Recensioni

Buchi neri evanescenti

Che cosa è un buco nero? E quali leggi lo descrivono? Un libro agile, dal linguaggio semplice, efficace ed evocativo, da leggere con la mente e con il cuore.

Non vi è nulla di più strano di un buco nero per la sua semplicità e bellezza matematica, nulla di più misterioso di un buco nero per il suo essere trappola cosmica,” scrive Monica Colpi, docente di Fisica stellare e astrofisica presso l’Università di Milano Bicocca.

In effetti, l’evoluzione del concetto di buco nero si è snodata attraverso una serie di ostacoli cognitivi, paradossi e capovolgimenti del consolidato, tanto estrema è la sua natura. Ed è probabilmente questo senso di mistero che sembra in grado di rinnovarsi perpetuamente, questo continuo rilancio delle idee al di là degli orizzonti del buon senso che le “stelle oscure”, come erano originariamente battezzate, oggetti celesti tanto affascinanti sia per gli astrofisici che per la grande comunità dei curiosi.

L’occasione per l’opera prima – in senso divulgativo – di Monica Colpi è data da una notizia ampiamente rimbalzata sui giornali nel luglio 2004: il celebre astrofisico inglese Stephen Hawking chiede di intervenire a un congresso internazionale per annunciare che ha sbagliato. Di più: Hawking sostiene di aver dimostrato che i suoi “avversari scientifici” hanno ragione. Al sugo della notizia non contribuisce solo il contenuto scientifico, ma anche la modalità. In ballo, infatti, c’è una scommessa: mentre Hawking e Thorne credono che un buco nero faccia sparire per sempre l’informazione (e la memoria), il loro collega Preskill è convinto che sia possibile trovare un meccanismo adeguato per recuperare l’informazione proprio grazie alla teoria dell’evaporazione del buco nero dello stesso Hawking. Chi vince riceverà in dono un’enciclopedia a sua scelta, da cui trarre tutte le informazioni che desidera.

Inutile dire che il tema è complesso. In questo contesto con informazione si intende una forma di legame causa-effetto che può essere seguita andando indietro nel tempo: a patto di conoscere in modo completo le condizioni dell’universo oggi, possiamo – in linea teorica – ricostruire lo stato dell’universo nel passato. Questo “ottimismo temporale”, è negato da Hawking e Thorne, convinti che un buco nero non si limiti a nascondere l’informazione, ma la distrugga, la cancelli. L’universo insomma sarebbe costellato da inceneritori di passato. Si tratta una conclusione che i fisici moderni tendono a ritenere inaccettabile, incongruente cioè con la visione scientifica del mondo. Infatti nonostante l’avvento della meccanica quantistica, nella fisica moderna sopravvive felicemente ancora una forma di determinismo, sotto forma di principio di simmetria. In breve, se invertiamo il senso dello scorrimento del tempo, le equazioni della fisica non cambiano: da questo punto di vista, la fisica è come un carrello su un binario che può essere fatto correre avanti e indietro, e che funziona perfettamente in entrambi i sensi di marcia. È una proprietà di simmetria, questa, a cui è difficile rinunciare. La posizione di Hawking e Thorne si configura dunque come conclusione paradossale, secondo la definizione del filosofo Mark Sainsbury: un paradosso è “una conclusione apparentemente inaccettabile, che deriva da premesse apparentemente accettabili, mediante un ragionamento apparentemente accettabile.”

In poche pagine Monica Colpi riesce in due intenti non banali. In primo luogo raccoglie, contestualizzandoli scientificamente, gli stimoli a cui il grande pubblico è stato sottoposto: si tratta di un follow-up di cui si sente ferocemente il bisogno. È un modo intelligente e costruttivo per alzare il livello della divulgazione scientifica. In secondo luogo, la Colpi si mette in gioco, ottenendo il risultato di comunicare il senso più profondo della ricerca. Utilizzando un linguaggio del tutto libero dai luoghi comuni della divulgazione, si muove con naturalezza tra la tensione indirizzata a una comprensione razionale dell’universo e la sfida emotiva che la rappresentazione scientifica del mondo impone. In altri termini, tra il capire la natura di un buco nero e il sentirla.

Il formato stesso della collana nottetempo della casa editrice Gransasso si presta a entrambe le operazioni: non possiamo che auspicarci che si riesca a mantenere la rotta.

Una sola nota per il lettore: è chiaro che un paradosso viene percepito tanto meglio quanto più stridente sia l’apparente inaccettabilità delle conclusioni rispetto alla apparente accettabilità di premesse e ragionamento. Per godere di un paradosso, insomma, occorre essere in grado di interiorizzarne l’enormità, la dissonanza: Apollo, nonostante tutti i ragionamenti di Zenone, supera la tartaruga dopo pochi passi, facendosi beffe dell’infinita divisibilità dello spazio. E chiunque sia dotato di un minima dose di buon senso cercherebbe di sottrarsi alla freccia scagliata dall’arco, nonostante si possa dimostrare (paradossalmente) che non arrivi mai a bersaglio.

Nel nostro caso, in effetti, il “paradosso di Hawking” riesce ad apparire tale solo con una certa difficoltà: è difficile sostenere che la perdita di informazione in un buco nero sia un una “conclusione apparentemente inaccettabile”. Al senso comune appare debole. E tuttavia la rottura di un principio di simmetria che appare intrinseco alla fisica è veramente cosa stridente: come se si fosse scoperto che esistono notti oltre le quali il Sole non torna a sorgere.

In copertina


Monica Colpi
nottetempo editore
2005
83
8874520646

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