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Settimana europea 2008 per l’energia sostenibile.

Per la seconda volta l’Europa si è confrontata sui temi dell’energia sostenibile e su come rinforzare il partenariato per affrontare sfide comuni e oramai improcrastinabili.

La Commissione Europea ha organizzato a Bruxelles, tra il 28 gennaio e il 1 febbraio 2008, una settimana di conferenze, dibatti ed esposizioni per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla necessità di considerare la sostenibilità energetica come una delle priorità chiave delle azioni di tutti i cittadini.

Sustainable Energy Europe - logo La Settimana europea per l’energia sostenibile (EUSEW) si è trasformata nel momento centrale della campagna d’informazione sull’energia sostenibile in Europa e ha raccolto i contributi di numerose organizzazioni: 100 sono gli enti che si sono impegnati ad organizzare 70 eventi in otto paesi (Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lituania, Spagna e Montenegro).

L’evento di Bruxelles ha avuto il vantaggio di presentare in un’unica sede le molteplici sfaccettature del problema e di fornire un’interpretazione europea delle soluzioni possibili. L’attuale presidenza di turno dell’Unione Europea, sotto responsabilità della Slovenia fino a luglio 2008, ha fatto dell’energia una delle priorità strategiche del semestre e ha trasmesso, in occasione della conferenza di apertura dell’EUSEW, messaggi chiari.

Andrei Vizjak, Ministro dell’economia sloveno, ha difatti precisato che nel semestre di presidenza sarà fondamentale raggiungere un consenso sul pacchetto legislativo energia e arrivare al Consiglio di primavera con un accordo di massima tra i 27 stati membri. Sarà inoltre indispensabile lavorare di più sul fronte del mercato interno dell’energia e promuovere le nuove tecnologie per l’energia. Grandi sono ancora le disparità degli investimenti in ricerca e sviluppo tra i 27 paesi e la Slovenia ribadisce la necessità di puntare maggiormente sulla ricerca per arrivare a risultati concreti in materia di sostenibilità energetica. Dal punto di vista economico poi le analisi dimostrano che la non azione di oggi inciderà sui costi di domani: investimenti che risultano essere onerosi oggi eviteranno in effetti all’Europa di pagare ingenti costi domani, sia per assicurare l’accessibilità alle risorse e quindi il rifornimento energetico sia per rimediare a devastanti impatti ambientali.

Analisi condotte dall’Agenzia Internazionale per l’Energia mettono in luce che, considerando alcuni scenari economici possibili attivati per contrastare il cambiamento climatico, le azioni più convenienti e che garantiscono un ritorno più elevato sono quelle finalizzate a indurre il risparmio (da qui al 2020 il risparmio energetico inciderebbe per ben il 47% sull’abbattimento dei costi dovuto all’ottimizzazione dell’impiego delle fonti energetiche – fonte AIE).

Per la Commissione Europea hanno partecipato all’apertura dei lavori i Commissari delle direzioni generali più direttamente coinvolti sul fronte delle politiche e delle azioni: Andris Piebalgs, Commissario europeo per l’energia, Stavros Dimas, Commissario europeo per l’ambiente, Janez Potocnik, Commissario europeo per la ricerca. Seppur da angolature differenti, i tre commissari hanno focalizzato l’attenzione su alcuni fenomeni macroscopici che stanno già producendo effetti di portata globale: la crescita esponenziale della domanda di energia, in parte imputabile allo sviluppo delle economie emergenti, prime tra tutte Cina e India; l’accesso alle fonti energetiche “tradizionali” e la dipendenza dell’Europa, da cui la necessità di sviluppare le fonti energetiche rinnovabili; e gli effetti delle attività di produzione e consumo energetico sul cambiamento climatico e la necessità di ridurre l’emissione dei gas ad effetto serra.

Le direttive approvate e le proposte legislative, attualmente in discussione in seno al Parlamento Europeo e al Consiglio, non sono che ulteriori strumenti messi in campo per velocizzare la capacità di reazione dell’Europa. Spetta ora agli Stati membri passare all’azione e far sì che gli obiettivi definiti nell’agenda politica comunitaria si trasformino in risultati concreti.

EUSEW - standDai messaggi politici alla normativa europea

In merito al tema scottante dell’energia e della necessità di modificare le abitudini dei consumatori, cittadini ma soprattutto imprese, e di coordinare gli sforzi a livello internazionale per puntare sulle fonti energetiche alternative si è espresso anche il Parlamento Europeo, da tempo motore degli sforzi per incidere sul sistema legislativo in materia energetica in Europa. Angelika Niebler, ha spiegato come la regolamentazione del settore energetico possa incidere negativamente, se non considerata con estrema attenzione, sulla competitività del settore industriale europeo. Difatti, disposizioni normative adottate perdendo di vista il contesto economico e produttivo globale possono penalizzare le industrie ad elevata intensità d’innovazione, che preferirebbero delocalizzare in regioni del mondo più favorevoli. Tale fenomeno non solo inciderebbe negativamente sulla competitività europea ma, alla fine, non risolverebbe il problema mondiale del depauperamento delle risorse energetiche e del cambiamento climatico.

Il pacchetto legislativo per l’energia ha preso le mosse nel 2001 con la direttiva per l’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili ed è approdato nel 2006 alla direttiva dedicata ai servizi nel settore energetico. Attualmente sono sette le direttive europee che regolamentano il settore energetico, senza contare le direttive sul “labelling”, che dal 1998 normano il consumo energetico di elettrodomestici ed altre apparecchiature di uso corrente.

traffico urbanoLe città: primi attori nella battaglia per la sostenibilità energetica

La grande maggioranza dei cittadini europei vive nelle zone urbane e le città sono anche centri nevralgici per lo sviluppo economico della società: una mobilità urbana sostenibile, che permetta alla gente di muoversi liberamente, al sicuro e nel rispetto dell’ambiente è dunque importante sia per la qualità della vita sia per l’economia.

Le città europee affrontano problemi come la congestione del traffico, le emissioni di gas a effetto serra, l’inquinamento gassoso e acustico, problemi di salute e mancanza di sicurezza. I temi sono d’interesse europeo e la Commissione Europea, nel suo piano strategico sull’ambiente urbano del 2006, aveva dichiarato di voler dare vita ai trasporti urbani sostenibili. L’uscita del “Libro verde” sul trasporto urbano (25 settembre 2007), che prevede l’applicazione di nuovi modelli di comportamento, nuove tecnologie e carburanti e nuove infrastrutture, ha confermato la centralità della dimensione urbana nelle politiche europee. Il Libro verde promuove alcune iniziative volte a migliorare la sostenibilità nelle città, ma l’Unione Europea non può fare molto perché le soluzioni devono essere trovate a livello locale secondo le diverse esigenze e tenendo conto delle migliori pratiche, puntando cosi all’armonizzazione.

I rischi principali per l’ambiente città sono legati alla combustione dei carburanti dei veicoli, derivati del petrolio, il quale genera CO2 ed altre emissioni che inquinano l’aria e favoriscono il disequilibrio climatico. Per evitare danni all’eco-sistema il Consiglio Europeo si è prefissato l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra europee del 20% al 2020. Il sistema legislativo dovrebbe garantire una misura di 130 g di CO2/km investendo nella tecnologia dei motori e un’ulteriore riduzione di 10 g di CO2/km attraverso l’utilizzo di carburante biologico. La qualità dell’aria è danneggiata dalla presenza di molecole di ossido di azoto, dannose per la salute. È ormai necessaria un’evoluzione dei mezzi di trasporto, perciò sono stati stanziati dall’Unione Europea oltre 4000 milioni di euro nel settore della ricerca con priorità ai trasporti per ottenere nuove tecnologie atte a migliorare, tra l’altro, anche la mobilità. A tal fine i motori “ibridi”, che utilizzano diverse fonti di energia, sembrano poter giocare la parte del leone in numerosi progetti di ricerca in Europa.

Sustainable Energy Europe - logo Tra i carburanti alternativi si possono noverare il gas naturale, l’eco-diesel, l’energia ottenuta da pannelli solari, l’elettricità e l’idrogeno. Quest’ultimo in particolare è considerato come la fonte primaria di energia per le generazioni future, poiché ha il vantaggio di avere il più basso tasso di dispersione energetica ed allo stesso tempo il più alto potenziale di rendimento. E’ cosi stato finanziato HyLights, progetto europeo nato con lo scopo di accelerare la commercializzazione dell’idrogeno nel campo dei trasporti in Europa. HyLights mette insieme i contributi di quattro Istituti europei di ricerca e 17 partner che rappresentano l’industria automobilistica, il settore petrolifero e l’industria tecnica del gas.

Per quanto riguarda il fattore umano infine si pone l’accento sulla sensibilizzazione ad una guida più ecologica (Eco-Driving).

Per citare un caso concreto, la Fiat è candidata in Italia alla produzione di automobili ad idrogeno e ha già realizzato un prototipo con il modello “Panda” nella sede di Mantova. Nell’attesa di ottenere carburanti assolutamente ecologici sarà conveniente tenere presenti tre fattori che potranno migliorare la mobilità e diminuire il tasso di inquinamento: i veicoli dovranno essere dotati di una tecnologia adatta all’uso di carburanti alternativi, e/o omologati per lo sfruttamento di diverse fonti di energia; i conducenti dovranno essere sensibilizzati alla Eco-Driving; le infrastrutture dovranno essere adeguate alle esigenze del traffico per evitare le congestioni (e quindi l’inquinamento) e alle esigenze della sicurezza pubblica. L’obiettivo è quello di rendere le città e le aree metropolitane più scorrevoli, più ecologiche, più efficienti, più sicure e più accessibili per tutti.

Per consultare comunicati stampa e articoli relativi alla settimana europea dell’energia:

http://www.tvlink.org/eusew/presscorner/index.php?page=116&nggpage=2

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