Notizie

Nonostante il nome decisamente poco digeribile, il meteorite ALH84001, che si ritiene sia caduto sulla Terra dopo un lungo viaggio da Marte, dal quale fu scagliato via a seguito dell'impatto di un asteroide, è una vera e propria stella.

Si guadagnò le prime pagine dei giornali quando furono trovate al suo interno formazioni di magnetite (minerale magnetico composto da ferro e ossigeno) che si riteneva potessero essere state lasciate solo da un particolare tipo di batteri, che quindi un tempo vivevano su Marte.

Poi arrivarono ipotesi differenti, basate sul fatto che quelle formazioni potevano benissimo essere di origine inorganica, cioè non create da esseri viventi.

L'ultimo capitolo di questa saga è un articolo pubblicato dal Journal of Applied and Environmental Microbiology. Guidati da Kathie Thomas-Keptra, del Johnson Space Center della Nasa, un gruppo di ricercatori americani e canadesi hanno riesaminato il meteorite e le sue microscopiche formazioni magnetiche, trovando qualcosa di nuovo.

Gli scienziati hanno applicato una serie di test alle strutture in modo da ottenere sei proprietà fisiche che, se presenti tutte assieme, indicavano che il materiale magnetico doveva per forza essere stato generato da forme viventi. "Nessun materiale di origine non biologica - dice Thomas-Keptra - sia prodotto in natura che in laboratorio, ha mai superato tutti questi criteri".

Nel caso del meteorite marziano, invece, il 25% della magnetite presente risponde ai requisiti necessari, quindi dovrebbe essere di origine batterica.

I microrganismi che avrebbero prodotto il fenomeno sarebbero simili a quelli terrestri chiamati magnetotattici, che sistemano i cristalli magnetici al loro interno in modo da ricavarne vere e proprie bussole.

Naturalmente la storia di ALH84001 è tutt'altro che chiusa, e sicuramente anche su questa ricerca ci sarà una nuova serie di botta e risposta attorno ad una delle questioni scientifiche più importanti della storia umana: la vita su altri pianeti.