La medicina alternativa in ospedale?

 

 

Sembrano arrivare buone notizie per i cultori della medicina alternativa, ovvero quella medicina non tradizionale ma secondo alcuni molto efficace. Agopuntura, omeopatia, fitoterapia, Shiatsu e tante altre discipline stanno iniziando ad essere riconosciute dalla sanità pubblica, come rivela un articolo di Repubblica.

La medicina alternativa in ospedale?

La notizia non può che far tornare alla mente i recenti avvenimenti della vicenda Stamina di Davide Vannoni, finita tra i faldoni delle aule di tribunale dopo essere stata aspramente criticata dalla comunità scientifica e dal Ministero della Salute.
Tornando ancora più indietro nel tempo potremmo citare anche il metodo di Bella, che per un certo periodo fu riconosciuto e venne sperimentato negli ospedali pubblici, con scarsi risultati.

Esiste quindi una netta differenza tra queste cure che alla fine si mostrano per quello che sono e altri metodi che vedono la loro origine nei secoli passati e per molti sono una valida terapia, anche se con tanti ma.
Ad esempio è stato dimostrato tramite test clinici che l’omeopatia non funziona, se non come placebo.

I risultati scientifici in merito ne confermano gli scarsi effetti sull’organismo se non per l’appunto al pari dei placebo.
Essa si basa sui dettami di un medico tedesco vissuto più di duecento anni fa, Samuel Hahnemann, secondo il quale un principio terapeutico va diluito quasi all’infinito perché sia efficace.
Poco importa se dopo le diluizioni ne resti poco o nulla (per nulla intendiamo proprio nulla: calcoli alla mano, si dimostra facilmente che in un litro d’acqua rimane meno di una molecola di principio attivo): la giustificazione è che l’acqua, in qualche modo, abbia "memoria" delle sostanze in essa diluite.
Ovviamente basterebbe quest’ultima affermazione per considerare poco scientifica l’intera omeopatia.

Per quanto riguarda l’agopuntura, il discorso è leggermente più delicato. Perché, in effetti, qualche risultato scientifico credibile esiste.
Nonostante questi risultati le conclusioni spingono sul non ritenere tale disciplina una vera e propria cura e anche nei casi migliori, per esempio per la cura dell’emicrania, l’agopuntura è stata considerata "promettente, ma insufficiente".
I miglioramenti avvertiti dai pazienti, insomma, specialmente come palliativo per dolori vari, nausea e mal di testa sarebbero da attribuirsi alla natura altamente placebogenica della pratica.

Chiudiamo con la fitoterapia, ovvero di una pratica medica che usa piante medicinali per la prevenzione e la cura delle malattie, relativamente alle proprietà farmacologiche dei costituenti chimici presenti nella pianta, o meglio nel preparato utilizzato.
Tra quelle che abbiamo analizzato essa sembra basarsi su basi più scientifiche, ovvero sulle proprietà benefiche degli estratti vegetali. Infatti sono parecchi gli estratti fitoterapici per i quali esistono evidenze scientifiche, come descritto dettagliatamente in un lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità: in particolare, possono essere usati per il trattamento di sindrome premestruale, disfunzione erettile, astenia, emicrania e per l’insonnia.
Naturalmente, i fitoterapici vanno considerati farmaci a tutti gli effetti, con tanto di possibili disturbi collaterali e controindicazioni, talvolta anche gravi, tra cui cancerogenicità, nefrotossicità e neurotossicità, a seconda della pianta e dell’estratto.
Per questo, l’Agenzia Italiana del Farmaco si incarica di verificare ufficialmente qualità, efficacia e sicurezza dei medicinali fitoterapici prima di metterli in commercio.

Diverso è il discorso per i prodotti di erboristeria, che, sempre secondo l’Aifa, "non hanno l’autorizzazione all’immissione in commercio [come farmaci] e non possono essere definiti medicinali anche se talora hanno una qualche attività farmacologica" e dunque vanno assunti in modo estremamente prudente.