Venus, il robot che imita i pesci

 

 

Potremmo chiamarli i robot della natura ma in realtà sono i robot "bio-inspired" che imitano la moltitudine di esseri viventi presenti sul nostro pianeta.
I prototipi più recenti sono stati presentati durante "Bio-inspired Robotics", la Conferenza Internazionale che lo scorso 14 e 15 maggio ha riunito i massimi esperti del settore presso il Centro Ricerche Enea di Frascati.
È stata l’Enea stessa a presentare uno dei progetti più innovati, ovvero Venus, un robot sottomarino bio-ispirato sviluppato dal centro di ricerca italiano.

Venus, il robot che imita i pesci

Claudio Moriconi, responsabile del Laboratorio Robotica dell’Enea, si è espresso in merito a questo progetto: "La robotica nasce da due scienze separate: la meccanica e l’elettronica.
Quando si è cominciato a lavorare sui robot si sono applicate queste due scienze, con i loro vantaggi e svantaggi, ma senza tener conto delle 'esperienze' che la natura aveva fatto in milioni di anni.
Perciò la robotica bio-inspired si ispira ai risultati che l’evoluzione naturale ha raggiunto sulla Terra, replicandoli con le tecnologie disponibili in questo momento.
Ad esempio, un braccio meccanico che deve sollevare un peso viene solitamente costruito con un motore, elettrico o idraulico, che fa piegare due giunti.
Ma un arto animale ha, allo stesso tempo, rigidità e dolcezza nei movimenti che quel tipo di sistema non può ottenere.
Il robot bio-inspired utilizza invece due motori, proprio per imitare i muscoli di un arto".

Continua Moriconi in merito al progetto Venus :"Venus è l’elemento base di uno sciame di robot denso.
Gli sciami di robot hanno la caratteristica di svolgere funzioni in parallelo, garantiscono il proseguimento delle attività anche se un’unità va persa e offrono quindi la possibilità di adempiere a compiti che non sarebbero possibili per un singolo robot.
Questi sistemi sono nati per l’utilizzazione a terra dove hanno una serie di facilitazioni, tra cui il wi-fi per la trasmissione dei dati.
In un ambiente marino tutto si complica perché le comunicazioni sono più difficili.
Per questo noi abbiamo pensato di imitare i banchi di pesci: ogni robot del progetto Venus ha un compito ben preciso, ma tutti insieme formano uno sciame ‘denso’, ovvero tanti robot a distanze piccole, di poche decine di centimetri.
In questo modo si alza drasticamente la quantità di informazioni che si possono trasmettere.
Non solo: utilizzando distanze più piccole, quando l’acqua non è troppo torbida è anche possibile servirsi di una comunicazione ottica e quindi aumentare ulteriormente il ‘dialogo’ tra i robot".

Sulle possibili applicazioni di Venus conclude Moriconi: "Le applicazioni più richieste sono quelle legate alla sorveglianza. Ci sono strutture in mare che potrebbero essere bersaglio di attacchi terroristici, le cosiddette infrastrutture critiche, come piattaforme petrolifere, i gasdotti o i porti. Tutte strutture molto vulnerabili che, se danneggiate, potrebbero paralizzare parzialmente una nazione. Ad esempio, l’accesso ai porti attualmente viene controllato solo da superficie, e un attacco sottomarino non sarebbe quindi visto. Un altro utilizzo molto importante potrebbe essere per il soccorso in mare. Quando una persona cade in acqua il suo tempo di sopravvivenza, soprattutto se l’acqua è fredda, è di minuti o al massimo decine di minuti. Se la persona è vigile e agita le braccia può anche essere vista dal bordo di una nave o da un elicottero, ma se è priva di sensi trovarla è veramente difficile, in particolare quando il mare non è piatto. Invece sott'acqua individuare le persone è più facile, specialmente utilizzando uno sciame che si può estendere per centinaia di metri. Poi ci sono applicazioni tradizionali come il controllo di fauna e flora marina, il controllo degli inquinamenti e la ricerca di reperti archeologici sui fondali".