Il primo contatto con gli extraterrestri entro venti anni?
Probabilmente qui si esagera con l'ottimismo. Comunque Seth Shostak, astronomo dell'Istituto SETI (sigla che sta per Ricerca delle Intelligenze Extraterrestri), in California, ha fatto un po' di conti ed ha concluso che il primo contatto radio con una civiltà aliena, se là fuori ce n'è una, avverrà entro venti anni.
Il suo ragionamento parte dalla celebre formula di Drake, elaborata nel 1961 dall'omonimo astronomo calcolando il tipo di stelle presenti nella galassia, la loro probabilità di avere pianeti, e che poi questi siano adatti alla vita, fino a calcolare la probabilità che su di essi si possa sviluppare una civiltà.
Usando calcoli analoghi, ma integrandoli con le previsioni sulle future capacità dei nostri computer e delle nostre tecnologie in genere, Shostak ha concluso che nella galassia ci devono essere tra 10.000 ed un milione di sorgenti radio. I radiotelescopi in funzione, e quelli futuri, con computer sempre più potenti, dovrebbero riuscire ad analizzare tutte le emissioni radio delle stelle "candidate" ad ospitare pianeti con vita intelligente entro venti anni, appunto.
C'è da sottolineare che Shostak non sta dicendo che "sicuramente" troveremo ET. Il ragionamento è infatti molto diverso: entro quel lasso di tempo dovremmo aver trovato una sorgente radio intelligente, e se non l'avremo trovata potrebbe voler dire che siamo soli nella galassia.
Le affermazioni di Shostak, apparse sulla rivista New Scientist, hanno generato molte reazioni nella comunità scientifica che si occupa della SETI, e non tutte positive. Del resto, fare previsioni, di qualsiasi tipo, sulla vita intelligente è sempre un azzardo, visto che per il momento ne abbiamo solo un esempio a disposizione: il nostro. E con un campione unico a disposizione c'è poco da generalizzare.