Buone notizie per i malati di Alzheimer: da una ricerca pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine e condotta dai ricercatori della Washington University School of Medicine arrivano novità sulla cura di questa terribile malattia.
I ricercatori hanno associato le proprietà del citalopram, una molecola comunemente usata come antidepressivo, al rallentamento nella progressione del morbo di Alzheimer poiché la molecola sembra essere in grado di ridurre i livelli di betamiloidi, i principali costituenti delle placche che si accumulano nel cervello dei pazienti con Alzheimer e che sono le principali responsabili di problemi di memoria e disturbi cognitivi associati alla sindrome.
Una ricerca precedente aveva già mostrato che la serotonina contenuta nel citalopram riduce i livelli di betamiloidi nel cervello. Dato che la maggior parte degli antidepressivi favorisce il rilascio e la circolazione di serotonina, agli scienziati è venuto piuttosto naturale cercare una correlazione tra assunzione di antidepressivi e livelli di betamiloidi.
I ricercatori hanno quindi condotto i propri esperimenti su topi da laboratorio somministrando agli animali affetti da placche cerebrali citalopram; l’assunzione dell’antidepressivo ha fermato la crescita delle placche esistenti e ne ha ridotto la formazione di nuove del 78 %. In un secondo esperimento, gli scienziati hanno somministrato una singola dose della molecola a 23 persone sane tra i 18 e i 50 anni. I campioni di liquido spinale prelevati ai partecipanti nelle 24 ore successive hanno mostrato una riduzione del 38% nella produzione di betamiloidi.
I risultati sono molto incoraggianti, secondo i ricercatori, ma la strada da percorrere è ancora lunga: "Il fatto che gli antidepressivi riducano la produzione di betamiloidi è molto interessante", spiega il neurologo John Cirrito, a capo del team di ricercatori. "Ma hanno comunque effetti collaterali e rischi. Finché non riusciamo a provare definitivamente che questi farmaci aiutano a rallentare o fermare l’Alzheimer negli esseri umani, il gioco non vale la candela. Bisogna attendere altri studi che lo confermino".