Carne in provetta: nuova frontiera per l’alimentazione?

 

 

Le potenzialità delle cellule staminali sembrano infinite e nonostante le recenti polemiche per il caso Stamina finito nelle aule di tribunale la ricerca sulle staminali sembra non fermarsi mai.

Carne in provetta: nuova frontiera per l’alimentazione?

Le ultime scoperte infatti sconfinano dal campo medico e riguardano l’alimentazione, tema ricorrente e sempre più attuale viste le stime di crescita della popolazione mondiale si traducono in un maggior numero di bocche da sfamare.

In un articolo pubblicato su Trends in Biotechnology due ricercatori della Wageningen University in Olanda discutono delle potenzialità, sia positive sia negative, della carne prodotta in laboratorio o, come si suol dire, in provetta.
I vantaggi di questo tipo di produzione a partire dalle cellule staminali di animali da allevamento rappresenterebbe sicuramente un freno alla costante crescita del prezzo per l’aumento della domanda e significherebbe un abbattimento nei costi degli allevamenti stessi, senza contare la diminuzione della produzione di gas serra specialmente da parte dei bovini e del cibo che a sua volta serve ad alimentarli.

"La richiesta di carne nel mondo è insostenibile sia dal punto di vista del consumo energetico sia dell’inquinamento ambientale oltre che per la sofferenza che causa agli animali da macello, e continuerà a crescere con l’aumento della popolazione" - spiega uno dei ricercatori.
"Nonostante l’aumento di terreni destinati all’allevamento, non sarà possibile far fronte alla continua domanda".
È per questo motivo che la carne prodotta in provetta potrebbe rappresentare una buona soluzione, che va ad aggiungersi a proposte come l’uso maggiore di prodotti vegetariani e il consumo di altre fonti di proteine, come gli insetti.

Ma sarà realmente possibile gustarsi un hamburger prodotto in provetta e che gusto avrà? Sulla seconda domanda i ricercatori assicurano che il gusto è garantito mentre sulla praticabilità della scoperta già altri studi hanno dimostrato che tutto ciò è biologicamente realizzabile.
Quello che gli autori propongono, però, è un progetto su larga scala a costi sostenibili.
Nel loro studio, infatti, descrivono le caratteristiche tecniche ed economiche che un impianto di produzione di carne sintetica dovrebbe avere per essere funzionale e competitivo su scala industriale.

Ovviamente andrebbe ripensato tutto il sistema produttivo, concentrandosi sulla creazione di una banca di cellule staminali con determinate caratteristiche, tra le quali la capacità di crescere velocemente e di essere geneticamente stabili.
La sfida per adesso è quella di abbattere i costi per dare origine ad un prodotto simile alla carne "naturale" a parti dalle staminali, processo che richiede l’uso di enzimi come la transglutaminasi che permette a queste cellule di aggregarsi andando a formare ciò che potremmo definire un hamburger sintetico.

Dal punto di vista della resa e dei costi, i ricercatori olandesi hanno calcolato che se si assume che ogni persona mangia circa 25-30 grammi di carne al giorno e si stima una popolazione di circa 10 miliardi di persone entro il 2050, sarebbe necessario produrre ben 1011kg (ossia 1000 miliardi di chili) di carne in provetta e questo nei reattori oggi disponibili richiederebbe circa un mese.

Un problema potrebbe però essere la cattiva considerazione della carne sintetica da parte dell’opinione pubblica anche se nel giro di dieci anni potremmo davvero affidarci a questa soluzione per combattere la richiesta sempre maggiore.
"Tuttavia, un processo di questo tipo – conclude uno dei ricercatori dello studio – potrebbe diventare davvero competitivo solo quando il prezzo della carne di origine animale aumenterà in maniera considerevole".