Veronesi: "La strada per sconfiggere il cancro e' ancora lunga"

 

 

Compie vent’anni l’Istituto Europeo di Oncologia diretto dal Prof. Veronesi e nonostante anni di ricerche resta ancora molto da fare per poter pensare di debellare il cancro.
Così si è pronunciato per l’appunto il celebre oncologo milanese, riconoscendo gli obiettivi raggiunti nella lotta a questa terribile malattia e a quali siano le prossime tappe nella ricerca oncologica.

Umberto Veronesi: 'La strada per sconfiggere il cancro è ancora lunga'

È lo stesso Veronesi ad illustrare sfide e obiettivi raggiunti dal suo Istituto: "Un risultato molto significativo che abbiamo ottenuto è il controllo della malattia a livello locale: quando il tumore è iniziale, confinato all’organo colpito e non diffuso ad altre parti dell’organismo, abbiamo imparato a guarirlo con metodiche poco invasive, che permettono una buona qualità di vita durante e dopo la terapia.
Per il tumore del seno tre innovazioni hanno sostanzialmente cambiato la cura, portando la guaribilità vicino al 90%: il linfonodo sentinella, la chirurgia radioguidata ("Roll") e la radioterapia intraoperatoria.
Oggi, se una donna scopre un tumore mammario di piccole dimensioni, può effettuare tutti i trattamenti necessari in sala operatoria e, se lo desidera, anche in day hospital, tornando a casa alla sera.
Anche il tumore del polmone, che oggi ha ancora una mortalità altissima perché non viene diagnosticato per tempo, se è scoperto in fase precoce può essere trattato in toracoscopia (vale a dire attraverso piccoli fori nella cute) oppure con il robot (sempre senza tagli chirurgici), ottenendo una guarigione nel 85% dei casi, senza bisogno di altre terapie.
Per il carcinoma prostatico ci sono due ottime alternative, a seconda dei casi : la radioterapia, che è giunta a livelli di precisione tali da poter effettuare un trattamento completo in sole 5 sedute, e la chirurgia robotica che, a parità di efficacia con quella tradizionale e con un ricovero di 48 ore, riduce quasi a zero i temuti effetti collaterali di incontinenza e impotenza. La guaribilità è del 80%.
Per il tumore del colon, che risulta il più diffuso in Italia, abbiamo a disposizione addirittura una tecnica diagnostica che è anche terapia, perché la colonscopia è in grado di individuare e rimuovere le lesioni iniziali destinate a svilupparsi in tumore".

Continua Veronesi: "Questo ci introduce al secondo grande obiettivo conseguito che è l’efficacia dell’"imaging" diagnostico. La tecnologia in questo campo ha avuto uno sviluppo senza precedenti, tanto che stiamo studiando in Istituto la Risonanza Magnetica Total Body che, senza raggi e senza liquidi di contrasto, in 30 minuti effettua un viaggio virtuale in tutto il corpo per rivelarci situazioni anomale: infiammazioni, lesioni vascolari, tumori iniziali.
Va detto che tutti questi progressi hanno un presupposto imprescindibile: la partecipazione in massa della popolazione.
Che ce ne facciamo di macchine superpotenti che trovano il cancro ancora prima che si manifesti e cure di alta precisione per microlesioni impalpabili, se la gente non si fa controllare?
Ecco quindi il primo obiettivo mancato. Abbiamo fatto molto per diffondere la diagnosi precoce, ma non abbastanza.
Ci sono casi, come quello del tumore del polmone, che devono diventare prioritari non solo per i centri oncologici, ma per le politiche sanitarie.
Ogni giorno muoiono in Italia 100 persone per tumore del polmone e sappiamo che il 90% di questi tumori è dovuto al fumo di sigaretta. Eppure non facciamo campagne antifumo che incidano sul comportamento.
Sappiamo anche che la maggior parte dei tumori polmonari potrebbe essere guarita grazie alla diagnosi precoce - con Tac a basse dosi - ma non riusciamo a convincere i fumatori a sottoporsi all’esame.
La ricerca scientifica senza l’alleanza con la società è quasi impotente".

Conclude poi il celebre scienziato: "Il secondo obiettivo mancato riguarda proprio la ricerca molecolare - non solo allo Ieo, ma in tutto il mondo - che ancora non ha trovato rimedi adeguati per il cancro quando inizia la diffusione - la metastasi - e va curato non solo localmente, ma in modo sistemico, con i farmaci.
I farmaci molecolari, che sono stati la grande promessa del 2000 a seguito della decodifica del Dna, e che dovevano finalmente assicurare massima efficacia e minima tossicità, in alternativa a una chemioterapia che ancora spaventa a volte come il tumore stesso, tardano ad entrare nella pratica clinica.
Oggi sono poco più di 20 i farmaci intelligenti in uso, anche se sono un centinaio quelli in studio.
Per la società questa è una sconfitta, ma per la scienza è una battuta d’arresto.
Rimaniamo convinti che il principio dei nuovi farmaci - trovare molecole che intervengano solo sulle mutazioni di un tumore - è la strada maestra da seguire per i prossimi 20 anni".