E con logica stringente chiosa: «Scrivo queste pagine anche per interesse personale. Infatti, se in futuro le cose non andranno più come oggi e ci saranno momenti di crisi profonda, quante più saranno le persone che avranno messo in atto il loro piano B, tante più saranno le speranze di mantenere in vita una società civile».

Buona parte del libro è dunque dedicata a descrivere quali azioni compiere per “prepararsi”. Così, ad esempio, in merito all’approvvigionamento energetico, Mercalli ammette che «la soluzione miracolosa non c’è». (…) Tutte le tecnologie a nostra disposizione «sono inadeguate a sostituire la bulimia energetica cui siamo abituati. È vero che l’energia potrà essere ricavata dal sole, dal vento, dalle biomasse, ma in quantità molto più limitata rispetto al presente». Quindi, «in attesa che (forse) arrivi una soluzione efficace che ora non si vede, l’unica via ragionevole è quella della massima efficienza (fare di più con meno) e del risparmio», fino a rendere sufficiente la produzione energetica da fonti rinnovabili.

E avverte: «Non si ammicca qui al pauperismo né al passatismo: la mia esperienza non è fatta di posizioni radicali, in quanto conduco un’esistenza normale», sebbene ad alcuni possa sembrare bizzarra. Come la volta che (testimoni noi), in un ristorante di Torino, Mercalli chiese al cameriere di sostituire le bottigliette d’acqua campana, già accomodate sul tavolo, con prodotti che arrivassero da fonti più vicine. L’espressione sul volto del cameriere napoletano era un misto tra la sorpresa e il risentimento (quella doveva certo essere una delle richieste più stravaganti della sua carriera), ma alla fine il “capriccio” del cliente fu assecondato.

A questo punto sorge spontanea una domanda: Mercalli è un fanatico estremista? Un allarmista esagerato? «A chi mi dà del catastrofista in genere rispondo che l’amico che ti avverte di un buco nel quale stai per cadere viene ringraziato. Il problema è che qui il buco ancora non si vede, grazie alla benevola lentezza evolutiva del sistema Terra, che ci dà ancora un po’ di tempo per rinsavire: è appena più avanti, ma è molto grosso. Una volta raggiunto impareremo tutti, senza libri e senza conferenze».

Purtroppo, continua il meteorologo, «l’uomo è una specie animale complicata. Le ricerche di psicologia sociale applicate alla percezione del cambiamento climatico dicono che la conoscenza non è sufficiente a far cambiare atteggiamento». Molti comportamenti relativi ai consumi e agli usi di energia avvengono a livello inconscio: «Le persone vorrebbero praticare comportamenti sostenibili, ma poi cedono a mille altre pressioni e condizionamenti, soprattutto alla questione dell’identità di gruppo».

Dunque, spiega Mercalli, «basterebbe che qualcuno riuscisse a cambiare i valori di fondo della società perché le masse vi si uniformino… è figo avere i pannelli solari, un’auto piccola, spegnere le luci quando si esce da una stanza. Sarebbe un cammino breve, se venisse instillato dalla pubblicità, promosso dalle religioni, normato dalle leggi, diffuso dall’informazione, invece diventa eterno se deve emergere controcorrente». Dalla politica, prosegue citando Alex Langer, tra i fondatori dei Verdi italiani, «ci si potrà aspettare che attui efficaci spunti per una correzione di rotta e, al tempo stesso, sostenga e forse incentivi la volontà di cambiamento», mentre un’impostazione «ecologica punitiva, che presupponga un diffuso ideale pauperistico, non avrà grandi chances nella competizione democratica».

Al termine del libro Mercali stila anche un programma in 36 punti per una nuova politica, che abbia come obiettivo primario «non lo sviluppo economico fine a se stesso, bensì la qualità di vita, dell’ambiente, delle relazioni umane»: altre indicazioni concrete per passare dal dire al fare. Così l’angoscia un po’ si stempera, ma lo stupore resta.

In copertina


Luca Mercalli
Chiarelettere

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