Cattaneo: "Con Stamina abbiamo corso un rischio enorme"

 

"Voltare pagina. Sì, voltare pagina ma senza dimenticare, imparando da quel che è accaduto dal punto di vista scientifico, medico, politico, giudiziario e mediatico. Il testo dell’Avviso di conclusione delle indagini preliminari a firma del procuratore aggiunto della Procura di Torino Dott. Raffaele Guariniello a carico, in varia misura, di protagonisti e comprimari del famoso caso Stamina, parla da solo.

Cattaneo: 'Con Stamina abbiamo corso un rischio enorme'

La vicenda giudiziaria farà il suo corso e alla magistratura giudicante spetterà di accertare la rilevanza penale delle condotte degli indagati. Se l’atto della Procura di Torino era nell’aria da tempo, c’è da dire che alcuni tratti della storia, se confermati in giudizio, restituiscono un quadro ancora più desolante di una vicenda che sul piano medico-scientifico ho già avuto modo di definire, nell’ambito delle audizioni relative all’indagine conoscitiva in corso al Senato, come il più ciclopico deragliamento della medicina italiana degli ultimi decenni". 

Così si è espressa la senatrice a vita Elena Cattaneo nel suo recente editoriale su La Stampa, all'indomani della notizia di chiusura delle indagini da parte della procura di Torino sul caso Stamina, che vede nel registro degli indagati ben venti persone, tra cui l’ormai noto Davide Vannoni, la sua spalla Marino Andolina, biologi e medici degli ospedali civili di Brescia e un membro dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). La senatrice mette in luce come l'Italia, con la vicenda Stamina, abbia corso un "rischio enorme", in quanto è stata "a un passo dall'essere l'unico paese a democrazia avanzata in cui, assimilando l'uso delle cellule staminali a trapianti e non a farmaci, si sarebbero potute realizzare pratiche cliniche a base di staminali non sperimentate e dall'indimostrato effetto terapeutico, per di più con fatturazione a carico di un sistema sanitario nazionale universalistico. Sarebbe stata una tragedia economica senza precedenti".

La reazione di Vannoni è comunque arrivata in poche ore: il professore ha rilasciato un’intervista a La Stampa in cui ha rivendicato il diritto al Nobel per la medicina per le sue scoperte in campo terapeutico che potrebbe salvare la vita ad un milione e mezzo di persone in Italia e a chissà quanti in Europa, testuali parole. Vannoni si è poi preso la responsabilità di dimostrare in tribunale la validità delle sue ricerche e ha trovato il tempo di candidarsi alle prossime elezioni europee. È stato poi lo stesso Vannoni ad ammettere sulle pagine del quotidiano che è indagato anche a San Marino (dove praticava le infusioni di staminali) con le accuse di truffa e somministrazione di farmaci nocivi.