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Lampioni per Torino

L'illuminazione pubblica a Torino tra Otto e Novecento

Alle classiche sorgenti basate sulla combustione di uno stoppino immerso in qualche combustibile si affiancò, nella prima parte del secolo, la illuminazione con gas, chiamato appunto illuminante. Entrò in competizione con questa sorgente, verso la metà del secolo, l’elettricità.Questa nuovissima soluzione ad un antico problema, impiegò circa cinquanta anni per trovare una soluzione che fosse tecnicamente, fisiologicamente ed economicamente conveniente.

L'illuminazione con gas “illuminante”

Lampione a gas Il primo impianto di illuminazione con gas, venne installato a Londra all’inizio del XIX secolo; il sistema si diffuse rapidamente e permane tuttora in alcune città. A Torino le prime esperienze vennero effettuate nel settembre del 1822, per illuminare il Caffè di S. Carlo, nella omonima piazza. Nel 1837 fu costituita una Società - Ippolito Gautrier e Francesco Raymonon - per la produzione di gas, imitata l’anno successivo da un’altra società con capitale piemontese e lionese, con un opificio di produzione a San Secondo. Altre due società vennero costituite a Torino nel 1851, la Società Anonima Piemontese, con stabilimento in Borgo Dora e la Società dei Consumatori del gaz luce, con opificio in Borgo Vanchiglia. Ed è con queste due società che quaranta anni dopo avrà a che fare il prof. Galileo Ferraris, come Assessore del Municipio.

A torino l'illuminazione pubblica con lampade a gas, fu avviata il 1 ottobre 1846, con 240 fanali con gas che si affiancarono a circa 600 preesistenti lampioni ad olio. Quando il Ferraris, nel 1887, entrò nel Consiglio Municipale, a Torino erano installati circa 4000 fanali a gas, circa 300 a petrolio e poche decine elettrici. Nei fanali con gas, la luce veniva prodotta direttamente dalla fiamma; in un lampione si disponevano da tre a sei “becchi” di gas: il lampione andava acceso da un “lampionario” che doveva provvedere manualmente, spostandosi da lampione a lampione. La luce prodotta era rossastra e mancava di intensità; a queste deficienze si rimediò a Torino, a partire dal 1882 sino quasi alla fine del secolo, con una modifica che era chiamata “lucentina solare”, un composto chimico che arricchiva in idrocarburi il gas illuminante, producendo una luce più bianca e più intensa. Galileo Ferraris come assessore di Torino dovette trattare anche questo tipo di sorgente.

L'illuminazione con gas artificiale ebbe una soluzione alternativa nella illuminazione elettrica sin dalla metà del secolo scorso, ma rimase in rilevante uso sino all’inizio del nostro secolo per due motivi: da un lato l’invenzione, da parte di Auer nel 1890 di una reticella di cotone imbevuta di sali e riscaldata da un becco con gas. La luce prodotta era intensa e soprattutto “bianca”; questa soluzione, tuttora usata nelle lampade per campeggio, prolungò per alcune decine di anni l’uso “tecnico” del “gas illuminante”; dall'altro l’esistenza di contratti tra Municipi e Società del gas, solitamente di lunga durata e senza clausole di revisione tecnica. Per questo motivo, in numerose nazioni e particolarmente in Francia, si è continuata la illuminazione con gas, anche per 30 40 anni dopo la dimostrazione della superiorità tecnica ed economica dei sistemi di illuminazione elettrica.

Le nuove sorgenti elettriche

Tre sono i tipi di sorgenti elettriche proposti e sperimentati nel secolo scorso.

L’arco elettrico, che veniva ottenuto avvicinando due elettrodi di carbone tra i quali scoccava la scintilla, che si manteneva allontanando gli elettrodi. Due i vantaggi dell’arco elettrico: l'intensità rilevante della luce ed il colore, molto vicino a quello della luce solare. Gli svantaggi erano numerosi: la continua manutenzione e regolazione, la produzione di fumi ed odori, ed il rischio di improvvisi spegnimenti se la distanza tra gli elettrodi non veniva continuamente adattata, manualmente od automaticamente.

Nel 1884, quando Galileo Ferraris organizzò nell’ambito della Esposizione Italiana una sezione internazionale di Elettrotecnica, le lampade ad arco a Torino erano circa quattrocento, usate in luoghi aperti, tipicamente piazze e portici.

Le “candele” elettriche. Era stato ideato da un ufficiale del Genio russo, Jablochoff, un curioso sistema ad arco, alimentato in alternata, nel quale la “candela” poteva essere “cambiata” da personale non esperto, durava un paio di ore, ma non poteva essere riaccesa se spenta; inoltre il dispositivo emetteva fumi ed odori. A Torino, la galleria subalpina fu illuminata con queste candele nel dicembre del 1879.

La lampadina elettrica. Come forse è poco noto, la prima cittadina illuminata elettricamente con lampadine con incandescenza, analoghe a quelle che usiamo ancora oggi, è Piossasco. Qui, infatti Alessandro Cruto sperimentò un impianto con lampade ad incandescenza, alimentate in parallelo.Dimostrazioni erano state effettuate a Torino, in varie occasioni (piazza del Municipio, sala del Consiglio comunale, stazione di Porta Nuova), ma il primo impianto “municipale” fu realizzato nel 1884 in Piazza Carlo Felice qualche anno dopo e al Regio Parco.

Lampione ItalgasCOME ERA ILLUMINATA TORINO TRA IL 1880 E IL 1895

Si è scelto questo periodo per quattro motivi:

-il successo della grande Esposizione Nazionale del 1884 con una sezione internazionale, coordinata dal Ferraris dedicata all'Elettricità; l'Esposizione fu infatti terreno di confronto tra le varie soluzioni elettriche del problema con dimostrazioni pratiche. Alla chiusura di questa Esposizione, il 29 settembre 1894, venne effettuato un esperimento di trasporto di energia elettrica alternata (monofase) ad alta tensione, il primo del mondo svolto sotto il controllo di una commissione internazionale con la illuminazione della stazione di Lanzo con energia prodotta a Torino,

-l’inizio e lo sviluppo della vita pubblica di Galileo Ferraris,

-l’esistenza di numerose pubblicazioni e guide di Torino stampate in occasione dell'Esposizione; altre guide pubblicate in simili occasioni, come la nota guida del Borbonese, considerano con dettaglio l'illuminazione cittadina,

-la disponibilità di riferimenti precisi nella Relazione “Cenni sull’andamento dei servizi municipali” che veniva presentata annualmente dalla Giunta al Consiglio Municipale.

In talune di queste ultime relazioni si forniscono anche dati retrospettivi:

Dal verbale della riunione del 15 novembre 1892 si evince che tra il 1863 e il 1892 si è passati da 1520 a 4171 lampioni a gas (un fattore di aumento di circa 2,5; alla fine del 1892 si ha l'introduzione del gas+ lucentina (92) e l’introduzione dell'illuminazione elettrica (250 lampioni)

Scendendo a maggior dettaglio,si ricavano altri dati presentati per la redazione del bilancio per il 1893. Si evince che i lampioni a gas accesi tutta la notte sono 2933, quelli spenti a mezzanotte 1225, quelli a gas e lucentina sono 93, ad archi da 9,6 A 146, ad archi da 6,8 A sono 77 e le lampade da 50 cd 37. Esistono inoltre nei borghi 405 fanali con olio minerale; per gli archi vengono riportate le correnti di alimentazione e per le lampade la intensità in candele Carcel.

La situazione cambiò durante l’anno 1893, tanto che al 30 ottobre 1893, dieci mesi dopo, la situazione era diventata la seguente: i lampioni a gas accesi tutta la notte erano 2995, quelli spenti a mezzanotte 1179, quelli a gas e lucentina 81, ad archi da 9,6 A 155, ad archi da 6,8 A 115 e le lampade da 50 cd 30, esistevano inoltre nei sobborghi 431 fanali con olio minerale.

La città nella quale Galileo Ferraris si trovò ad operare come Assessore, era pertanto illuminata con cinque metodi diversi, in ordine di anzianità: olio, gas, archi, lampade elettriche, gas con lucentina. Un sesto metodo si diffuse mentre Ferraris era assessore, la reticella Auer inventata da Auer von Welsbach, che forniva una luce bianca e intensa; il gas veniva usato unicamente per portare all’incandescenza una reticella di cotone, impregnata di ossidi di torio e di cerio.

GALILEO FERRARIS, MEMBRO DEL CONSIGLIO COMUNALE E DELLA GIUNTA DI TORINO

Galileo Ferraris entrò in Consiglio il 16 maggio 1887 e nella Giunta il 19 ottobre 1888. Si dimise dalla Giunta il 15 giugno 1895, ma fu rieletto come consigliere sia nel ’95, sia il 1 marzo 1896, quando il Consiglio fu rinnovato in toto. Rimase consigliere sino alla morte. Assidua fu la sua presenza e soprattutto gli interventi in Giunta e in Consiglio, in particolare quando venivano trattati argomenti che riguardavano l'illuminazione pubblica. Tra il 1888 e il 1895 di 92 sedute di Giunta Ferraris partecipò a 57 trattando personalmente 75 volte temi relativi all'illuminazione (su 154 volte in cui si parlò di illuminazione). Per quel che riguarda il Consiglio comunale negli stessi anni Ferrari fu presente alle sedute 18 volte su 22 trattando 17 volte argomenti di illuminazione (su 34).

I 90 interventi complessivi di Ferraris su temi di illuminazione pubblica possono essere divisi in due gruppi: l'ordinaria amministrazione, svolta in Giunta e gli affari importanti - contratti, convenzioni, regolamenti, indagini conoscitive - svolti in Consiglio e in Giunta.

Vengono portati, ad esempio degli affari di ordinaria amministrazione trattati in Giunta cinque casi

1) Uso di “lucentina” solare - 16 gennaio 1889

“L’Assessore Ferraris riferisce: l’illuminazione intensiva mediante la carburazione del gaz ordinario nell’impiego della lucentina solare avendo finora fatto buona prova si propone di mantenere l’applicazione nelle località ove già si trova e di estenderla inoltre per l’anno in corso alle Piazze San Martino e Solferino ed alla via Venti Settembre a misura che in essa si toglieranno gli steccati per le nuove costruzioni. La spesa occorrente è presunta in L. 12000 circa; e si può prelevare sui residui dell’art. 41 del bilancio 1888. La Giunta approva”.

2) Estensione dell'illuminazione ovunque esistessero scuole serali - 8 maggio 1889

“L’Assessore Ferraris riferisce: la Giunta in seduta 15 novembre 1876 stabiliva in massima di estendere il servizio dell’illuminazione ad olio minerale nei punti principali delle borgate in cui la popolazione agglomerata con dimora stabile raggiungesse il numero di 5000 abitanti. Tale disposizione non risponde più alle esigenze attuali sia per l’incremento della popolazione che per gli accresciuti rapporti fra gli abitanti entro e fuori la cinta daziaria. Perciò si propone alla Giunta di approvare la seguente modificazione che soddisfa meglio ai bisogni del servizio d’illuminazione nelle Borgate senza essere di soverchio onere per il Municipio. Sarà concesso il benefizio della illuminazione a tutte quelle Borgate od anche solo raggruppamenti di case in cui siavi almeno una scuola serale ed i cui rapporti di traffico coll’interno della Città siano tali da giustificare l’estensione del predetto servizio. Nel caso di Borgate od aggruppamenti di case in cui, pur esistendo una scuola serale, il movimento di interessi colla città non fossa tale da consigliare l’estensione dell’illuminazione pubblica, si potrà tuttavia estendere l’illuminazione limitatamente però alla durata delle scuole serali. La Giunta approva”.

3) Piazza San Carlo - Aumenti dell’illuminazione elettrica - 24 luglio 1889

L’Assessore Ferraris riferisce: l’illuminazione elettrica della piazza S. Carlo con 8 lampade ad arco delle quali quattro sole nella parte centrale di essa, essendo le altre quattro disposte all’imboccatura delle vie Santa Teresa, Maria Vittoria, Ospedale ed Alfieri, quantunque possa ritenersi sufficiente, non è però certo in armonia colla località così centrale e frequentata. E’ quindi indispensabile provvedere ad un aumento d’illuminazione o coll’aggiunta di due archi di metà notte, collocandoli uno per parte sulla linea degli attuali quattro candelabri nella parte centrale della piazza, oppure coll’aggiunta di quattro archi, collocandone due sopra ciascuno di detti candelabri, modificando naturalmente le attuali lire di sospensione . ... Autorizzando i detti esperimenti per la migliore illuminazione della piazza San Carlo (ed eventualmente del ponte Vittorio Emanuele I) approva il proposto aumento di lampade, mandando prelevare la spesa occorrente per quest’anno sullo apposito fondo del bilancio in corso e stanziare nei relativi bilanci la maggiore spesa per gli anni successivi”.

4) Illuminazione straordinaria nella notte di Natale - 17 dicembre 1892

“L’Assessore Ferraris propone che, secondo il praticato negli scorsi anni, si lascino accesi per tutta la notte del Natale i fanali a gaz che ordinariamente si spengono alla mezzanotte, compresi quelli muniti di apparecchi a lucentina solare. La spesa complessiva, che si calcola in L. 300, può prelevarsi sul fondo stanziato per l’illuminazione pubblica del corrente anno. La Giunta approva”.

5) Personale addetto alla sorveglianza della pubblica illuminazione - 16 dicembre 1891

“L’Assessore Ferraris propone che, secondo la consuetudine degli anni scorsi ed allo scopo di incoraggiare il personale addetto alla sorveglianza dell’illuminazione pubblica, siano al medesimo accordati i seguenti compensi: A Vassallo Angelo, applicato L. 120, a Vergnano Luigi, 1° sorvegliante L. 90, a Fessia Antonio, 2° sorvegliante L. 80, a Bello Filippo, illuminatore civico L. 60. La somma totale di L. 350 si può prelevare per L. 190 sulle contravvenzioni accertate dalla Società d’illuminazione e da essi effettivamente pagate mediante ritenute sui conti mensili e per le rimanenti L. 160 sulle economie che si verificheranno all’art. 34 del bilancio 1891. La Giunta approva”.

Si è a proposito indugiato su queste attività, che potremmo definire minori, ma che dovettero ripartirsi, con quelle indubbiamente maggiori, il tempo che l’Assessore Ferraris, intento in quegli anni a costruire la sua Scuola presso il Regio Museo industriale.

Per quel che riguarda gli affari di rilievo, trattati in Giunta e in Consiglio, nel settore dell'illuminazione pubblica il periodo che l'Amministrazione civica di Torino, e per lei Galileo Ferraris, dovette affrontare, è denso di novità, sia per le continue innovazioni tecnologiche sia per il continuo cambiare di strutture. Infatti al dover gestire sei sistemi diversi, si devono aggiungere: le difficoltà insite in tecnologie nuove (i metodi sperimentati furono in realtà otto, perché due, i trasformatori in serie di Gaulard e la illuminazione con carburo, non passarono la fase sperimentale) e il cambiamento continuo delle controparti “industriali”.

Leggendo infatti i verbali sia di Giunta sia di Consiglio si deduce che nel settore dell'illuminazione, alle due società avviate nel 1851 (la Società Anonima Piemontese dei Fratelli Albani, con officina in Borgo Dora e la Società dei Consumatori del gaz - luce, con stabilimento in Vanchiglia) si affiancarono e ne raccolsero l’eredità numerose altre iniziative. Incidentalmente la Anonima Società dei Consumatori aveva come azionista il Municipio stesso. Tra le ditte che si succedettero (Giunta 3 ottobre 1890) ci furono i Fratelli Maleschott, la Società Italiana del gaz, la Società Italiana per la illuminazione elettrica, Ingegnere Enrico e compagnia, la Ditta Bellemi Fratelli ingegneri, la Società Generale per l’Illuminazione, e altre Ditte specializzate in lampioni ad olio minerale e F. Davis e Comp, che aveva la privativa dei sistemi con lucentina solare.

Questo alternarsi di Ditte, talvolta in concorrenza, talvolta in associazione, trascinò con sé un contenzioso che fu a fatica dipanato dal Ferraris, da Giunta e da Consiglio (Giunta Municipale, 17 novembre 1893).

In altri casi, la controversia tra il Municipio e la Società Italiana per il Gaz e la Società Anonima dei Consumatori di gaz luce (cioè in questo caso il Municipio contro sé stesso) verteva sul costo al metro cubo per il gas illuminante (GM, 24 aprile 1890), 30 ottobre 1890, 6 dicembre 1890 (GM, 4 giugno 1891 - GM, 17 novembre 1893) altre controversie economiche (GM, 8 aprile 1891, 13 maggio 1891).

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